Ambiente

I suoni delle barriere coralline fanno bene

Gli altoparlanti subacquei installati nelle acque delle Isole Vergini americane hanno richiamato le larve dei coralli che hanno così maggiori probabilità di insediarsi sulle barriere danneggiate. Lo studio pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science
Credit: David Clode  

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14 marzo 2024 Aggiornato alle 10:00

Potevamo già immaginare che i rumori dolci del mare, delle onde e del bagnasciuga sulla spiaggia facessero davvero bene alla salute, per non parlare dei benefici conclamati della musica, ma comunque ora scopriamo che il suono delle barriere coralline più sane potrebbe addirittura incoraggiare quelle degradate a rigenerarsi e salvarle.

Il fatto che le larve dei coralli tendessero a nuotare verso le barriere era noto grazie a precedenti indagini. Ora però uno studio caraibico dimostra infatti che, se vengono immerse in paesaggi sonori marini, hanno maggiori probabilità di insediarsi su barriere danneggiate.

Ma come si possono riprodurre i suoni della barriera corallina? Con altoparlanti subacquei naturalmente, come se ci fosse una radio impermeabile all’acqua capace di trasmettere le sue frequenze con tanto di sub-deejay e consolle. Forse è meglio riportare subito a riva la fantasia.

Nel dettaglio gli altoparlanti sono stati installati in tre barriere al largo di St John, la più piccola delle Isole Vergini americane, nei Caraibi appunto. Gli studiosi hanno potuto misurare quante larve di corallo si sono depositate su pezzi di ceramica simile a roccia in contenitori sigillati di acqua di mare filtrata, collocati fino a 30 metri dagli amplificatori stessi.

In questa maniera i ricercatori sono arrivati a un esito scientifico importante. Nella barriera degradata di Salt Pond, l’unico sito in cui per tre notti sono state riprodotte registrazioni di schiocchi, gemiti, grugniti e graffi o comunque i rumori tipici di un ecosistema in salute, si sono depositate più larve rispetto agli altri luoghi “senza musica”. I dati sono pubblicati sulla rivista Royal Society Open Science.

In sostanza, le larve di corallo hanno registrato probabilità fino a sette volte maggiori di stabilirsi in una barriera corallina in difficoltà.

La studentessa di biologia Nadège Aoki del Woods Hole Oceanographic Institution, nel Massachusetts, ha detto al Guardian che gli altoparlanti marini potrebbero riuscire ad attirare anche i pesci.

Nella ricerca tra l’altro è stato coinvolto il biologo marino dell’University of Bristol Steve Simpson, un vero pioniere che da vent’anni studia il rapporto tra suoni e barriere coralline.

D’altra parte dagli anni Cinquanta in poi il Pianeta ha perso circa la metà delle sue barriere coralline, oltre agli habitat naturali in generale, specialmente a causa del riscaldamento globale, della pesca eccessiva, dell’inquinamento e delle epidemie.

Tra le soluzioni messe in campo, anzi in mare, per contrastare la situazione ci sono tecniche come il reimpianto con coralli allevati in vivaio e lo sviluppo di ceppi resilienti capaci di resistere al riscaldamento delle acque.

In conclusione le barriere coralline sono i primi ecosistemi marini da salvare, proprio perché potrebbero essere i primi a scomparire a causa del cambiamento climatico e delle emissioni inquinanti. È una dura corsa contro il tempo, per garantire il loro futuro, e forse un po’ di “musica marina” potrebbe aiutare.

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