Ambiente

Il futuro dell’agricoltura Uk è donna?

C’è una nuova tendenza che vede le coltivatrici britanniche ricoprire ruoli di leadership, portando la propria visione innovativa nel settore
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19 marzo 2024 Aggiornato alle 11:00

La forza propulsiva delle proteste dei trattori si sta attenuando, con cortei sempre più sporadici qua e là, ma in ogni caso le manifestazioni delle scorse settimane in Italia e in Europa hanno mostrato tutto il malessere di un intera categoria produttiva.

Le cose non sembrano andare molto meglio nel Regno Unito dove, ai problemi legati ai sussidi per l’industria alimentare, ai temi più strettamente politici e alle questioni ambientali, si sommano i recenti cambiamenti dovuti alla Brexit.

In questo contesto frastagliato e convenzionalmente in prevalenza maschile, però, c’è una nuova tendenza che rappresenta una speranza positiva per il futuro del settore: sempre più donne infatti scelgono di portare avanti una carriera nell’ambito dell’agricoltura e tra l’altro lo fanno ricoprendo spesso ruoli di leadership.

Se fino a cinque anni fa le donne costituivano solamente il 17% degli agricoltori, nel 2023 avevano già raggiunto la quota del 22% su un totale di 104.700 coltivatori registrati: lo dicono i dati dell’Office for National Statistics.

Se si allarga lo sguardo al campo esteso dei dirigenti dei servizi agricoli, le donne rappresentano il 32% della forza lavoro. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia di statistica dell’istruzione superiore, il 64% degli studenti di agraria è donna. Per un’industria che si basa dalla notte dei tempi sulla successione di padre in figlio, con la relativa formazione esclusivamente maschile, si può dire che sia in corso una sostanziale rivoluzione.

A rappresentare un punto di riferimento per il mondo femminile delle coltivazioni britanniche è sicuramente la contadina del Wiltshire Minette Batters, la prima donna presidente del sindacato National Farmers Union of England and Wales (Nfu): si è dimessa da poco dopo sei anni di mandato ma all’interno dell’ente le agricoltrici continuano a essere ben rappresentate.

Le donne si fanno strada anche nelle mansioni che richiedono competenze altamente specializzate. Per esempio, la prima selezionatrice di lana UK è appena balzata agli onori delle cronache: a soli 22 anni Amy-Jo Barton lavora al British Wool di Bradford, dove sceglie la lana migliore a mano in base allo stile e alle caratteristiche richieste.

Nel frattempo l’allevatrice Rachel Coates diventa la prima direttrice donna nei 186 anni di storia del Great Yorkshire Show, un tradizionale evento agricolo molto seguito: «Le donne sono sempre state la spina dorsale di una fattoria. Ora non sono più in cucina», ha raccontato al Guardian, «Sono in prima linea nel settore. È bello vedere questa assunzione di ruoli di leadership».

I prossimi obiettivi del mondo femminile agricolo sono attrarre sempre più giovani donne e continuare a portare nel settore le proprie peculiari attitudini e competenze, che possono aprire nuovi scenari sul piano della vendita dei prodotti, nell’artigianato, nella capacità comunicativa e anche nell’attenzione per il rispetto dell’ambiente.

Louisa Dines, docente di agronomia presso la Harper Adams University nello Shropshire, ha spiegato al quotidiano britannico: «Le mogli e le figlie degli agricoltori sono sempre state importanti - le fattorie sono in genere aziende familiari e intrecciate con la vita domestica - ma le donne operavano al di fuori del radar. Storicamente, le adunanze locali si tenevano nei pub o nelle sale del villaggio. Le mogli spesso non erano invitate o dovevano badare ai figli. Anche se ci sono andate, può essere intimidatorio entrare in una stanza piena di uomini ma le nuove piattaforme di comunicazione, come i social media e le videoconferenze, hanno reso più facile per le donne partecipare».

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