Diritti

Gaza, uccisi 7 operatori umanitari: gli enti di beneficienza sospendono gli aiuti

“Fornire supporto in modo sicuro non è più fattibile”, dicono alcuni gruppi finora attivi nella Striscia per consegnare beni di prima necessità alla popolazione palestinese. In meno di 6 mesi, ci sono state più di 190 vittime tra le fila delle Ong
Un palestinese osserva un veicolo danneggiato dopo un attacco israeliano nella città centrale di Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza, il 2 aprile 2024.
Un palestinese osserva un veicolo danneggiato dopo un attacco israeliano nella città centrale di Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza, il 2 aprile 2024. Credit: Yasser Qudih/Xinhua via ZUMA Press
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
3 aprile 2024 Aggiornato alle 16:00

John Chapman, 57 anni; James Henderson, 33 anni; James Kirby, 47 anni; Lalzawmi (Zomi) Frankcom, 43 anni; Jacob Flickinger, 33 anni; Damian Sobol, 35 anni; Saif Issam Abu Taha, 25 anni. Sono i nomi degli operatori umanitari uccisi da un attacco aereo israeliano che il 2 aprile ha colpito un convoglio della World Central Kitchen nella Striscia di Gaza. I tre veicoli erano appena usciti da un magazzino nella città di Deir Al Balah, nella zona centrale della Striscia, dove avevano scaricato più di 100 tonnellate di cibo. Secondo il New York Times, i veicoli bianchi (che riportavano il logo dell’organizzazione umanitaria sul tetto e sui lati del mezzo) sono stati colpiti più volte. Per via di questo attacco mortale, alcuni enti di beneficienza hanno annunciato la sospensione delle operazioni a Gaza, dove la catastrofe umanitaria sembra destinata a peggiorare.

Anera, organizzazione umanitaria che aiuta i rifugiati in Medio Oriente, ha definito la sua decisione “una mossa senza precedenti”: in un comunicato il gruppo, che sostiene di aver fornito una media di 150.000 pasti giornalieri in collaborazione con Wck oltre a milioni di cure mediche e migliaia di aiuti essenziali di emergenza dal 7 ottobre, ha spiegato che l’uccisione dei 7 operatori umanitari, “avvenuta meno di un mese dopo quella, ancora inspiegabile, del membro dello staff di Anera Mousa Shawwa, insieme alla perdita di numerosi altri operatori umanitari e delle loro famiglie, ha portato il nostro team a concludere che fornire aiuti in modo sicuro non è più fattibile. Per la sicurezza del nostro personale e delle loro famiglie, sospendiamo il lavoro di Anera a Gaza”.

Secondo l’organizzazione il coordinatore logistico Shawwa sarebbe stato ucciso in un attacco aereo l’8 marzo, mentre si rifugiava con la sua famiglia a Deir Al Balah. “In quasi sei mesi di conflitto, questo segna il primo caso in cui il nostro personale palestinese a Gaza, sopportando condizioni continuamente pericolose, ha ritenuto intollerabile il rischio per la propria sicurezza e quella delle proprie famiglie”, sottolinea Anera, che sostiene il popolo palestinese da 55 anni.

Anche Project Hope, una Ong per la salute e gli aiuti umanitari con sede negli Stati Uniti, ha annunciato che “per prevenire altre morti insensate, gli operatori umanitari e le spedizioni di aiuti devono essere protetti. Abbiamo sospeso tutta la programmazione a Deir al Balah e Rafah per i prossimi tre giorni in solidarietà con World Central Kitchen e per rivalutare la situazione della sicurezza mentre diamo priorità alla sicurezza dei nostri membri del personale”. Il team a Gaza avrebbe finora fornito 12.000 consulenze sanitarie, assistenza medica, kit per l’igiene familiare, materassi e coperte.

Entrambi i gruppi umanitari chiedono indagini approfondite e azioni immediate. Secondo un rapporto pubblicato dal quotidiano israeliano Haaretz, che cita fonti della difesa israeliane, il 2 aprile un drone avrebbe lanciato contro il convoglio di 3 veicoli altrettanti missili, uno dopo l’altro, per via del sospetto che un militante armato di Hamas stesse viaggiando insieme al team della Wck. Secondo Haaretz, dopo che il primo veicolo è stato colpito, la squadra ha informato le Forze di Difesa Israeliane di essere stata attaccata, ma un altro missile ha colpito la seconda macchina. Secondo la ricostruzione del Guardian l’ultima vettura è stata colpita da un terzo missile circa un chilometro e mezzo più a sud.

Il fondatore di World Central Kitchen, il cuoco spagnolo José Andrés, si è rivolto in un tweet al Governo israeliano: “…deve fermare queste uccisioni indiscriminate. Deve smettere di limitare gli aiuti umanitari, smettere di uccidere civili e operatori umanitari e smettere di usare la fame come arma. Niente più vite innocenti perse. La pace inizia con la nostra comune umanità. È necessario iniziare adesso”.

In un tweet pubblicato dopo la notizia dell’uccisione dei 7 operatori, la Commissione europea che sottolineato che secondo il diritto umanitario internazionale questi lavoratori “devono essere sempre protetti”, e per questo motivo ha chiesto “un’indagine approfondita su questa tragedia”. Martedì Israele si è assunto la responsabilità dell’uccisione dei 7 lavoratori di Wck e ha espresso ’‘sincero dolore’’: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di «un tragico incidente» in cui le forze israeliane «hanno colpito involontariamente persone innocenti nella Striscia di Gaza». In guerra, ha aggiunto Netanyahu, «succede» e «stiamo indagando a fondo sull’accaduto».

Secondo l’analisi della Cnn a Gaza sono stati uccisi più operatori umanitari in meno di 6 mesi che in qualsiasi altro conflitto annuale degli ultimi 20 anni: le vittime tra le fila delle organizzazioni sono state più di 190. Il maggior numero di vittime in un anno, finora, era stato registrato in Siria, nel 2018, con un bilancio di 56 operatori umanitari morti. Nel 2013, in Afghanistan, ne erano stati uccisi 48. Jamie McGoldrick, il massimo funzionario delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari a Gaza, ha dichiarato che l’attacco al team di World Central Kitchen non è stato “un incidente isolato”. Dall’ottobre 2023, si legge in un comunicato, “i territori occupati sono diventati uno dei luoghi di lavoro più pericolosi e difficili al mondo. Non è rimasto alcun posto sicuro a Gaza”.

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