Ambiente

Le polveri dell’ex Ilva alla base di tumori pediatrici

Partito il processo a carico dei dirigenti dell’impianto siderurgico accusati del decesso di Lorenzo Zaratta, morto a 5 anni, il 30 luglio 2014, per una grave forme di tumore al cervello
Credit: ANSA/LUCA ZENNARO  

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28 febbraio 2024 Aggiornato alle 17:00

L’ex Ilva di Taranto continua la sua mostruosa storia accumulando notizie disastrose su ogni fronte.

Gli operai non percepiscono stipendio da novembre come hanno urlato al ministro Urso in visita nella mattinata del 27 febbraio, accompagnato dal neo commissario Giancarlo Quaranta. “Dicembre senza stipendio, senza tredicesima e oggi ancora niente”, gli ha detto senza giri di parole uno dei lavoratori incontrati.

Nel frattempo, uscita di scena l’amministratrice delegata di Acciaierie, Lucia Morselli, la società è entrata in amministrazione straordinaria come deliberato dall’esecutivo che ha nominato commissario Giancarlo Quaranta.

Il futuro è più che mai incerto. A rischio c’è il lavoro di migliaia di persone e c’è l’economia di un’intera cittadina e della industria siderurgica nostrana visto che l’acciaieria tarantina è la più grande del Paese. Ma a gravare sul mastodonte pugliese c’è una spaventosa questione legata alla salute. Come è noto è stata al centro di inchieste per l’inquinamento che ha provocato nei decenni. Alcune dimostrano la chiara correlazione tra polveri emesse e salute dei cittadini, specie dei più piccoli.

La questione è tornata prepotentemente alla ribalta delle cronache lo scorso 22 febbraio quando ha preso il via il processo che vede alla sbarra i dirigenti dell’ex Ilva indagati per la morte del piccolo Lorenzo Zaratta, morto a 5 anni il 30 luglio 2014, per una grave forme di tumore al cervello.

Gli imputati - Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento Ilva fino al 3 luglio 2012, Marco Andelmi, l’ex responsabile dell’Area Parchi Minerali, Ivan Di Maggio, il capo dell’Area Cokerie, Salvatore De Felice, il responsabile dell’Area Altiforni e i capi delle due Acciaierie Salvatore D’alò e Giovanni Valentino – sono comparsi davanti al giudice Anna Lucia Zaurito e hanno ascoltato la toccante testimonianza di Mauro Zaratta, papà del piccolo Lorenzo, detto ‘Lollo’.

Il bimbo, a causa di un astrocitoma, ha subito una trentina di interventi in soli cinque anni di vita di cui 15 al cervello. Alcune di queste operazioni avevano il mero scopo di ridurre la massa tumorale formatasi all’interno. Lorenzo era diventato cieco e, negli ultimi mesi di vita, aveva perso molto peso.

I consulenti dell’avvocato della famiglia Leonardo La Porta, hanno raccolto una mole di documentazione che attesta la presenza di ferro, zinco, alluminio, acciaio e silicio nelle zone del cervello di ‘Lollo’ dove si sono sviluppate le masse tumorali.

Il processo dovrà valutare se siano proprio quelle sostanze ritrovate nel cervello del bimbo alla base della formazione del tumore.

La consapevolezza che molto probabilmente dietro alla grave malattia del figlio ci sia l’ex Ilva e le sue micidiali polveri arriva alla famiglia solo nel 2012, a seguito dello studio Sentieri (che nel 2022 ha inoltre dimostrato che nell’arco di 14 anni, dal 2002 al 2015, nell’area di Taranto sono nati 600 bambini malformati, “con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale”, ndr).

«Lo Stato italiano, secondo il diritto europeo, ha l’obbligo positivo di adottare misure efficaci per proteggere la salute dei propri cittadini e, soprattutto, non può porre i lavoratori dinanzi all’alternativa o, meglio, al ricatto fra lavoro e ambiente salubre», afferma Anton Giulio Lana, presidente dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani, il cui studio Lana Lagostena Bassi Rosi ha coordinato il collegio di difesa nella causa contro lo Stato italiano dei genitori del piccolo Jacopo Di Serio.

Il bimbo, sei anni, nato e vissuto tra i quartieri a ridosso della fabbrica, è affetto da una grave forma di leucemia – la linfoblastica di tipo B - che gli stata trasmessa dal latte materno. Jacopo, come è stato dimostrato, fin dalla sua nascita ha succhiato dal seno materno latte contaminato da diossine e policlorobifenili (pcb), sostanze tossiche che generano conseguenza gravissime sulla salute delle persone. Tra queste è stato rilevato anche il furano, un marker specifico dell’industria metallurgica che non lascia dubbi sull’origine.

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