Diritti

I Paesi più felici? Quelli dove non esistono disparità di genere

Gli Stati in testa alla classifica del World Happiness Report ricoprono anche le prime posizioni nel Gender Gap Report del Wef. Tra tutti: Islanda e Finlandia
Credit: Leila de Haan 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 marzo 2024 Aggiornato alle 16:00

Cosa rende un Paese più felice di un altro? È stato dimostrato che non sono i soldi (ma in fondo avremmo già dovuto saperlo). E allora? Cosa può fare la differenza? Una risposta potrebbe arrivare dall’ultimo World Happiness Report.

Rilasciato in occasione della Giornata internazionale della felicità, il rapporto analizza la percezione del benessere in 173 Paesi del mondo. Sul podio della classifica ci sono Finlandia, Danimarca e Islanda, seguite dalla Svezia, Israele, Paesi Bassi, Norvegia, Lussemburgo, Svizzera, Australia e Nuova Zelanda. Cosa hanno in comune la maggior parte di questi Stati? Secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum, hanno anche la maggiore uguaglianza di genere.

Nella classifica annuale del Wef troviamo ai primi 5 posti Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda e Svezia. Svizzera e Danimarca sono poco sotto le prime 20 posizioni, Australia e Paesi Bassi tra le prime 30.

Coincidenze? Non sembra proprio: è dal 2018 che i posti più alti delle due classifiche sono occupati dagli stessi Paesi, sintomo che una maggiore uguaglianza di genere possa contribuire direttamente alla felicità di chi li abita.

Del resto, secondo Un Women solo 15 Paesi al mondo hanno un capo di stato donna e solo 16 Paesi hanno una donna come capo di Governo. Eppure, 2 delle 3 Nazioni più felici al mondo sono guidate da donne: la Danimarca di Mette Frederiksen e l’Islanda di Katrín Jakobsdóttir.

Anche stavolta, non sembra trattarsi di un caso: Islanda, Svezia e Finlandia sono elencate tra i primi 5 migliori Paesi per le donne che lavorano secondo il Glass-ceiling index (Gci) 2024 dell’Economist.

A rafforzare l’idea di un legame tra felicità e uguaglianza di genere non è solo la parte alta della classifica, che al netto di qualche variazione è stabile da diversi anni, ma anche chi si trova ai posti più bassi e, soprattutto, chi perde posizioni.

Come gli Stati Uniti, che sono scesi al 23° posto, uscendo per la prima volta dalla top 20. Secondo il rapporto, questo peggioramento “è almeno in parte attribuibile al fatto che gli americani sotto i 30 anni si sentono peggio nei confronti della propria vita”. Questo può essere dovuto a molti fattori, tra cui non possiamo ignorare il divario salariale pari al 17%, il fatto che gli Usa siano l’unico paese Ocse a non offrire alcun congedo retribuito di maternità o paternità, la perdita di 4 posti nel Glass-ceiling index (in cui sono passati dalla 19° alla 22° posizione) e la battaglia sui diritti riproduttivi che si è aperta nel giugno 2022 con l’abolizione della Roe v Wade.

E l’Italia? Al 41° posto della classifica dei Paesi più felici (sotto Panama e Malta e prima di Guatemala e Nicaragua) e alla 79° posizione (su 146) secondo il Global Gender Gap Report 2023. Metà classifica, più o meno, anche per le opportunità offerte alle donne lavoratrici: dal 2021 siamo fermi al 16° posto, dopo aver raggiunto (nel 2020) e addirittura superato (nel 2018) la media Oecd - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (tra 12 e 13).

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