Diritti

Gaza: mancano assorbenti e acqua pulita

Secondo l’Onu ci sono circa 700.000 donne palestinesi con il ciclo che non hanno accesso ai prodotti per l’igiene mestruale: alcune utilizzano parti di tende che riparano dal freddo e dalla pioggia, rischiando infezioni
Credit: Hammam Fuad 
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 marzo 2024 Aggiornato alle 15:00

Immagina di avere dolori intensi durante il ciclo mestruale: non sarà difficile per moltə. Crampi, mal di testa, dolore alle ossa. Immagina di averli in un rifugio che condividi con decine di persone, tutte sfollate dalle proprie case, che sono state distrutte dai bombardamenti; immagina di non avere la possibilità di procurarti assorbenti o di accedere a un bagno pulito.

Questa è la condizione, secondo le stime delle Nazioni Unite, delle circa 700.000 donne e ragazze con il ciclo mestruale a Gaza, che oggi non hanno più privacy ma solo un accesso limitato ai prodotti per l’igiene mestruale. In più, la mancanza di acqua pulita aumenta il rischio di infezione.

Nei rifugi gestiti dall’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (Unrwa), l’Agenzia Onu che si occupa di fornire aiuti ai palestinesi, in media c’è un solo bagno ogni 486 persone. Secondo delle testimonianze raccolte da Action Aid a gennaio, le donne e le ragazze di Gaza ricorrono a metodi non sicuri per gestire il ciclo mestruale in un contesto di condizioni umanitarie catastrofiche.

Alcune donne sfollate a Rafah, che ospita più di un milione di rifugiati secondo i gruppi umanitari, “sono così disperate che stanno tagliando piccoli pezzi delle tende su cui fanno affidamento per ripararsi dal freddo e dalla pioggia da usare come sostituti dei prodotti per il ciclo, rischiando l’infezione”. Assorbenti e antidolorifici non si trovano perché non sono più disponibili nelle farmacie e i pochi che rimangono sono di bassa qualità e a prezzi esorbitanti. La carenza di acqua, inoltre, le porta a rimanere per settimane senza farsi la doccia.

Una donna che ha preferito rimanere anonima, parte dello staff di Action Aid Palestine, ha raccontato di essere stata sfollata 3 volte e di trovarsi nel sud di Gaza: «Non c’è acqua. Ho sofferto durante il ciclo. Non c’era acqua disponibile per pulirmi durante il ciclo. Non avevo assorbenti per le mie necessità durante il ciclo».

Secondo l’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (Unocha), l’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, solo 1 dei 3 gasdotti che collegano Israele a Gaza è funzionante. L’Unicef ha stimato che i bambini e le bambine nel sud di Gaza accedono in media solo a 1,5-2 litri di acqua al giorno, ovvero al di sotto dei 3 litri necessari per la loro sopravvivenza di base e ben al di sotto dei 15 litri a persona previsti per bere, lavarsi e cucinare secondo lo standard generale.

Una ragazza di 17 anni ha raccontato al Guardian di vomitare spesso a causa dei crampi mestruali acuti e di dover gestire anche questo, oltre al sanguinamento, in un rifugio con un solo bagno condiviso con altre 45 persone. «Mi vergogno ad aspettare in fila quando ho il ciclo e questo mi causa disagio mentale e fisico - ha dichiarato al giornale britannico - I bombardamenti e gli sfollamenti israeliani hanno creato un’enorme quantità di stress, ma vivere le mestruazioni in queste circostanze sembra un tipo di guerra completamente diverso». La giovane ha ricevuto gli assorbenti durante una consegna di aiuti, ma erano di così scarsa qualità che ha contratto un’infezione mentre li utilizzava. Ha dovuto utilizzare pezzi di stoffa strappati e fazzoletti.

Un’altra ragazza, che deve condividere un bagno con più di 100 donne e bambini, ha raccontato che «i bombardamenti israeliani sono terrificanti, ma diventano ancora più terrificanti quando ho il ciclo. Sento che la mia salute mentale si sta ulteriormente deteriorando a causa della combinazione del bombardamento e del dolore mestruale». Ad alcune ragazze il ciclo ora arriva più spesso, anche due volte al mese: pensano che sia dovuto alla paura e alla tensione che provano quotidianamente, mentre cercano di sopravvivere sotto i bombardamenti senza cibo né acqua.

La Ong britannica Bond l’ha definita una “catastrofe per la salute sessuale e riproduttiva” per le donne e le ragazze a Gaza. Secondo l’United Nations Population Fund (Unfpa), il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, prima degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 94.000 donne e ragazze palestinesi non avevano accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva. La cifra ha superato il milione in meno di 5 mesi.

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