Economia

KeepTheSun: la piattaforma digitale del fotovoltaico italiano di seconda mano

Il nuovo progetto targato Coesa è nato per consentire la compravendita di pannelli solari usati e ancora efficienti, con un maggiore risparmio economico che permette di allargare l’accesso alle rinnovabili a sempre più utenti
Credit: ThisIsEngineering  

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11 aprile 2024 Aggiornato alle 12:00

L’acquisto di prodotti second hand ha preso sempre più piede grazie ad applicazioni, siti e una crescente consapevolezza dei suoi vantaggi in termini di costo, sensibilmente più basso, e di impatto ambientale, in quanto si acquista qualcosa di già esistente e dunque senza rimettere in moto il processo produttivo. Questo vale sicuramente per i vestiti, per gli smartphone, per le auto, ma anche per beni di dimensioni decisamente più rilevante come i pannelli solari.

Affinché dei prodotti possano essere scambiati serve però un mercato.

Ecco dunque che l’azienda torinese di consulenza per impianti di produzione di energia Coesa, dopo una prima fase sperimentale, ha lanciato ufficialmente KeepTheSun, una piattaforma digitale sviluppata in collaborazione con Politecnico di Torino, Unicredit e Fondazione Cottino, per fare incontrare domanda e offerta e stimolare così la compravendita di moduli fotovoltaici usati.

La creazione di un mercato secondario italiano per questa tipologia di prodotti permette infatti di riciclare pannelli solari ancora in buone condizioni a prezzi più bassi, estendendo quindi a sempre più persone la possibilità di installare impianti per la produzione di energia pulita, senza ricorrere quindi ai moduli di nuova produzione provenienti dall’estero (specialmente la Cina).

I 13.000 pannelli attualmente presenti fra gli annunci del marketplace hanno mediamente 11 anni di età, con prezzi che diminuiscono all’aumentare dei moduli richiesti, e una capacità di produzione energetica in grado di mantenersi ancora all’80% entro i primi 20-25 anni dalla prima installazione.

Questi moduli quindi possono avere una seconda vita nelle mani di nuove imprese o persone che intendono ammodernare il proprio impianto con pannelli ancora efficienti e a minor prezzo, oltre che minori ostacoli burocratici.

Specialmente per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici off grid, che producono energia elettrica in maniera completamente autonoma e indipendente, senza la necessità di allacciarsi alla rete elettrica nazionale.

Un risparmio in termini di costi, ma anche di impatto ambientale.

Stando alle stime di Irena, agenzia internazionale per le energie rinnovabili, ben 78 milioni di tonnellate di pannelli esauriranno la loro vita entro 2050, portando a un incremento della produzione di oltre 2 miliardi di moduli e un valore di 15 miliardi di dollari. Tutto ciò si scontra con la scarsità delle materie prime necessarie a una simile esigenza produttiva di un settore che da solo rappresenta il 15% della domanda mondiale di argento.

C’è poi il nodo della carenza di sabbia silicea, materiale ampiamente utilizzato nella filiera tecnologica per la realizzazione degli schermi di dispositivi elettronici, lenti per fotocamere, fibre ottiche e semiconduttori. Componente essenziale, dunque, anche per la produzione pannelli solari e turbine eoliche, la cui importazione e utilizzo principale è nelle mani della Cina.

L’aumento della domanda registrato negli ultimi anni dovuta allo sviluppo delle energie rinnovabili rischia quindi di allungare di molto i già consistenti ritardi nelle esportazioni e incrementare i rischi di degradazione ambientale delle aree di estrazione, oltre che legarsi mani e piedi a Pechino e aumentare il suo controllo della filiera. Il quale, attualmente, è piuttosto avanzato dato che «solo nel 2023 in Europa abbiamo importato dalla Cina quantità per 101,5 gigawatt. Vuol dire circa 203 milioni di pannelli», commenta Matteo Stoppa, capo del settore innovazione e tecnologie di Coesa, secondo cui il riutilizzo di moduli ancora sani e rappresenterebbe un contributo rilevante anche per garantire il massimo recupero dei materiali.

Una sfida che ha a che fare con il complesso trattamento e smaltimento dei rifiuti che nei prossimi 30 anni riguarderà, sempre secondo Irena, ben 2,1 milioni di tonnellate di pannelli solari tradotti in un enorme ammasso di plastica, vetro, argento e silicio destinati all’incenerimento, con il doppio rischio di rilasciare sostanze inquinanti per terreni, falde acquifere e l’atmosfera, insieme allo spreco di risorse ancora utili per la produzione di energia pulita. Uno scenario di estrema inefficienza che questo nuovo progetto intende scongiurare anche fornendo assistenza per lo smaltimento controllato dei moduli, qualora il riciclo risulti impraticabile.

Rimettendo in circolo questi materiali, afferma Federico Sandrone, amministratore delegato e cofondatore di Coesa, «non solo trasformiamo un rifiuto in una ricchezza, ma tuteliamo i consumatori ed evitiamo di alimentare la filiera estera del fotovoltaico, che in questi anni, grazie a vantaggiosi incentivi fiscali, è cresciuta».

Come sottolineato anche dal report InFotovoltaico curato da Gestione Servizi Energetici (Gse) -società partecipata interamente dal Ministero dell’economia incaricata della promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica- che fra le sue statistiche rileva quasi 300.000 impianti entrati in esercizio nei soli primi nove mesi del 2023 (2,2 volte in più rispetto all’anno precedente). Per un totale di oltre 1milione e 508.000 impianti fotovoltaici registrati al 30 settembre, in crescita del 23% rispetto alla fine del 2023 e con una crescita incredibilmente forte rispetto ai dati del 2010, in cui se ne rilevavano appena 160 mila per poi superare il milione solamente a cavallo della pandemia, grazie soprattutto agli incentivi nati per l’efficientamento delle abitazioni come il superbonus 110%.

L’espansione del comparto fotovoltaico italiano si riflette anche in termini di capacità produttiva, dato che la potenza di picco del 2023, ossia la massima potenza elettrica che l’impianto può erogare in condizioni standard di irraggiamento solare e temperatura, ha superato i 28.000 Megawatt guadagnando un 14% in più rispetto all’anno precedente (che chiudeva con circa 25mila Mw), con il 46% di potenza installata legata al settore residenziale e quasi il 70% di impianti montati su tetti e coperture di imprese e palazzi. A livello regionale, sul podio spicca la Lombardia con più di 50.000 moduli installati tra gennaio e settembre 2023 con una potenza che passa da 272 a 648 Mw, per poi passare a Veneto (che cresce di 18.000 impianti, pari a 486 Mw) e Emilia Romagna (con 28.000 impianti, 361 Mw).

L’Italia, dunque, dimostra il suo crescente interesse verso la produzione di energia da fonti rinnovabile.

Anche se il mercato di riferimento - stando agli sviluppatori del progetto - è globale, estendendo il suo potenziale raggio d’azione a tutti quei paesi con incentivi pubblici pari a zero e dove la maggior parte delle esportazioni di moduli avviene illegalmente.

L’obiettivo è dunque quello di creare una rete che intrecci venditori e acquirenti da ogni parte del mondo, con particolare attenzione per i Paesi africani e quelli in via di sviluppo, che potrebbero trovare nei pannelli di seconda mano un’ottima risorsa per produrre energia pulita a costi moderati.

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