Diritti

Scozia: chi (e perché) contesta l’Hate Crime Act?

J.K. Rowling, Elon Musk e il premier britannico Rishi Sunak hanno attaccato la nuova legislazione anti-odio, parlando di negazione del diritto d’espressione soprattutto a causa delle tutele delle identità transgender. Ma come stanno le cose?
Credit: © Ferdaus Shamim/ZUMA Wire/ZUMAPRESS.com 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
21 aprile 2024 Aggiornato alle 06:30

“Le libertà di parola e di opinione sono al capolinea in Scozia se l’accurata descrizione del sesso biologico è considerata criminale. Sono al momento fuori dal Paese ma se ciò che ho scritto qui si qualifica come un reato in base ai termini della nuova legge, non vedo l’ora di essere arrestata quando tornerò nel luogo di nascita dell’Illuminismo scozzese”.

A parlare (o meglio, a scrivere) è J. K. Rowling, la celeberrima creatrice di Harry Potter, che da qualche anno è balzata agli onori delle cronache soprattutto per le sue posizioni radicalmente transescludenti, che nel tempo si sono fatte più apertamente violente.

La scrittrice, che vive a Edimburgo, si è schierata contro la legge contro i crimini d’odio entrata in vigore in Scozia. L’Hate Crime and Public Order Act 2021 (Hate Crime Act), una delle legislazioni anti odio più severe al mondo, mantiene le tutele legislative esistenti, ma ha ampliato lo spettro dei reati riconosciuti e aggiornato le definizioni per allinearle all’evoluzione delle norme sociali e comprendere una gamma più ampia di individui e circostanze.

La legge introduce nuovi reati relativi all’incitamento all’odio basato su disabilità, religione, orientamento sessuale, identità di genere ed età, oltre ai reati di odio razziale già esistenti. Queste disposizioni mirano a criminalizzare comportamenti minacciosi o abusivi volti a incitare all’odio contro gruppi definiti da queste caratteristiche.

Inoltre, riconoscendo che gli individui possono identificarsi con molteplici caratteristiche protette, la legge fornisce anche meccanismi per affrontare l’intersezionalità dei crimini d’odio.

L’Hate Crime Act, inoltre, abolisce il reato di blasfemia e impone la pubblicazione annuale di statistiche dettagliate sui crimini d’odio registrati dalla polizia, rafforzando gli sforzi per prevenirli e affrontarli efficacemente.

La legge è stata approvata tra forti entusiasmi e altrettanto pesanti critiche, soprattutto da parte di personaggi estremamente in vista come l’autrice della saga di Harry Potter, il proprietario di Tesla e X Elon Musk e Rishi Sunak, il Primo Ministro britannico, conservatore, che ha scritto che: «La gente non dovrebbe essere criminalizzata per aver affermato dei semplici fatti biologici. In questo Paese crediamo nella libertà di parola e i conservatori la proteggeranno sempre».

Uno dei punti più contestati, infatti, è la revisione della definizione di identità transgender. La nuova legge modifica la legislazione esistente rimuovendo il termine “intersessualità” e introduce tra le caratteristiche che rappresentano un’aggravante due distinte tipologie: le “variations in sex characteristics (variazioni nelle caratteristiche sessuali)”, che si riferiscono a una persona che “nasce con caratteristiche sessuali fisiche e biologiche che, prese nel loro insieme, non sono né (a)quelli tipicamente associati ai maschi, né (b)quelli tipicamente associati alle femmine” e “transgender identity (identità transgender)”, che si riferisce all’“identità di genere di una persona”.

Secondo la nuova legge, la definizione di identità transgender include:

- una persona transgender da donna a uomo

- una persona transgender da uomo a donna

- una persona non binaria

- una persona che si traveste (cross-dress)

Questo aspetto ha attirato le critiche più feroci soprattutto di chi contesta il concetto di identità di genere opponendogli la differenziazione biologica dei sessi, una prospettiva che troppo spesso si traduce in un attacco aperto alle persone transgender (e in particolare alle donne trans) e ai loro diritti.

Tra gli oppositori più strenui per questo motivo c’è proprio Rowling, che ha scritto che “nell’approvare lo Scottish Hate Crime Act, i legislatori scozzesi sembrano aver attribuito un valore maggiore ai sentimenti degli uomini che mettono in pratica la loro idea di femminilità, per quanto misogina o opportunistica, rispetto ai diritti e alle libertà delle donne e delle ragazze reali. La nuova legislazione è ampiamente esposta agli abusi da parte degli attivisti che desiderano mettere a tacere quelli di noi che parlano dei pericoli derivanti dall’eliminazione degli spazi per lo stesso sesso delle donne e delle ragazze, dell’assurdità dei dati sulla criminalità se le aggressioni violente e sessuali commesse da uomini vengono registrate come crimini femminili, la grottesca ingiustizia di consentire agli uomini di competere negli sport femminili, l’ingiustizia del lavoro femminile, gli onori e le opportunità sottratti da uomini transidentificati e la realtà e l’immutabilità del sesso biologico.

Da diversi anni ormai, le donne scozzesi subiscono pressioni dal governo e dai membri delle forze di polizia affinché neghino l’evidenza dei loro occhi e delle loro orecchie, ripudino i fatti biologici e abbraccino un concetto neoreligioso di genere che è indimostrabile e non verificabile. La ridefinizione del termine ‘donna’ per includere ogni uomo che si dichiara tale ha già avuto gravi conseguenze per i diritti e la sicurezza delle donne e delle ragazze in Scozia, con l’impatto più forte avvertito, come mai, dai più vulnerabili, comprese le detenute e le donne. sopravvissuti allo stupro. È impossibile descrivere o affrontare accuratamente la realtà della violenza e della violenza sessuale commesse contro donne e ragazze, o affrontare l’attuale attacco ai diritti delle donne e delle ragazze, a meno che non ci sia consentito chiamare uomo un uomo. La libertà di parola e di credo finirà in Scozia se la descrizione accurata del sesso biologico sarà ritenuta criminale”.

Nonostante gli allarmismi, però, la nuova legge scozzese non rende il misgendering un reato specifico né attaccherà indiscriminatamente chiunque si pronunci sull’identità di genere. Spetterà alla polizia interpretare caso per caso se il comportamento di una persona costituisce un crimine d’odio. Quello di Rowling, a esempio, non è stato valutato tale.

Non solo: la legge offre anche protezioni per la libertà di espressione, dando alle persone la possibilità di discutere questioni relative a determinate caratteristiche o identità, inclusa l’identità transgender. Il primo ministro Humza Yousaf ha sottolineato la “tripla serratura” di salvaguardia della libertà di espressione prevista dall’Hate Crimes Act.

Si tratta di una misura protettiva che, ha spiegato James Joseph della Keele U. School of Law, include una clausola specifica all’interno della legislazione stessa che afferma che il comportamento dell’imputato è stato “ragionevole”, e garanzie di compatibilità con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questi elementi hanno lo scopo di mitigare paure e critiche garantendo che la legge non invada il diritto fondamentale alla libera espressione, mirando al tempo stesso a proteggere gli individui e le comunità dai danni indotti dall’odio.

Un altro punto molto contestato è l’assenza di tutele legate al genere o al sesso biologico. L’introduzione del reato d’odio aggravato dalla misoginia era stata valutata, ma il Governo scozzese ha deciso di non introdurla adesso, specificando che potrebbe essere inserito successivamente.

Al momento, però, sembra che la strada che l’amministrazione vuole percorrere sia un’altra: un disegno di legge per combattere la misoginia, che sarebbe “il primo del suo genere al mondo”. Secondo un portavoce del governo, questo “creerebbe una nuova attenzione alla protezione delle donne e delle ragazze per affrontare comportamenti criminali motivati esclusivamente dalla misoginia”.

La proposta, ha spiegato la BBC in un articolo dedicato proprio all’assenza della misoginia tra i reati introdotti, arriva dopo che il governo scozzese ha commissionato un rapporto all’avvocata per i diritti umani e collega laburista, la baronessa Helena Kennedy KC, che si conclude spiegando: “Non raccomandiamo l’aggiunta del sesso come caratteristica all’[Hate Crime Act] poiché riteniamo che la misoginia sia così profondamente radicata nel nostro ecosistema patriarcale da richiedere una serie di risposte più fondamentali”.

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