Culture

“Antonia”: il racconto di una malattia non così invisibile

La serie disponibile su Prime Video, ideata e interpretata da Chiara Martegiani, è incentrata sulla vita di una giovane donna con l’endometriosi e su come combatte stereotipi e pregiudizi
Chiara Martegiani
Chiara Martegiani Credit: Primevideo
Tempo di lettura 4 min lettura
28 marzo 2024 Aggiornato alle 12:00

Antonia (Chiara Martegiani) è una giovane donna che vive e lavora a Roma. Ha una trentina d’anni ed è un’attrice, anche se di questo suo impiego non sembra troppo soddisfatta. Nel giorno del suo compleanno, quelle che nella sua vita erano sempre state certezze, iniziano piano piano a crollare: entra in crisi con il compagno Manfredi (Valerio Mastandrea), discute con Radiosa, la sua migliore amica (Barbara Chichiarelli) e inizia ad accusare alcuni dolori fisici difficili da ignorare.

La serie, scritta e interpretata da Martegiani, racconta quanto sia difficile oggi avere a che fare con una malattia pervasiva ma “invisibile”, l’endometriosi, e riuscire a conciliarla con le attività di tutti i giorni. Stando alla definizione che ne dà il personaggio di Manfredi, in uno degli episodi della serie tv, l’endometriosi è una «malattia invalidante che necessita di supporto psicologico».

Non si tratta, come hanno detto alcuni medici che Antonia ha incontrato nel corso della sua vita, di «normali dolori forti durante le mestruazioni» e il malessere fisico che la protagonista sperimenta non ha neanche lontanamente a che fare con «una soglia del dolore un po’ bassina».

A tutto questo, inoltre, si aggiunge un potente stigma sociale attorno alla malattia: Antonia non riesce a parlarne apertamente e, quando si verifica un incidente sul set televisivo dove lavora, non riceve appoggio o supporto da parte dei colleghi. Del resto, sono cose che capitano a tutte le donne…

La serie Antonia (disponibile su Prime Video) focalizza l’attenzione sul complicato percorso di autocoscienza che la protagonista si ritrova a compiere. Avere a che fare con l’endometriosi non corrisponde, semplicemente, a farsi controllare dai medici come la routine richiede. Da spettatori, infatti, vediamo il personaggio principale cercare non solo supporto medico, ma anche psicologico. Antonia, infatti, cerca di risalire alle radici del suo malessere e, scavando nel profondo della propria psiche, realizza che molti ostacoli derivano proprio dalle numerose volte in cui persone intorno a lei hanno sminuito o non hanno voluto ascoltare il suo dolore.

Le ripercussioni di una malattia come l’endometriosi, infatti, non si limitano a un persistente e acuto dolore fisico ma, come si vede in uno degli ultimi episodi, arriva ad avere conseguenze sul futuro di una donna, con l’alto rischio, tra le varie cose, di infertilità. Anche se Antonia non si trova in una fase della propria vita in cui progetta di avere un figlio, che lo voglia o no, si tratta di una situazione con cui dovrà fare i conti prima o poi.

Con piglio ironico e senza prendersi troppo sul serio, seguendo alcuni illustri predecessori per quanto riguarda la struttura narrativa di questa storia tutta al femminile (dalla serie britannica Fleabag al film norvegese La persona peggiore del mondo), Antonia racconta una storia vera: quella di centinaia di migliaia di donne.

Vediamo la protagonista passare da uno psicologo all’altro, farsi consigliare una seduta di psicodramma da un nuovo amico (Michele, interpretato da Emanuele Linfatti) e, infine, far addormentare uno psicoanalista freudiano quando si dilunga in un lungo sfogo contro le pressioni che sente da parte di questa società ancora fortemente patriarcale.

Non c’è spazio per l’autocommiserazione nel racconto di questo spaccato di vita, ma non per questo il messaggio che la creatrice della serie vuole trasmettere risulta meno efficace: evidenziando le contraddizioni di un sistema sanitario che vede medici a prevalenza maschile occuparsi di situazioni che in prima persona non hanno mai sperimentato, Martegiani sottolinea quanto sia importante combattere per la propria salute psicofisica.

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