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Chi è Wanagari Muta Maathi, ecofemminista e Nobel per la Pace

È conosciuta come la “Signora degli alberi” ed è stata la prima donna africana a vincere il Premio Nobel per la Pace “per il suo contributo allo sviluppo sostenibile e alla democrazia”
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8 marzo 2024 Aggiornato alle 13:00

Nel 2004 Wangari Muta Maathai, la “Signora degli alberi”, è stata la prima donna africana a vincere il Premio Nobel per la Paceper il suo contributo allo sviluppo sostenibile e alla democrazia” che festeggiò nel modo migliore che conosceva: piantando un albero nella terra rossa della valle dominata dal Monte Kenya, simbolo del suo impegno da ambientalista portato avanti per tutta la vita.

Wangari Muta Maathai nasce nella contea keniota di Nyeri nel 1940 da una famiglia di contadini Kikuyu.

È il periodo coloniale e alle bambine non è consentito andare a scuola, ma suo fratello convince la madre.

Si iscrive così a una scuola missionaria, dove si converte al cattolicesimo, impara la lingua inglese e si distingue per meriti scolastici.

Viene scelta per andare negli Stati Uniti e, grazie a un programma fondato dall’allora Presidente John F. Kennedy, nel 1966 si laurea in biologia all’University of Pittsburgh.

Nel 1971 consegue un dottorato di ricerca all’University of Nairobi: è la prima donna africana. Inizia a insegnare, ottenendo la cattedra del Dipartimento di Anatomia Veterinaria. In un articolo del 2007 pubblicato The Globalist, ricorda così l’avvio della sua carriera accademica: “Erano tutti maschi e trovavano difficile credere che io avessi le qualifiche per istruirli in anatomia. Dopotutto ero una donna”.

Comincia la sua lotta per il diritto di ogni donna a lavorare e a ricevere un compenso per il suo operato, per i servizi che la stessa università eroga agli uomini ma non alle donne, come nel caso degli alloggi, perché, si pensava, che a loro dovessero pensarci i mariti.

Non si arrenderà neanche quando verrà più volte incarcerata, minacciata, attaccata anche solo per essere donna.

Intanto Wangari Muta Maathai porta avanti anche il suo impegno per l’ambiente.

Nel 1977 fonda il Green Belt Movement con cui vuole contrastare la deforestazione compiuta dalle grandi industrie che già minacciava le campagne, privando la popolazione rurale dei mezzi di sussistenza derivati dall’agricoltura. Incoraggia soprattutto le donne a piantare alberi vicino le loro case che ricevono un compenso per il lavoro svolto: crea così coesione sociale tra persone di diverse etnie e ripristina un ambiente sano che porterà a un calo significativo delle morti, soprattutto infantili. Con 51 milioni di alberi e oltre 4.000 gruppi composti al 70% da donne, oggi il movimento è un modello per altri Paesi africani e nel resto del mondo.

Con intellettuali e artiste internazionali, nel 2006 fonda anche il Nobel Women’s Initiative per unire i temi ambientali a quelli sulla parità e sulla violenza di genere. È inoltre diventata esponente della Croce Rossa, del Consiglio nazionale delle donne del Kenya e dell’Environmental Liaison Centre che promuove la partecipazione delle organizzazioni non governative al Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

Wangari Muta Maathai è simbolo importante dell’8 marzo per essere riuscita a unire due grandi lotte – donne e ambiente - che ha portato avanti con orgoglio nel corso della sua intera esistenza, fino alla morte per cancro nel 2011.

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