Ambiente

La curcuma contrasta lo sbiancamento dei coralli

Uno studio italiano, primo al mondo di questo genere, ha dimostrato che la spezia è efficace per proteggere i coralli dallo sbiancamento, senza danneggiarne l’habitat
Credit: Acquario di Genova
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15 agosto 2023 Aggiornato alle 07:00

La curcuma è un alleato prezioso contro lo sbiancamento dei coralli. A dirlo è lo studio, pubblicato sulla rivista ACS Applied Material & Interfaces, a cura dell’Istituto Italiano di Tecnologia e Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con Acquario di Genova, che offre una nuova strategia per mitigare gli effetti negativi dovuti alle ondate di calore che, riscaldando l’acqua dei mari, portano a massicci episodi di sbiancamento dei coralli.

Lo stress termico a cui sono sottoposti i coralli è una delle prime cause della loro morte e per mitigare questo epilogo i ricercatori italiani hanno fabbricato un biomateriale a base di zeina, una proteina derivata dal mais, con il quale è stata somministrata la molecola di curcumina, estratta dalla pianta della curcuma, in mare. I biocompositi a contatto con l’acqua sono diventati idrogel morbidi che non hanno alterato l’habitat dei coralli e li hanno protetti.

Gli esperimenti hanno dimostrato che la salute del corallo nel breve periodo, 24 ore, e nel lungo, 15 giorni, non ha subito alterazioni. La specie utilizzata per questo studio è la Stylophora pistillata, tipica dell’oceano Indiano tropicale, e inserita nella lista rossa IUCN - Unione Internazionale per la Conservazione della Natura - tra le specie più minacciate dal rischio di estinzione.

A 29° C e a 33° C gli esperimenti di sbiancamento di laboratorio hanno anche dimostrato che le colonie di coralli rivestite dai biocompositi avevano migliorato le condizioni in termini di aspetti morfologici, contenuto di clorofilla e attività enzimatica, rispetto alle colonie non trattate, e inoltre non sbiancavano.

Il primo autore dello studio, Marco Contardi, ricercatore del gruppo Smart Materials dell’Istituto Italiano di Tecnologia e ricercatore del DisatT (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ha dichiarato che «questa tecnologia è oggetto di una domanda di brevetto depositata»

I prossimi passi prevedono l’uso su larga scala e la sperimentazione di altre sostante naturali per bloccare il processo di sbiancamento e quindi per prevenire la distruzione delle barriere coralline, fondamentali per l’economia globale, la protezione delle coste dai disastri naturali e la biodiversità marina.

Bisogna ricordare infatti che dal 1981 la Grande Barriera corallina australiana è patrimonio dell’Unesco e gli ultimi rapporti delle Nazioni Unite la inseriscono tra i siti in pericolo.

Alcuni biologi marini negli anni hanno provato a nutrire i coralli con i giusti nutrienti, fornendo una dieta a base di integratore probiotici ma nonostante questi interventi la loro vita è messa sempre più in pericolo dai cambiamenti climatici che portano a un aumento delle temperature di mari e oceani che, come primo effetto, interrompono il rapporto simbiotico tra le microalghe e i coralli.

Queste microscopiche alghe, che vivono attaccate ai coralli e che sono responsabili dei loro colori sgargianti, con l’aumento delle temperature muoiono e i coralli, ormai bianchi, non hanno di che cibarsi e rischiano quindi di morire.

Oggi non esistono interventi di mitigazione capaci di non intaccare gli habitat delicatissimi in cui vivono i coralli, ma i test condotti nelle acque riscaldate fino a 33° C dell’Acquario di Genova, fanno ben sperare.

«L’utilizzo di nuovi materiali biodegradabili e biocompatibili capaci di rilasciare sostanze naturali in grado di ridurre lo sbiancamento dei coralli rappresenta una novità assoluta. - aggiunge Simone Montano della Bicocca, co-autore dello studio - Credo fortemente che questo approccio innovativo rappresenterà una trasformazione significativa nello sviluppo di strategie per il recupero degli ecosistemi marini».

Intanto, sempre in Italia, quinta in Europa per numero di ricerche scientifiche sulla biodiversità, e precisamente nelle Marche, è partita la sperimentazione sul ripopolamento dell’invertebrato, autoctono e bio-costruttore, capace di promuovere a rigenerazione della biodiversità marina.

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