Ambiente

Agricoltura: che cosa chiede l’imprenditoria femminile

La presidente di Donne in campo ha spiegato a La Svolta: «A fronte di una grande attenzione ai temi femminili sul fronte mediatico le azioni concrete sembrano andare in un altro senso»
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26 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:00

Le proteste dei trattori continuano in giro per l’Italia, da Reggio Emilia a Bari, mentre il dibattito si accende sul piano delle organizzazioni che rappresentano gli interessi dei coltivatori.

Donne in Campo (Cia) denuncia per esempio come in questo momento le imprese femminili siano le grandi assenti, visto che non ci sono finanziamenti dedicati tra Pnrr, Politica agricola comune e legge di Bilancio, con il mancato rifinanziamento di “Più Impresa”: la richiesta è quella di una norma quadro ad hoc. Riguardo invece al ddl sull’imprenditoria agricola “Under 40”, per Anga (Confagricoltura), “serviva più coraggio”.

La Presidente di Donne in Campo Pina Terenzi spiega a La Svolta innanzitutto su quali misure poteva contare fino a oggi l’agricoltura femminile: «La passata Legge di Bilancio finanziava il fondo Più impresa di Ismea cui è confluito nel 2021 il fondo Donne in Campo dedicato esclusivamente alle agricoltrici. L’obiettivo della misura è stato quello di favorire l’imprenditoria femminile in agricoltura: una parte vitale del mondo agricolo, quella che produce un’agricoltura di qualità, un’agricoltura sperimentale e legata a una visione multifunzionale e molto utile a tenere in vita l’agricoltura nelle aree rurali interne. Il fondo garantiva un contributo fino al 35% e un mutuo a tasso zero fino al 60% del valore del progetto, entro un limite massimo di 1,5 milioni di euro; era dedicato alle donne di tutte le età e ai giovani agricoltori».

Le imprenditrici di altri settori invece possono contare su più fondi: «Attualmente sì, il Fondo Impresa Donna, l’incentivo nazionale che sostiene la nascita e il consolidamento delle imprese femminili promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, su cui sono stati stanziati fondi Pnrr, ammette ai finanziamenti le imprenditrici di tutti i settori compreso quello della trasformazione dei prodotti agricoli, escludendo quello della produzione agricola». Ma la disattenzione è sia nazionale sia europea: «Nella Politica Agricola Comune - continua Terenzi - non ci sono misure dedicate all’imprenditoria femminile (come in passato), le misure a favore delle donne sono scomparse già da diversi anni, in virtù di norme che piuttosto che valorizzare le differenze garantendo pari opportunità, prescrivono regole uguali per tutti».

La sensazione quindi è che si parli molto di temi femminili sul piano mediatico ma poi manchino i fatti: «Purtroppo si, ma è una constatazione, se pensiamo alle misure sociali di questa Legge di Bilancio oltre al netto peggioramento di Opzione donna, che consentiva alle donne di anticipare l’uscita pensionistica con il ricalcolo contributivo, estremamente penalizzante, e che oggi viene dedicata solo ad alcune categorie - caregiver, invalide civili, licenziate -, possiamo concludere che a fronte di una grande attenzione ai temi femminili sul fronte mediatico le azioni concrete sembrano andare in un altro senso oppure sono estremamente inadeguate».

Per tutti questi motivi, Donne in Campo propone una legge quadro che contenga diverse istanze: «Chiediamo da anni la costituzione di un Ufficio permanente presso il Mipaaf per la promozione del lavoro, dell’imprenditoria femminile e di un Osservatorio, utile per la produzione di dati certi che possa essere guida per le donne interessate ad avviare un’azienda agricola. Non lasciamo che la visione femminile dell’agricoltura resti un’utopia, rendiamola efficace e concreta. Va tutelato il benessere e la salute delle donne del settore, così come loro stesse hanno a cuore l’ambiente, il paesaggio, la biodiversità, la sostenibilità e il futuro green delle comunità in cui vivono e di tutto il Pianeta».

Pina Terenzi illustra infine a La Svolta la posizione dell’associazione sulle proteste dei trattori: «Quando si alza una protesta vuol dire che dei problemi ci sono, noi con la nostra organizzazione li abbiamo affrontati tempo fa e li continuiamo a discutere sui tavoli tematici. È necessario impegnarsi in una visione più complessiva di un futuro dell’agricoltura capace di rappresentare gli interessi del settore. Come Donne in Campo e Cia da anni sosteniamo la necessità di portare in equilibrio i tre pilastri della sostenibilità: economica, ambientale, sociale. Solo affermando la necessità che più modelli di agricoltura convivano, l’agricoltura italiana potrà uscire da una crisi che ha visto più che dimezzato il numero di aziende negli ultimi vent’anni. Il nostro Paese non ha bisogno di meno agricoltura ma ha bisogno di più agricolture».

Nel frattempo a chiedere più coraggio sono i giovani dell’agricoltura: «Pur consapevoli degli attuali vincoli di bilancio segnaliamo la forte riduzione della dotazione finanziaria, da 100 a 15 milioni di euro annui», afferma Giovanni Gioia, presidente dell’associazione che riunisce gli under 40 di Confagricoltura.

Sul disegno di legge sul tema, dichiara: «Ci auguriamo che il dibattito in aula al Senato prenda in considerazione gli emendamenti da noi ritenuti fondamentali, come la proroga dell’esenzione contributiva e la previsione sui crediti di imposta di aliquote di favore per i giovani agricoltori impegnati nella costruzione e ristrutturazione di fabbricati rurali e nell’acquisizione di beni strumentali».

«Auspichiamo - conclude il presidente dell’Anga - il puntuale coinvolgimento nella definizione delle politiche di settore, atteso che lo stesso ddl prevede l’istituzione dell’Osservatorio nazionale per l’imprenditoria e il lavoro giovanile in agricoltura (Onilga)».

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