Culture

Comprare Hogwarts Legacy è un gesto transfobico?

Molti fan della saga non acquisteranno il videogioco che riporta in vita l’universo di Harry Potter per boicottare J.K. Rowling, che si è schierata contro il riconoscimento delle donne trans come donne
Credit: Ferdaus Shamim via ZUMA Wire
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
10 febbraio 2023 Aggiornato alle 19:00

Esce oggi dopo una lunga, lunghissima attesa. Promesso, sospirato, desiderato, Hogwarts Legacy è finalmente arrivato. Per capire quanto l’hype sia alto, basta pensare che secondo i dati dei preordini è il gioco premium più venduto su Steam. Prima ancora di essere uscito.

Non tutti, però, sono pronti a salire sull’Hogwarts Express per tornare “a casa”. Perché? Perché i soldi del biglietto potrebbero essere utilizzati per discriminare le persone trans.

A oscurare la stella del nuovo videogioco, che promette non solo di trasportaci di nuovo nell’universo di Harry Potter ma anche di farci scrivere da protagonisti un nuovo e originale capitolo di una delle storie più lette al mondo, infatti, ci sono le affermazioni su persone trans e identità di genere dell’autrice dei romanzi.

I sospetti riguardo la transmisoginia dell’autrice di Harry Potter sono nati a causa di like a tweet – come quello che definiva le donne trans come “uomini con la gonna” – che gli avvocati hanno inizialmente attribuito alla “goffaggine” dovuta all’età.

Col tempo, però, è stata la stessa Rowling a prendere la parola in prima persona, rendendo la sua posizione più netta – come nel tweet in cui ridicolizzava l’espressione “persone con le mestruazioni” – e chiarendo il suo punto di vista sul rapporto tra sesso biologico e genere: “Se il sesso non è reale, non c’è attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale viene cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di sesso rimuove la capacità di molti di discutere in modo significativo delle proprie vite. Non è odio dire la verità”.

A chiarire meglio la sua posizione è arrivata poi una lunga apologia pubblicata sul suo sito, in cui rivendicava la sua posizione di radfem insistendo sui pericoli che lo «sgretolamento della definizione legale di sesso» comporterebbe: “l’unica cosa che servirà a un uomo per ‘diventare donna’ sarà dire di esserlo”, senza dimenticare i rischi a cui verrebbero esposte le (vere) donne se permettessimo alle donne trans – o meglio, agli “uomini travestiti da donna” – di accedere ai loro bagni, in cui potrebbero essere molestate e violentate.

Il rapporto tra donne trans e aggressioni e violenze ai danni delle “vere donne” è un tema particolarmente caro a Rowling – non a caso nell’ultimo romanzo, firmato con lo pseudonimo Robert Galbraith, il killer è un uomo travestito da donna – che l’ha chiarito in maniera più che mai eloquente nel dicembre del 2021. Commentando la notizia che la polizia scozzese registrerà gli stupri da parte di autori di reati con genitali maschili come commessi da una donna se l’aggressore “si identifica come una donna”, infatti, l’autrice ha evocato scenari orwelliani twittando: “La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza. L’individuo munito di pene (penised individual nel testo originale) che ti ha violentata è una donna”.

A essere contestate a Rowling, però, non sono solo le affermazioni sempre più escludenti ma anche – anzi, soprattutto – il fatto che a pronunciarle sia qualcuno che sulle idee di tolleranza, inclusione e diversità ha fatto la propria fortuna.

Secondo gli studi, le persone che sono cresciute leggendo Harry Potter sono tendenzialmente adulti più tolleranti e con meno pregiudizi. Lo stesso non si può dire della sua autrice.

Per questo, non solo chi è sempre stato critico nei confronti di Rowling, ma anche molti tra quelli che hanno amato – e continuano ad amare – il Mondo Magico da lei creato, invitano a boicottare il videogioco. Comprarlo, dicono, sarebbe un gesto transfobico. Le discussioni sull’etica dell’acquisto del gioco – alimentate anche da discussioni sui punti critici della saga in materia di razzismo e sessismo – hanno generato migliaia di tweet e, addirittura, alcuni media di settore hanno deciso di non coprire l’uscita del gioco e di bandire l’uso del termine nei forum.

Partiamo da un dato: Rowling non ha avuto alcun ruolo nella sua creazione, ma lo sviluppatore Avalanche si è consultato a stretto contatto con il suo team. Il videogioco, quindi, non è un prodotto dell’autrice, che non è coinvolta nel progetto, in cui figurerebbe anche il primo personaggio transgender dell’Universo Magico, Sirona, al punto che qualcuno già vorrebbe vederlo come nuova frontiera dell’ideologia gender.

Il punto focale, però, è un altro: i soldi delle royalties che finiranno nelle tasche della già ricchissima Rowling. Soldi che Rowling investe in iniziative transescludenti, come i centri anti violenza per sole donne biologiche.

In questo caso, quindi, l’invito a separare l’autore dalla sua creazione non è appropriato, né utile. Si dovrebbe parlare, piuttosto, di separare l’autore dal suo portafoglio, una via difficilmente percorribile. Ma visto che, invece, col nostro portafoglio possiamo fare molto, dice chi invita al boicottaggio, mostriamo che – come ha spiegato Sebastian Croft, uno degli attori – “There is no LGB without the T”.

La questione, quindi, ruota attorno alla domanda: comprare il videogioco (così come il merchandising, a esempio) di Harry Potter è un atto di transfobia per transizione?

La risposta a questa domanda è meno semplice di quanto vorremmo pensare. Come mostrano le tantissime discussioni sull’argomento – al netto di chi si limita a rivendicare in maniera infantile “io lo compro proprio per questo gnegnegne” – e il fatto che anche molte persone trans non abbiano un’opinione così netta riguardo la questione.

Eppure, porsela e darsi una risposta è fondamentale: non solo nei confronti delle persone trans, ma anche per iniziare, finalmente, a riflettere sull’etica dei nostri consumi e capire che quello che acquistiamo ha implicazioni in termini di diritti, sostenibilità e valori. Valori che, dietro una copertina che ci riporta a un mondo che non possiamo smettere di amare, potrebbero non essere più i nostri.

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