Ambiente

Politica agricola comune: la parola d’ordine ora è semplificazione

La riforma proposta dalla Commissione e approvata dal Consiglio dei ministri europei cerca l’equilibrio tra sostenibilità e proteste
Credit: Red Zeppelin  

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1 aprile 2024 Aggiornato alle 13:00

La parola chiave, sulla scia delle proteste dei trattori, è diventata “semplificazione” della riforma della Politica agricola comune (Pac).

Il Consiglio ha dato il primo via libera alle modifiche portate avanti dalla Commissione Ue, riducendo i vincoli ambientali e soprattutto eliminando l’obbligo di tenere incolto il 4% dei terreni. Inoltre il testo va nella direzione di permettere la diversificazione piuttosto che la rotazione delle colture.

D’altra parte proprio il summit dei ministri europei in seno al Comitato Speciale Agricoltura, martedì 26 marzo 2024, si è svolto comunque in un’atmosfera di pressione e tensioni, visto che in quelle ore si è tenuta un’altra grande protesta dei coltivatori per le strade di Bruxelles, a un mese esatto dalla grande mobilitazione dello scorso 26 febbraio.

Dovrà essere ora il Parlamento Europeo a dare il suo ok alle misure sulla Pac che copre il periodo 2023-2027, probabilmente entro la fine di questa primavera, mentre parecchi Stati hanno proposto di revisionare anche il regolamento che intende ridurre la deforestazione nei Paesi terzi.

«Abbiamo già preso provvedimenti a livello federale e regionale e non è ancora finita. L’Europa rimane l’attore principale in grado di portare le risposte necessarie», ha detto il ministro belga David Clarinval.

Secondo il ministro belga che ha presieduto il Consiglio dei Ministri europei dell’Agricoltura, alle misure per allentare la pressione - anche burocratica - sui contadini, alla “revisione fondamentale della Pac” e al “riorientamento” dei vincoli ambientali si aggiungono «la tassazione delle importazioni russe, la limitazione delle importazioni ucraine e la necessità, per il Mercosur, di integrare standard equivalenti per proteggere i settori più sensibili. Queste misure vanno nella giusta direzione, l’Europa gira 180 gradi per trovare soluzioni concrete ai problemi che affrontano i nostri agricoltori».

Sempre sul piano delle istituzioni europee, non sembra esclusa la possibilità che venga concessa una maggiore flessibilità dal punto di vista degli aiuti di Stato per il settore. Potrebbero esserci in particolare esenzioni per determinate tipologie di colture, suoli o sistemi agricoli rispetto ai requisiti di lavorazione del suolo, copertura del suolo e rotazione e diversificazione delle colture.

E ancora, in situazioni di condizioni meteorologiche avverse, tali da ostacolare le attività standard degli agricoltori, gli Stati membri potranno introdurre deroghe temporanee, limitate nel tempo e indirizzate esclusivamente ai beneficiari interessati.

Infine, con la semplificazione della misura, la Commissione punta a esentare le piccole imprese agricole di dimensioni inferiori ai 10 ettari dai controlli e dalle sanzioni legate al rispetto dei requisiti, riducendo notevolmente il carico amministrativo per questi coltivatori che rappresentano il 65% dei beneficiari della Pac.

Nel complesso, le proposte della Commissione tentano di andare in una direzione che riesca a tenere in equilibrio l’esigenza di supportare la transizione ecologica del settore verso la sostenibilità attraverso la Pac e le istanze degli agricoltori e degli Stati membri, facendo modo al contempo che un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio in tempi rapidi continui a essere possibile.

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