Diritti

Onu: il Consiglio per i diritti umani chiede lo stop alla vendita di armi a Israele

L’organismo delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione per ritenere Tel Aviv responsabile di possibili crimini di guerra. I voti a favore sono stati 28, i contrari 6 (tra cui Stati Uniti e Germania); in 13, tra cui la Francia, si sono astenuti
Un uomo cammina in mezzo alle macerie nei pressi dell'ospedale al-Shifa, a seguito di un'operazione militare di due settimane da parte dell'esercito israeliano a Gaza.
Un uomo cammina in mezzo alle macerie nei pressi dell'ospedale al-Shifa, a seguito di un'operazione militare di due settimane da parte dell'esercito israeliano a Gaza. Credit: Omar Ishaq/dpa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
5 aprile 2024 Aggiornato alle 14:00

In una risoluzione approvata oggi, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto la sospensione di tutte le vendite di armi a Israele. A pochi giorni dall’attacco mortale sferrato dalle forze di difesa israeliane contro un convoglio in cui sono morti 7 operatori umanitari, l’organismo ha anche sancito che gli attacchi contro coloro che sono coinvolti nell’assistenza umanitaria possono costituire crimini di guerra e ha chiesto che Israele sia ritenuto responsabile di possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nella Striscia di Gaza.

La risoluzione sottolinea “la necessità di garantire la responsabilità di tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani al fine di porre fine all’impunità” ed esprime “grave preoccupazione per le notizie di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, compresi possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei territori palestinesi occupati”. È la prima volta che il massimo organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani prende posizione sulla guerra a Gaza, anche se, nel corso degli anni, ha approvato molte più risoluzioni contro Israele per le sue azioni nei confronti dei palestinesi che contro qualsiasi altro Paese.

«Attaccare persone o oggetti coinvolti nell’assistenza umanitaria può equivalere a un crimine di guerra - ha dichiarato Jeremy Laurence, portavoce dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite - Come ha ripetutamente affermato l’Alto Commissario, l’impunità deve finire». Lunedì 7 operatori umanitari della World Central Kitchen, che fornisce aiuti alimentari nelle zone di crisi e di conflitto, sono stati uccisi dopo aver portato 100 tonnellate di cibo nel territorio palestinese.

A sostenere la risoluzione, che non è vincolante, sono stati 28 dei 47 Stati membri del Consiglio, l’unico organismo intergovernativo designato a proteggere i diritti umani in tutto il mondo e che ha il potere di autorizzare indagini. Gli astenuti sono stati 13: tra loro Francia, India, Giappone e Paesi Bassi. I 6 Paesi contrari sono Stati Uniti, Germania, Argentina, Bulgaria, Malawi e Paraguay.

Gli Stati Uniti avevano già anticipato che si sarebbero opposti alla risoluzione perché non conteneva una specifica condanna di Hamas per gli attacchi del 7 ottobre nel sud di Israele, né “alcun riferimento alla natura terroristica di quelle azioni”. La rappresentante americana Michéle Taylor, tuttavia, ha spiegato che per gli Stati Uniti Israele non ha fatto abbastanza per mitigare i danni ai civli, nonostante abbiano «ripetutamente esortato Israele a risolvere il conflitto delle operazioni militari contro Hamas con operazioni umanitarie, al fine di evitare vittime civili e garantire che gli operatori umanitari possano svolgere la loro missione essenziale in sicurezza».

Nelle stesse ore Israele ha annunciato che adotterà misure per aumentare il flusso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, inclusa la riapertura del porto di Ashdod, circa 40 chilometri a nord di Gaza, e il valico di Erez. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha commentato che «la prova reale sta nei risultati, e li vedremo manifestarsi nei prossimi giorni, nelle prossime settimane». La mossa di Israele arriva in seguito a una telefonata, avvenuta giovedì, tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il primo ministro Netanyahu: Biden aveva avvertito che il futuro sostegno degli Stati Uniti sarebbe dipeso da eventuali azioni intraprese da Israele per proteggere i civili e gli operatori umanitari. Per la prima volta, secondo quanto riferito dal Guardian, Biden ha affermato che Israele dovrebbe accettare un cessate il fuoco immediato.

Tel Aviv, che accusa da tempo il Consiglio per i Diritti Umani di essere prevenuto nei suoi confronti, l’ha definito un “testo distorto”. Prima del voto, Meirav Eilon Shahar, rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha accusato il Consiglio di «aver abbandonato da tempo il popolo israeliano e difeso a lungo Hamas», spiegando che un voto favorevole «è un voto per Hamas». Secondo la risoluzione, ha detto la delegata israeliana, «Israele non ha il diritto di proteggere il suo popolo, mentre Hamas ha tutto il diritto di uccidere e torturare israeliani innocenti».

Il ministero della Sanità a Gaza gestito da Hamas ha dichiarato che almeno 33.091 persone sono state uccise nel territorio durante quasi 6 mesi di guerra. Il bilancio comprende almeno 54 morti nelle ultime 24 ore.

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