Diritti

Fine vita: la Francia avrà un progetto di legge entro l’estate ‘23

Lo ha annunciato il presidente Emmanuel Macron dall’Eliseo di fronte ai membri della Convenzione cittadina, che si è detta a favore “dell’assistenza attiva alla morte”. Ma a certe condizioni
Credit: EPA/LUDOVIC MARIN / POOL MAXPPP OUT
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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4 aprile 2023 Aggiornato alle 08:00

«Entro la fine dell’estate 2023» arriverà un progetto di legge sul fine vita in Francia, parola del presidente francese Emmanuel Macron. Lo ha annunciato in un discorso tenuto all’Eliseo, dove sono stati ricevuti alcuni membri della Convenzione cittadina composta dai 184 francesi che negli ultimi 4 mesi hanno cercato di rispondere alla domanda: “L’eutanasia e il suicidio assistito dovrebbero essere autorizzati in Francia?”. La maggioranza si è detta favorevole.

Nel suo discorso nella mattinata di lunedì 3 aprile, Macron si è anche espresso a favore di un «piano decennale nazionale per l’assistenza al dolore e per le cure palliative». Oggi, riporta l’emittente francese Bfmtv.com, le unità di cure palliative sono considerate insufficienti con solo 3 posti letto in media ogni 100.000 abitanti, e sono distribuite in modo molto disomogeneo sul territorio. Ben 21 dipartimenti non hanno alcun servizio specializzato. Il piano per le cure palliative sarà accompagnato da una serie di investimenti, ha detto Macron.

Il Presidente francese ha chiesto all’Assemblea nazionale e al Senato di lavorare a un disegno di legge sul fine vita «sulla base di questo solido riferimento che è quello della Convenzione dei cittadini», che lui stesso aveva creato a settembre 2022. Il dibattito si era riaperto dopo la morte del regista Jean-Luc Godard, che si era recato in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito all’età di 91 anni, e in autunno il Governo, su particolare iniziativa di Macron, aveva chiesto che si tenesse un Convegno nazionale sul fine vita. All’inizio di marzo il Presidente francese aveva anche incontrato diverse personalità di spicco nel campo della religione, della medicina e della filosofia per discutere dell’argomento, ma da allora non si era ancora mai espresso ufficialmente riguardo la questione.

Come spiega il quotidiano francese Libération, il Capo dello Stato aveva già in mente di modificare la normativa vigente, dettata dalla legge Claeys-Léonetti del 2016, che consente una sedazione “prolungata e continua” dei pazienti prossimi alla morte, il cui caso è senza speranza e la cui sofferenza è intollerabile. Ma non autorizza l’“assistenza attiva al morire”, cioè il suicidio assistito o l’eutanasia. Nonostante l’assenza del Capo dello Stato e della prima ministra Elisabeth Borne al Convegno nazionale sul fine vita di domenica, è stato l’incontro di lunedì con alcuni dei membri della Convenzione dei cittadini a smuovere le cose.

Si tratta di un gruppo di 184 francesi, estratti a sorte e di ogni ceto sociale, che si sono incontrati regolarmente a partire dalla fine dell’anno scorso per rispondere alla domanda: “Il quadro di supporto di fine vita è adeguato alle diverse situazioni riscontrate o è necessario introdurre delle modifiche?”. Il gruppo ha concluso i dibattiti domenica 2 aprile, formulando una serie di raccomandazioni volte a migliorare il sostegno fino alla morte e decretando che “per la maggioranza dei cittadini della Convenzione deve essere aperto l’accesso all’assistenza attiva al morire”.

Il gruppo ha pubblicato un documento di oltre 150 pagine e 146 proposte, adottato quasi all’unanimità (92% favorevoli, 3% contrari, 5% astenuti), concludendo che l’odierno “quadro di sostegno” dovrebbe “evolvere” per via della “disparità di accesso al supporto al fine vita” e per “la mancanza di risposte soddisfacenti nel quadro attuale per alcune situazioni di fine vita”. Circa il 76% dei membri della Convenzione è favorevole all’accesso al suicidio assistito e all’eutanasia “a determinate condizioni e al termine di un percorso ben definito”. 3 cittadini su 4 ritengono questa misura “necessaria” per “ rispondere meglio” a determinate situazioni di fine vita, mentre il 23% ritiene che “sarebbe sufficiente la piena applicazione dell’attuale quadro normativo” e il via libera all’assistenza attiva al morire rischierebbe di dar vita a “derive” sociali , di cui le persone vulnerabili, dipendenti o con difficoltà di discernimento potrebbero essere le prime “vittime”.

Secondo il documento, spiega Francetvinfo.fr, i cittadini sono “piuttosto favorevoli” a una libera scelta tra l’eutanasia, che consiste nella somministrazione medica di un prodotto letale, e il suicidio assistito, che prevede vengano dati a una persona i mezzi per suicidarsi (40%). “In questo caso, la persona compie il proprio suicidio ingerendo un prodotto letale che gli è stato precedentemente consegnato”, secondo la definizione del Comité consultatif national d’éthique, un organo consultivo governativo francese che si esprime sulle questioni di bioetica. Il 28% preferirebbe che quest’ultimo fosse l’opzione principale e che l’eutanasia rimanesse “un’eccezione”, a esempio quando il richiedente non è in grado di uccidersi. Questa alternativa consentirebbe di “evitare un eccessivo coinvolgimento dei caregiver”, spiegano i cittadini, che temono il “rischio di destabilizzare il sistema sanitario” in caso di legalizzazione, “vista la forte riluttanza di alcuni professionisti della salute”.

Il rapporto, che non pretendeva di fornire una visione univoca, ha espresso anche la posizione dei contrari alla legalizzazione dell’eutanasia o del suicidio assistito. Ma la stragrande maggioranza si è detta favorevole. E qualcosa è cambiato.

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