Ambiente

Maria Siclari (Ispra): «La biodiversità va ripristinata, oltre che protetta»

Il progetto Mer per “restaurare” il Mediterraneo ha visto pubblicare la prima gara per mappare gli habitat costieri. L’ha raccontato a La Svolta la direttrice dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
12 luglio 2023 Aggiornato alle 07:00

Non solo opere d’arte, manufatti e monumenti. Il restauro può (e deve) riguardare anche l’ecosistema marino.

Lo testimonia un progetto, dall’acronimo evocativo Mer, che vede Ispra - l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - come soggetto attuatore e il Ministero dell’Ambiente come soggetto titolare.

Marine Ecosystem Restoration è il più ambizioso progetto sul mare nell’ambito del Pnrr e mira a fornirci tutti i dati necessari per proteggere e conoscere il Mediterraneo. Soprattutto, per ricostruirlo e tutelarlo dagli effetti del cambiamento climatico.

Questa importante “missione subacquea” deve essere conclusa entro il 30 giugno 2026 e può contare su un investimento di 400 milioni di euro.

Avviata lo scorso novembre, ha visto pubblicare recentemente la prima gara per l’esecuzione della mappatura degli habitat costieri con tecnologie Lidar, per misurare la distanza da un oggetto illuminandolo con una luce laser e restituire informazioni tridimensionali ad alta risoluzione sull’ambiente circostante.

«I primi dati arriveranno già in autunno, grazie a uno sforzo di monitoraggio mai realizzato su questa scala spaziale - l’intera costa italiana - e in poco meno di 3 anni», ha precisato ai microfoni de La Svolta la direttrice di Ispra Maria Siclari, che abbiamo intervistato al Sea Essence International Festival, il primo festival internazionale dedicato alla salvaguardia e alla valorizzazione del mare e della sua essenza.

Arrivato alla sua quinta edizione, quest’anno ha avuto come focus tematico le “transizioni” e ha visto, nella suggestiva cornice di Marciana Marina (Isola d’Elba), esperti e innovatori confrontarsi sulle vie da intraprendere per raggiungere una crescente sostenibilità per l’ecosistema marino, in un equilibrio ambientale, economico e sociale.

Organizzata dalla Fondazione Acqua dell’Elba, la manifestazione ha ricevuto l’endorsement del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (2021-2030) e il patrocinio - tra gli altri - del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, della Regione Toscana e di tutti i Comuni dell’Isola d’Elba.

Il progetto Mer sarà complementare alla strategia europea per la biodiversità?

«La strategia europea per la biodiversità ci dice che per il 2030 dovremo proteggere il 30% dei mari europei e il 10% dei mari nazionali. Ha quindi obiettivi di tutela e protezione, mentre il progetto Mer va oltre: vuole invertire il degrado degli ecosistemi, grazie ad attività di ripristino.

Quali sono le operazioni che vi vedranno impegnati nei prossimi 3 anni?

Il progetto prevede la realizzazione di 37 interventi che comprendono la mappatura integrale degli habitat costieri di tutta la costa italiana, di circa 90 monti sottomarini con habitat profondi fino a 2.000 metri, l’installazione di campi ormeggio per le imbarcazioni da diporto, la rimozione delle reti fantasma e il rafforzamento del sistema di osservazione con radar costieri, boe d’altura e costiere, sistemi modellistici e l’unità navale oceanografica. Ma anche il ripristino di specie e habitat marini di interesse conservazionistico, come l’ostrica piatta in Adriatico, la Posidonia oceanica, il coralligeno e le foreste a Cystoseira.

Come prevedete di raggiungere questi obiettivi?

Per ripristinare, mappare e proteggere i fondali marini e costieri, così come rafforzare e fornire un sistema di osservazione degli ecosistemi marini costieri su una scala spaziale mai dettata prima in Europa, e con dei protocolli consolidati, acquisiremo una nuova nave oceanografica che ci permetterà di utilizzare tecnologie all’avanguardia: Rov (Remotely operated vehicle), Auv (Autonomous underwater vehicle) e strumentazione acustica in grado di produrre rilievi ad altissima risoluzione, che hanno la capacità di sondare i fondali fino a 4.000 metri.

Quali informazioni vi aspettate di ottenere?

Le rilevazioni ci forniranno dati preziosi sulle correnti, sul moto ondoso e dati meteo. Si tratta di elementi fondamentali per definire il clima marino meteorologico e porre finalmente l’Italia nelle condizioni di prevedere gli impatti dei cambiamenti climatici, per creare una società sostenibile che investe nello sviluppo. L’acquisizione dell’unità navale oceanografica verrà realizzata mediante una gara aperta, in pubblicazione quest’anno. L’unità navale sarà dotata di propulsione ibrida e sarà in grado di operare in modalità full electric quando necessario. Inoltre, garantirà elevati livelli di silenziosità che consentono di monitorare il rumore sottomarino e aumentano la qualità dei dati rilevati mediante strumentazione acustica.

Ha parlato di biodiversità, e in particolare di ostrica piatta, Posidonia oceanica e coralligeno. Come pensate di “ripristinarli”?

Il progetto Mer prevede, in meno di 2 anni, il ripristino di ostriche, praterie di Posidonia, habitat a coralligeno e foreste a Cystoseira in oltre 30 siti.

Le praterie di Posidonia saranno ripristinate in più di 15 siti: la difficoltà in questo caso è rappresentata dalla necessità di reperire piante da utilizzare per il ripristino che saranno raccolte da praterie esistenti e in buona salute senza pregiudicarne le condizioni. Le operazioni di prelievo avvengono nel rispetto di rigorosi protocolli che prevedono pochi fasci al metro quadro. Ciò consente di effettuare il ripristino senza danneggiare le praterie donatrici.

Per le ostriche verranno ricostruiti substrati adatti al ripopolamento in alcuni e selezionati siti dell’Adriatico, dove verranno sparsi gli individui di ostriche e applicate tecniche di monitoraggio e sorveglianza per assicurare la riuscita dell’intervento. Le ostriche saranno prodotte specificamente per questo scopo e la specie individuata Ostrea edulis, specie autoctona adriatica, è in linea con le condizioni degli habitat adriatici.

Per il coralligeno è previsto il trapianto di singoli individui con tecniche che consentono di far aderire i coralli a substrati duri in aree adatte a questo scopo.

Qual è il ruolo della Posidonia per l’ambiente marino?

Le praterie di Posidonia sono l’ecosistema più importante per la salvaguardia della biodiversità nel Mediterraneo. Basti pensare che un ettaro di posidonieto, pianta bellissima, è in grado di ospitare fino a 350 specie diverse. Inoltre, 1 metro quadro è in grado di liberare 20 litri di ossigeno al giorno. Oltre a ciò, cattura l’anidride carbonica e regola il livello di acidità dell’acqua.

È vero che le ostriche piatte sono in grave difficoltà?

Sì. Noi vogliamo ripristinare i letti di ostrica piatta presenti in 5 regioni dell’Adriatico (Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo). Non tutti lo sanno, ma hanno la capacità di creare veri e priori reef calcarei: proprio per questo vengono chiamati ingegneri ecosistemici. E, purtroppo, a livello mondiale sono uno degli habitat più danneggiati al mondo: si stima che l’85% sia andato perduto.

Quali sono le vostre aspettative?

Contiamo su un effetto ricaduta positivo su tutti questi protagonisti del nostro mare. Il progetto Mer rappresenta una grande opportunità per effettuare un ripristino della biodiversità tanto importante per la salvaguardia del Mediterraneo.

Quale tipo di esperti includerà il progetto?

Sono coinvolti i nostri colleghi Ispra, tecnologi e ricercatori che si occupano di monitoraggio e valutazione dell’ambiente marino e numerosi enti di ricerca e università che forniranno all’Istituto il supporto tecnico-scientifico per la selezione delle tecniche di ripristino, l’analisi e la validazione dei dati di monitoraggio, nonché la selezione delle tecnologie necessarie per l’esecuzione dei rilievi e l’implementazione dei sistemi modellistici. Si tratta di biologi ed ecologi marini, oceanografi, ingegneri esperti nell’ambito delle tecnologie applicate al mare.

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