Diritti

Gaza: almeno 12 persone sono annegate per raggiungere gli aiuti umanitari

Le provviste sarebbero cadute in acqua per un malfunzionamento. Le agenzie di soccorso denunciano che solo un quinto delle forniture necessarie arriva a destinazione
Una foto resa disponibile dal Ministero della Difesa britannico (MOD) mostra gli aiuti umanitari lanciati su Gaza da un aereo A400M della Royal Air Force (RAF), il 25 marzo 2024
Una foto resa disponibile dal Ministero della Difesa britannico (MOD) mostra gli aiuti umanitari lanciati su Gaza da un aereo A400M della Royal Air Force (RAF), il 25 marzo 2024 Credit: EPA/AS1 LEAH JONES / RAF HANDOUT 
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

Sono affogati mentre cercavano di raggiungere gli aiuti provenienti dal cielo sopra Gaza e caduti, forse per un malfunzionamento, nel bel mezzo del Mediterraneo. Decine di persone hanno tentato di recuperare le forniture inviate per via aerea nel tentativo di arginare la carestia che sta investendo la popolazione palestinese. Secondo quanto riportato dalla Cnn, le vittime sarebbero 12: il quotidiano statunitense non ha potuto verificare i dettagli né confermare gli annegamenti, ma non sarebbe la prima volta che i civili muoiono mentre tentano di raggiungere le forniture. Dopo quasi sei mesi di guerra, la malnutrizione e l’insicurezza alimentare hanno probabilmente superato i livelli di carestia nel nord di Gaza, e i tassi di mortalità legati alla fame lo faranno presto.

All’inizio di marzo 5 persone sono morte dopo che un pacco di aiuti è caduto sul tetto di una casa vicino al campo profughi di al-Shati, una delle zone più devastate di Gaza. Come accade sempre quando la popolazione avvista gli aiuti umanitari, decine di persone si sono fiondate sotto il pacco nella speranza di ottenere cibo e altre provviste, ma il paracadute non si è aperto come previsto. Stati Uniti e Giordania, che sono tra i Paesi che hanno effettuato lanci aerei nel nord di Gaza, hanno negato di essere responsabili dell’episodio. Dopo l’accaduto Hamas ha criticato gli aiuti umanitari aerei, definendoli “inutili”, ma gli sforzi delle agenzie umanitarie per raggiungere la popolazione via terra sono stati ostacolati: strade distrutte, minacce di saccheggi e ritardi e blocchi da parte delle forze israeliane non fanno che impedire l’arrivo di aiuti alla popolazione palestinese.

Secondo le agenzie umanitarie solo circa un quinto delle forniture necessarie stanno entrando a Gaza, mentre Israele continua con un’offensiva aerea e terrestre, innescata dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha distrutto il territorio e costretto alla fame centinaia di migliaia di persone.

All’inizio di marzo il rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification ripreso dalle Nazioni Unite ha rilevato che almeno il 20% della popolazione soffre di estrema carenza alimentare, con 1 bambino su 3 gravemente malnutrito e 2 persone su 10.000 che muoiono ogni giorno di fame o di malnutrizione e malattie. Già prima del 7 ottobre, l’80% della popolazione di Gaza faceva affidamento sugli aiuti umanitari. La carestia, secondo le previsioni, colpirà la regione nord entro maggio. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che «si prevede che oltre 1 milione di persone dovranno affrontare una fame catastrofica a meno che non venga consentito a una quantità significativamente maggiore di cibo di entrare a Gaza».

Tuttavia, domenica le autorità israeliane hanno informato le Nazioni Unite che non approveranno più il passaggio di convogli alimentari nel nord di Gaza da parte dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, che tra le organizzazioni che operano nella Striscia è quella che ha maggiori possibilità di raggiungere le comunità sfollate. L’Unrwa è in crisi da quando Israele ha accusato una dozzina di membri del suo staff di coinvolgimento negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. L’ufficio umanitario dell’Onu ha chiesto martedì di revocare questo apparente divieto, affermando che le persone lì stanno affrontando una “morte crudele per carestia”.

Secondo il Guardian alcune persone, per sopravvivere, si nutrono di erbacce e cuociono pane appena commestibile utilizzando mangimi per animali. James Elder, portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia Unicef a Gaza, ha detto di aver visto bambini «sottili come la carta» in un ospedale a nord e incubatrici piene di neonati sottopeso figli di madri malnutrite. «Decine di migliaia di persone affollano le strade, fanno quel segnale universale della mano alla bocca chiedendo e cercando disperatamente cibo», ha aggiunto durante un briefing delle Nazioni Unite a Ginevra, parlando della sua ultima visita a Gaza.

Ma Israele sostiene di non porre limiti agli aiuti umanitari, anzi. La colpa sarebbe dell’inefficienza delle agenzie Onu che non riescono a raggiungere i civili all’interno del territorio. Il numero di camion di aiuti che entrano a Gaza dal 7 ottobre, secondo i dati delle Nazioni Unite, è diminuito di circa il 75%.

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