Economia

I soldi non fanno la felicità (lo dice la scienza)

Secondo uno studio dell’Universitat Autònoma de Barcelona, la soddisfazione della vita nelle comunità indigene isolate a reddito molto basso può raggiungere (e superare) quella nei ricchi Paesi industrializzati
Credit: Karolina Grabowska
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
24 febbraio 2024 Aggiornato alle 11:00

I soldi, si dice, non fanno la felicità. Ora uno studio potrebbe averlo dimostrato. A renderci felici non sarebbero infatti né la ricchezza né la crescita economica spinta all’infinito: se così fosse, come potrebbero le comunità indigene isolate nel Centro-Sud America essere felici quanto (e forse più) di noi occidentali benestanti?

Come sottolineato dai ricercatori dell’Istituto di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Universitat Autònoma de Barcelona (ICTA-UAB), che hanno condotto lo studio, generalmente le indagini di questo tipo raccolgono risposte solo da persone che vivono nelle città industrializzate, ma non riescono a studiare le società in cui il denaro non gioca un ruolo centrale nella vita quotidiana e dove i mezzi di sussistenza dipendono maggiormente dalla natura. Grazie a questa nuova ricerca volta a valutare la conoscenza locale degli impatti dei cambiamenti climatici ora si può però colmare in parte quella lacuna. Al suo interno, infatti, era presente anche una domanda per valutare il livello di soddisfazione sulla propria vita che ha dato risultati “sorprendenti”.

L’indagine è stata condotta attraverso un sondaggio su 2.966 persone provenienti da comunità indigene e locali in 19 località in tutto il mondo, che ritengono di vivere una vita piuttosto soddisfacente nonostante non abbiano molti soldi: le persone intervistate, infatti, hanno riportato un punteggio di soddisfazione della vita” medio di 6,8 su 10 “anche se la maggior parte dei siti hanno stimato un punteggio monetario annuo redditi inferiori a 1.000 dollari a persona”.

Si tratta più o meno dello stesso punteggio medio di soddisfazione della vita per tutti i paesi dell’Ocse, che è pari a 6,7 su 10. “L’aspetto sorprendente dei nostri risultati - hanno scritto i ricercatori - è che la soddisfazione di vita riscontrata nelle comunità a reddito molto basso può raggiungere e persino superare quella riscontrata ai livelli medi più alti di ricchezza materiale forniti da stili di vita industriali”. Non solo: l’elevata soddisfazione di vita è dimostrata “nonostante molte di queste società abbiano sofferto storie di emarginazione e oppressione”.

Alcune di queste comunità, infatti, hanno riportato punteggi medi di felicità superiori a 8: sono Kolla Atacameña in Argentina (8,0); il Pãi Tavyterã/Guarani in Paraguay (8.2); i Riberinhos in Brasile (8,4) e gli agricoltori degli altopiani occidentali del Guatemala (8,6). Questi valori sono più alti persino dei migliori risultati registrati dall’Ocse: la Finlandia, il Paese più felice secondo l’indagine, si è fermata a 7.8.

Nelle Western Highlands, 30 persone su 70 intervistate hanno dato 10/10 come risposta alla domanda sulla loro soddisfazione di vita. Qui, il patrimonio medio pro capite detenuto è di 560 dollari (circa 520€). In Italia - che si è collocata al 25esimo posto su 38 con un valore di 5,8 - è di 176.000 euro.

«La forte correlazione spesso osservata tra reddito e soddisfazione di vita non è universale e dimostra che la ricchezza, così come generata dalle economie industrializzate, non è fondamentalmente necessaria affinché gli esseri umani conducano una vita felice» ha affermato Victoria Reyes-Garcia, ricercatrice presso l’ICTA-UAB e autrice senior dello studio. I risultati del sondaggio, si legge nella ricerca, sono “buone notizie per la sostenibilità e la felicità umana, poiché forniscono una prova evidente del fatto che una crescita economica ad alta intensità di risorse non è necessaria per raggiungere elevati livelli di benessere soggettivo”.

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