Ambiente

Dal colon alle arterie: come le microplastiche impattano sulla tua salute

Ne ingerisci ogni settimana una quantità pari al peso di una carta di credito. Lo raccontano i dati della nuova ricerca Cnr-Ibfm
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7 marzo 2024 Aggiornato alle 18:00

State digerendo la vostra carta carta di credito settimanale? Chiedetevelo, non tanto in termini di spese, ma piuttosto di quanta reale plastica ognuno di noi “assume” ogni sette giorni. Perché, come ha ricordato una nuova ricerca Cnr-Ibfm, i livelli di esposizione alle microplastiche sono ormai questi: tra cibo e acqua che ingeriamo portiamo al nostro interno un quantitativo di plastica pari a quello “di una carta di credito ogni settimana”.

L‘esposizione acuta e cronica alle particelle di polistirene infatti è sempre più elevata a causa della presenza in ambiente di microplastiche che arrivano così sino alla catena alimentare.

Come noto le microplastiche, frammenti millimetrici di polimeri, si trovano ormai ovunque: dalle vette delle Alpi alle profondità degli oceani fino alle nuvole sopra i monti giapponesi.

La contaminazione è così vasta che la possibilità che questi prodotti frutto dell’azione umana si trovino all’interno di pesci, carne, frutta e verdura (soprattutto carote, oppure mele) è sempre più elevata.

«Si stima che possiamo ingerire da 0,1 a 5 grammi alla settimana di invisibili pezzetti di plastica, un contenuto quasi pari a quello di una carta di credito», ha detto la dottoressa Daniela Gaglio, responsabile scientifico dell’Infrastruttura di Metabolomica dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare (Ibfm), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Il problema, anche se secondo molti studi è ancora difficile fare stime sul lungo termine, è capire come questa plastica ingerita impatterà nel tempo sulla salute umana. Sempre secondo i ricercatori, per esempio potrebbe interferire con le funzioni del colon. Gli esperti hanno dimostrato a esempio in via sperimentale che le cellule sottoposte all’esposizione acuta e cronica di particelle di polistirene mostrano “un’alterazione del metabolismo” e un aumento dello stress ossidativo.

«Lo studio dimostra che le micro e le nanoparticelle di polistirene assorbite dalle cellule del colon umano inducono cambiamenti nel metabolismo simili a quelli indotti dall’agente tossico azossimetano: quest’ultimo è una molecola cancerogena e neurotossica molto studiata proprio per la sua capacità di indurre tumore al colon», spiega Gaglio.

«Quello che emerge dallo studio effettuato mediante approcci innovativi di metabolomica (la scienza che studia in dettaglio il metabolismo e i processi metabolici), è che cellule sane di colon umano, sottoposte all’esposizione sia acuta che cronica di particelle di polistirene, mostrano un’alterazione del metabolismo e un aumento dello stress ossidativo.

Infine, lo studio ha evidenziato che l’esposizione da plastica induce alterazioni metaboliche tipicamente riscontrate nel formazioni cancerose, indicando una potenziale azione delle micro e nano plastiche come fattore di rischio tumorale del colon. A oggi, questo è uno dei pochi studi che fornisce informazioni su quale potrebbe essere l’effetto della plastica all’interno del nostro organismo».

Mentre altri studi confermano la forte presenza di plastica anche nelle bottiglie d’acqua (nel 93%), Gaglio ricorda all’agenzia Dire come altri studi abbiano confermato la presenza di particelle di micro e nano plastica «in vari organi come colon, polmone, cuore e placenta» però «molto poco si conosce dell’effetto che hanno queste particelle sul nostro organismo» e, oltre a politiche per ridurre l’inquinamento da plastica in ambiente, saranno necessari sempre più studi per comprendere l’impatto delle plastiche nel tempo sulla nostra salute.

Un altro recente studio per esempio, racconta di come le microplastiche potrebbero fare male anche al cuore: microplastiche sono state infatti trovate nelle arterie, nel dettaglio nelle placche aterosclerotiche, depositi di grasso nelle arterie pericolosi per il cuore.

Secondo i ricercatori dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli che hanno monitorato 257 pazienti over 65 per 34 mesi sono state rilevate quantità misurabili di polietilene (Pe) nel 58.4% dei casi e di polivinilcloruro (Pvc) nel 12.5%. Dallo studio è emerso che il rischio di eventi cardiovascolari come per esempio infarto e ictus è risultato fino a 2 volte più alto rispetto a chi all’interno delle placche non aveva accumulato microplastiche.

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