Ambiente

Polveri sottili: l’esposizione a breve termine provoca un milione di decessi l’anno

Secondo la ricerca della Monash University respirare alti livelli di smog, anche solo per poco tempo, causa il 2,08% dei decessi globali
Credit: SIPA Asia via ZUMA Wire
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11 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Mentre lo smog è un problema molto sentito in Italia, dalla Lombardia alla Pianura Padana, un nuovo studio proietta le ombre dell’inquinamento atmosferico sulla vita delle persone: la ricerca della Monash University dice che respirare anche solo per poco tempo (la cosiddetta esposizione a breve termine) alti livelli di polveri sottili e particolato (Pm 2.5) uccide prematuramente un milione di persone in tutto il mondo ogni anno. Questa cifra rappresenta il 2,08% del totale dei decessi globali.

Secondo lo studio, pubblicato questa settimana su The Lancet Planetary Health, sono sufficienti poche ore o giorni per avere effetti a volte irreversibili sulla salute. Più di un quinto, il 22,74%, delle vittime totali si è verificato nelle aree urbane, probabilmente sommando gli elevati livelli di smog all’alta densità della popolazione.

L’Asia registra il 65,2% dei decessi. Il tasso di mortalità è risultato più alto nelle aree affollate e altamente inquinate della parte orientale del Paese (che da sola ha una media di vittime superiore di oltre il 50% rispetto al resto del pianeta), di quella meridionale ma anche dell’Africa occidentale.

Anche l’Africa è un continente molto soggetto, con il 17% dei decessi per la stessa causa, mentre all’Europa tocca il 12%. Le Americhe si fermano al 5,6% e l’Oceania allo 0,1%. Nel dettaglio, l’indagine esamina la mortalità e i livelli di inquinamento dovuto a polveri sottili e particolato in oltre 13.000 città e Paesi di tutto il mondo tra il 2000 e il 2019.

Lo studio è coordinato da Yuming Guo, professore di salute ambientale globale e biostatistica a capo di Monash Climate, Air Quality Research Unit e riveste un’importanza cruciale. Se finora erano stati approfonditi prevalentemente gli impatti a lungo termine dell’esposizione persistente, questa è la prima ricerca a focalizzarsi sull’esposizione breve a livello globale, tra le persone che vivono in città con alti livelli di inquinamento.

Un dato interessante è quello australiano. In questa area i decessi attribuibili ai PM2.5 sono aumentati del 40% nei due decenni presi in considerazione: «Si stima che in Australia durante la cosiddetta estate nera del 2019-20, i mega-incendi abbiano portato a 429 morti premature legate al fumo e a 3.230 ricoveri ospedalieri a seguito dell’esposizione acuta e persistente a livelli estremamente elevati di inquinamento atmosferico dovuto agli incendi boschivi», ha dichiarato Guo.

Lo studio giunge a una conclusione piuttosto chiara: l’esposizione a breve termine alle polveri sottili contribuisce a un notevole carico di mortalità globale, in particolare in Asia e in Africa, ma interessa anche le aree urbane globali.

È soprattutto il particolato fine, quello con un diametro aerodinamico inferiore a 2,5 μm (Pm 2.5), che continua a suscitare preoccupazioni nell’opinione pubblica e nella politica per via sia della sua presenza diffusa sia dei suoi effetti negativi sul benessere delle persone.

Gli scienziati hanno raccomandato alle istituzioni e alle autorità di attivare interventi mirati, dai sistemi di allerta per l’inquinamento atmosferico ai piani di evacuazione delle comunità, soprattutto nelle zone dove la salute è più danneggiata dallo smog. Evitare l’esposizione transitoria a Pm 2.5 elevati potrebbe attenuare le conseguenze.

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