Ambiente

Rifiuti elettronici: secondo l’Onu, potrebbero riempire tanti tir da fare il giro dell’equatore


La produzione mondiale aumenta 5 volte più velocemente del riciclaggio documentato. Lo sostengono i dati del nuovo Global E-waste Monitor
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26 marzo 2024 Aggiornato alle 11:00

Le quantità di rifiuti elettronici generate in un anno potrebbero riempire 1,55 milioni di camion da 40 tonnellate: messi uno dopo l’altro, formerebbero una linea che circonda l’equatore. La produzione mondiale di rifiuti elettronici infatti sta aumentando cinque volte più velocemente del loro riciclaggio documentato.

I dati del quarto Global E-waste Monitor (Gem) delle agenzie Unitar e Itu delle Nazioni Unite sono riferiti al 2022, quando è stato prodotto un record di 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici - pari al peso di 107.000 aerei passeggeri tra i più grandi (da 853 posti) e pesanti (575 tonnellate) al mondo, sufficienti a formare una coda ininterrotta da New York ad Atene, da Nairobi ad Hanoi o da Hong Kong ad Anchorage - con un aumento dell’82% rispetto al 2010.

Intanto nel Pianeta la produzione annuale di rifiuti elettronici sta crescendo di 2,6 milioni di tonnellate all’anno ed è sulla buona (anzi, cattiva) strada per raggiungere gli 82 milioni di tonnellate entro il 2030, con un ulteriore aumento del 33%.

Nel dettaglio, meno di un quarto della massa di rifiuti elettronici dell’anno - il 22,3% - è stato documentato come correttamente raccolto e riciclato nel 2022, aumentando i rischi di inquinamento per le comunità di tutto il mondo.

Questo tasso tra l’altro potrebbe calare fino al 20% entro il 2030 proprio a causa della crescente differenza tra gli sforzi di riciclaggio e il sorprendente boom della produzione globale di rifiuti elettronici.

D’altra parte questa tipologia di spazzatura, che include qualsiasi prodotto scartato che abbia una spina o una batteria, rappresenta un pericolo per la salute e l’ambiente perché può contenere additivi tossici o sostanze pericolose come il mercurio, in grado di danneggiare il cervello umano e il sistema di coordinazione.

Le cause che contribuiscono all’ampliamento del divario comprendono il progresso tecnologico, l’aumento dei consumi, le opzioni di riparazione limitate, i cicli di vita dei prodotti più brevi, la crescente elettrificazione della società, le carenze nella progettazione e l’inadeguatezza delle infrastrutture di gestione dei rifiuti elettronici.

«Attualmente stiamo sprecando 91 miliardi di dollari in metalli preziosi a causa dell’insufficiente riciclaggio dei rifiuti elettronici. Dobbiamo cogliere i vantaggi economici e ambientali di una loro corretta gestione. In caso contrario, le ambizioni digitali delle nostre generazioni future dovranno affrontare rischi significativi», ha affermato Vanessa Gray, Responsabile della Divisione Ambiente e Telecomunicazioni di Emergenza all’Ufficio per lo Sviluppo delle Telecomunicazioni dell’Itu (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni).

Il rapporto sottolinea che se i Paesi riuscissero a portare i tassi di raccolta e riciclaggio dei rifiuti elettronici al 60% entro il 2030, i benefici - anche attraverso la riduzione al minimo dei rischi per la salute umana - supererebbero i costi di oltre 38 miliardi di dollari.

Il documento rileva inoltre che il mondo “rimane incredibilmente dipendente” da pochi Stati per gli elementi delle terre rare, nonostante le loro proprietà uniche cruciali per le tecnologie future, tra cui la generazione di energia rinnovabile e la mobilità elettrica.

«Non più dell’1% della domanda di terre rare essenziali è soddisfatta dal riciclaggio dei rifiuti elettronici. In poche parole: il business as usual non può continuare. Questo nuovo rapporto rappresenta un invito immediato a maggiori investimenti nello sviluppo delle infrastrutture, a una maggiore promozione della riparazione e del riutilizzo, allo sviluppo di capacità e a misure per fermare le spedizioni illegali di rifiuti elettronici. E l’investimento si ripagherebbe da solo», ha spiegato l’autore principale del report Kees Baldé, specialista scientifico senior all’Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca (Unitar).

«Dai televisori scartati ai telefoni abbandonati, in tutto il mondo viene generata un’enorme quantità di rifiuti elettronici. Le ultime ricerche mostrano che la sfida globale posta dai rifiuti elettronici è destinata a crescere. Con meno della metà del mondo che implementa e applica approcci per gestire il problema, questo solleva l’allarme per una solida regolamentazione per aumentare la raccolta e il riciclaggio. Il Global E-waste Monitor è la principale fonte al mondo di dati sui rifiuti elettronici, consentendoci di monitorare i progressi nel tempo e di prendere decisioni critiche quando si tratta di passare a un’economia circolare per l’elettronica», ha commentato Cosmas Luckyson Zavazava, Direttore dell’Ufficio per lo sviluppo delle telecomunicazioni dell’Itu.

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