Ambiente

I dispositivi ricondizionati abbattono la CO2 (fino al 91%)

Il Sustainability Impact Measurement Refurbed GmbH, realizzato da Refurbed e Fraunhofer Austria Research GmbH, ha stimato anche un risparmio d’acqua del 97% e un calo dei rifiuti elettronici dell’80%
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12 maggio 2023 Aggiornato alle 07:00

La scelta dei dispositivi ricondizionati rispetto a quelli di nuova produzione abbatte la CO2 fino al 91%, limita gli sprechi d’acqua del 97% e riduce i rifiuti elettronici dell’80%. I dati emergono dallo studio Sustainability Impact Measurement Refurbed GmbH che Refurbed ha realizzato in collaborazione con l’istituto di ricerca Fraunhofer Austria Research GmbH per rilevare l’impronta dei processi di ricondizionamento a livello globale. Ecco alcuni esempi concreti relativi a determinati articoli tecnologici molto diffusi.

È la fase della produzione a racchiudere l’80% delle emissioni di anidride carbonica dell’intero ciclo di vita dei dispositivi di nuova produzione. Per un iPhone 11 di Apple si tratta di 56,9 chilogrammi di CO2, contro i soli 2,8 kg dello stesso modello rigenerato in maniera professionale.

Se per la realizzazione di un iPhone 11 si includono l’estrazione dei materiali, il trasporto e l’uso da parte delle persone, si delinea un impatto ambientale totale pari a 72 chilogrammi di CO2. Lo stesso smartphone ricondizionato si ferma a 15,7 kg: così le emissioni calano del 78%. Il risparmio di anidride carbonica va dal 69% per un Lenovo Thinkpad T460 i5 rigenerato all’83% per l’Apple MacBook Air 2017.

Per quanto riguarda l’acqua, la realizzazione di un iPhone prevede in media il consumo di 12.075 litri. La sua rigenerazione invece richiede solo 1.695 litri: il risparmio è dell’86%. Inoltre, se produrre un MacBook Air 2017 13.3 necessita di quasi 57.000 litri d’acqua, il suo ricondizionamento si ferma a 5.385 litri, con un risparmio idrico del 91%.

In questo contesto anche il ridimensionamento dei rifiuti elettronici assume un’importanza sempre maggiore, soprattutto se si pensa che l’Europa ne genera 10 milioni di tonnellate l’anno e soltanto il 40% di questi viene riciclato (Final report ProSUM).

«Per presentare questi risultati abbiamo preso in considerazione tutte le tipologie di impatto ambientale», spiega l’autore dello studio Paul Rudorf della Fraunhofer Austria Research GmbH in occasione della conferenza stampa tenuta a Vienna, «e abbiamo avuto modo di calcolare il reale impatto di un dispositivo sul Pianeta». Dal canto suo Peter Windischhofer, co-fondatore di Refurbed, si è detto convinto che la raccolta di dati e la comunicazione trasparente ai consumatori sugli effetti positivi del ricondizionamento contribuiranno notevolmente a rendere più sostenibile l’utilizzo di prodotti elettronici.

Fondato nella capitale austriaca nel 2017 e attivo in 9 Paesi europei tra cui l’Italia, Refurbed è l’e-commerce dedicato a 18.000 smartphone, portatili, tablet ed elettrodomestici ricondizionati, intesi come soluzioni più eco-sostenibili e convenienti rispetto al nuovo.

Un aspetto interessante del concetto di ricondizionamento è che può estendersi a diversi ambiti del vivere quotidiano. Recentemente è stato applicato anche al campo della moda: upcycling realizza un processo creativo che permettere di riutilizzare i capi in disuso. Tra gli obiettivi di questa operazione c’è l’abbattimento dell’inquinamento causato dall’industria del fashion, che arriva fino al 10% delle emissioni globali di CO2.

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