Diritti

Dormire poco fa sentire più vecchi: lo dice uno studio svedese

Lo scarso riposo inciderebbe negativamente sulla salute complessiva e sulla sensazione di invecchiamento, con ripercussioni soprattutto sugli appartenenti a minoranze etniche, che secondo diversi studi più di altri soffrirebbero di problemi legati al sonno
Credit: Mikhail Nilov
Tempo di lettura 3 min lettura
27 aprile 2024 Aggiornato alle 17:00

Alcuni ricercatori svedesi hanno realizzato uno studio per capire gli effetti che poche ore di sonno per notte hanno sulle persone.

Dopo aver osservato quanto avvenuto a oltre 400 volontari che hanno partecipato all’esperimento, i risultati pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B non hanno lasciato spazio a dubbi: dormire non più di 4 ore per 2 notti consecutive porta a percepire un invecchiamento fino a 10 anni, che a sua volta può portare ad avere un’alimentazione non sana e a ridurre l’attività fisica.

In particolare, per ogni giorno in più di sonno insufficiente nell’arco di un mese, l’età soggettiva percepita aumenta di 0,23 anni.

L’età soggettiva è un concetto utilizzato in psicologia per studiare e comprendere la percezione individuale e gli atteggiamenti nei confronti dell’invecchiamento. Secondo i ricercatori che hanno condotto questo studio, far sentire le persone più giovani, potrebbe aiutarle a ottenere benefici associati, come essere più socialmente e fisicamente attivi.

Se l’età soggettiva dipende in parte dalle ore di sonno, dormire poco è una questione che ha a che fare anche con la condizione socio-economica e l’etnia delle persone. Negli Stati Uniti, dal 30% al 40% degli adulti e dal 40% al 70% degli adolescenti segnalano ogni anno di dormire meno di 7 ore per notte. I dati raccolti dal 2004 al 2018 dalla National Health Interview Survey mostrano però che la carenza di sonno è più alta tra le minoranze etniche e nelle popolazioni che hanno redditi bassi.

L’Istituto nazionale della salute americano ha notato che coloro che appartengono a minoranze etniche hanno anche maggiori probabilità rispetto alle persone bianche di avere disturbi del sonno persistenti, gravi e sotto diagnosticati.

A influenzare ulteriormente la carenza di sonno c’è anche il genere, dicono i ricercatori di Yale, che hanno rilevato un aumento della disparità di ore di riposo per le donne nere in confronto agli uomini neri con reddito medio o alto.

Durante la pandemia gli effetti di queste disuguaglianze sono state osservate anche tra gli studenti tra i 18 e i 22 anni. La maggior parte degli iscritti alle università statunitensi (il 78% nel 2020 e l’82% nel 2021) che ha segnalato una scarsa qualità del sonno era quella proveniente da gruppi sociali emarginati.

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