Ambiente

Cladocora caespitosa: il corallo “bio-costruttore” torna a popolare il Mediterraneo

Al via il progetto nelle Marche, condotto dal gruppo di biologia marina del Disva - Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università politecnica delle Marche, importante per la rigenerazione della biodiversità marina
Credit: Diego K. Kersting
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13 luglio 2023 Aggiornato alle 21:00

La biodiversità marina e la sua rigenerazione può passare anche dagli esacoralli.

In Italia e in particolare nelle Marche è partita infatti una sperimentazione sul ripopolamento della Cladocora caespitosa portata avanti dal gruppo di biologia marina del Disva - Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università politecnica delle Marche. Si tratta dell’unica madrepora ermatipica autoctona, presente alle volte nella Riviera marchigiana del Conero.

Questo invertebrato è un importante bio-costruttore che, potendo crescere, forma colonie calcaree e promuove la rigenerazione della biodiversità marina.

La Cladocora caespitosa è una madrepora coloniale a cuscino (classe antozoi, sottoclasse esacoralli), appartenente alla famiglia delle Favidi, conosciuta comunemente anche come madrepora pagnotta per la tipica forma delle sue colonie, è una madrepora della classe Hexacorallia ed è la più grande del Mar Mediterraneo- Può infatti raggiungere i 50 centimetri di diametro ed è formata da polipi di colore granata chiaro, di circa 5 millimetri di diametro che creano colonie a forma di cuscino, in simbiosi con le zooxantelle del genere Symbiodinium.

La Cladocora caespitosa è una specie fotofila, che vive cioè fin dove la luce penetra in profondità, capace di costruire vere e proprie scogliere e produrre depositi di carbonato di calcio con cui forma le teche calcaree in cui vive. È una specie endemica del mar Mediterraneo, comune su fondali rocciosi, da pochi metri fino a 60 metri di profondità.

Dalle Marche arriva l’inizio di una sperimentazione di grande importanza sul ripopolamento della Cladocora caespitosa.

Questo progetto sperimentale è stato pensato e avviato dal gruppo di biologia marina del Disva (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) presso l’Università politecnica delle Marche, all’interno del Progetto del Centro Nazionale Biodiversità.

L’attività vera e propria di “ripopolamento” è stata avviata nell’area antistante la falesia di Numana al confine con Sirolo, entrambe località situate nella provincia di Ancona, a una profondità di circa 6 metri. Hanno collaborato al progetto, diretto dal professor Roberto Danovaro e sviluppato dal dottor Pierfrancesco Cardinale, il Parco del Conero (con direttore Marco Zannini e Filippo Invernizzi del Servizio tecnico del Parco) e Diving seaWolf.

Secondo l’Ente Parco regionale, questa specie è fortemente influenzata dagli effetti dei cambiamenti climatici e dall’eutrofizzazione dei sedimenti causata dalle attività umane. La Cladocora caespitosa è a tutti gli effetti una specie a rischio estinzione ed è stata inclusa nella Lista Rossa IUCN. Sono state ritrovate a varie profondità alcune colonie di Cladocora caespitosa morte o sradicate, probabilmente a opera di pesca a strascico effettuata nella zona. Cause naturali e mano dell’uomo hanno portato un cambiamento di vita anche dei fondali arrivando a danneggiare anche queste piccole scogliere coralline.

Gli obiettivi del progetto vanno in questo senso, verso la promozione, la conservazione e miglioramento ambientale degli habitat marini di Rete Natura 2000 di cui il Parco del Conero è Ente gestore per i Sic (Siti di importanza comunitaria) del Conero. La sperimentazione si pone come un passo importante per preservare la Cladocora caespitosa e contribuire alla ripopolazione di questa specie minacciata, che svolge un ruolo cruciale nell’ecosistema marino.

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