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Rete dei Comuni Sostenibili: «L’Italia fuori linea rispetto all’Agenda 2030»

Giovedì 29 febbraio e venerdì 1 marzo si terrà l’assemblea nazionale dell’associazione che promuove politiche per la sostenibilità ambientale, sociale e culturale. Il presidente Valerio Lucciarini De Vincenzi ha spiegato a La Svolta a che punto è il Belpaese con i 17 obiettivi Onu
Valerio Lucciarini De Vincenzi
Valerio Lucciarini De Vincenzi
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27 febbraio 2024 Aggiornato alle 09:00

Raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 non è facile ma i sindaci e gli amministratori di tutta Italia hanno un alleato importante: è la Rete dei Comuni Sostenibili (il 29 febbraio e il primo marzo ci sarà la loro l’assemblea nazionale al Teatro dei Ginnasi di Roma).

La Rete dei Comuni Sostenibili è un’associazione nazionale, senza scopo di lucro, aperta all’adesione volontaria di tutti i Comuni italiani. L’associazione persegue finalità civiche, di solidarietà e utilità sociale attraverso lo svolgimento di attività per la promozione delle politiche per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica, sulla base dei 17 Obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite e dei 12 obiettivi di Benessere equo e sostenibile.

Nata a gennaio 2021 su iniziativa dell’Associazione delle Autonomie Locali Italiane (Ali), Città del Bio e Leganet, una società di servizi a supporto degli enti locali, l’associazione valorizza strumenti e buone pratiche innovative, concrete e virtuose. La Svolta ha intervistato Valerio Lucciarini De Vincenzi, presidente della Rete dei Comuni Sostenibili.

Quale sarà il tema al centro dell’assemblea nazionale?

Sarà l’apertura di una nuova fase per la Rete dei Comuni Sostenibili. Dopo i primi due anni e mezzo di sperimentazione e dopo aver avuto l’attestazione di tante adesioni, perché siamo arrivati a oltre 100 Comuni aderenti con altre centinaia di manifestazioni di interesse di altre realtà amministrative locali, riteniamo che non si tratta più di un’iniziativa sperimentale, ma di un progetto che trova corpo nella territorializzazione dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Abbiamo il sostegno dell’Asvis e l’attenzione molto impegnata del Centro di ricerche della Commissione europea che ci segue in quanto unica realtà in Europa ad aver generato in maniera operativa 100 indicatori in grado di poter misurare tutti i Comuni rispetto alla pianificazione sulla sostenibilità. Quindi è un’Assemblea strategicamente molto importante proprio in virtù del fatto che la Rete dei Comuni Sostenibili diventa una realtà consolidata che vuole continuare nella mission che l’ha caratterizzata e stimolata fin dalla propria costituzione.

Quali saranno i momenti salienti del programma dell’Assemblea nazionale?

Entrambe le giornate saranno impegnative, importanti e formative per coloro che parteciperanno, perché non solo ci saranno interventi come quello del professore Leonardo Becchetti, rappresentante di Next, che di sostenibilità predica e pratica da qualche anno ormai. Ci sarà il momento fondamentale a cui teniamo molto, quello dell’illustrazione delle buone pratiche da parte dei Comuni. È un momento fondamentale perché genera un contesto di confronto e di scambio tra le amministrazioni aderenti, per cui un Comune può individuare, tra le buone pratiche dei sindaci colleghi di altre parti d’Italia, una misura che potrebbe mettere in campo anche nella propria attività amministrativa locale. È un’assemblea molto produttiva: non è autoreferenziale come ce ne sono tante, legittimamente, ma è un’assemblea che produce elaborazione rispetto al progetto che è in campo.

Come descriverebbe la Rete dei Comuni Sostenibili? Come è nata e come si sta evolvendo?

È nata da un’intuizione, perché si è partiti da una consapevolezza e convinzione: l’assunto che soltanto attraverso il protagonismo dei sindaci e degli amministratori locali è possibile mettere a terra davvero la contaminazione rispetto alle politiche di sostenibilità. È un progetto, quindi, che chiama a raccolta i primi cittadini senza fare classifiche: per noi un comune sostenibile è un ente che accetta di farsi misurare rispetto alla propria pianificazione amministrativa sui temi della sostenibilità, a prescindere, che sia aderente alla Rete o meno. Noi ovviamente auspichiamo che lo sia ma qualunque altro strumento, di carattere però scientifico, che vada a misurare le politiche di sostenibilità in seno alla pianificazione amministrativa è uno strumento che genera responsabilizzazione all’interno dell’impegno dell’attività amministrativa locale. È un network che mette i sindaci nella condizione di scambiarsi best practices e anche di verificare, attraverso il rapporto annuale che redigiamo per ogni Comune che risponda al questionario, l’andamento delle tendenze rispetto alla misurazione di questi 100 indicatori delle attività amministrative sulla politica di sostenibilità. Quindi è uno strumento a servizio e a supporto dei Comuni.

A parte l’Assemblea nazionale, ci sono dei progetti in particolare che state seguendo in questo periodo?

Ce ne sono tanti. Sta avendo seguito, per esempio, quello che abbiamo iniziato qualche mese fa rispetto alla modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana. Questa modifica oggi compie due anni e prevede nella Costituzione il concetto di sviluppo sostenibile. Abbiamo attivato un’iniziativa per richiedere ai Comuni, aderenti e non, di procedere alla modifica del proprio statuto comunale e quindi di prevedere la sostenibilità all’interno proprio della Carta comunale. Poi, durante l’Assemblea, presenteremo la Carta della Sostenibilità tra i Comuni Sostenibili, un impegno importante cui il comitato scientifico ha lavorato molto in questi ultimi due anni.

Che cos’è la Carta della Sostenibilità?

È un modo di pensare alla strategia amministrativa comunale e provinciale, perché un altro progetto importante partito da qualche mese è quello delle Province Sostenibili: anche qui stiamo avendo un riscontro assolutamente positivo. Si tratta di configurare la strategia di sostenibilità all’interno della strategia comunale, ossia a supporto del Documento Unico di Programmazione (Dup) che è lo strumento utilizzato dai comuni per generare la propria pianificazione amministrativa. Se la strategia comunale si configura nella strategia di sostenibilità, non solo ogni sindaco dà il proprio contributo per la crescita dello sviluppo sostenibile ma diamo anche il nostro contributo al mondo in termini di sostenibilità economica, sociale e istituzionale.

A che punto siamo in Italia nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile?

Purtroppo non siamo messi bene, ce lo dice il rapporto annuale di Asvis che il direttore scientifico Enrico Giovannini ha ben illustrato a fine 2023, perché il nostro Paese appare assolutamente fuori linea rispetto ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Guardando ai 33 target valutabili con indicatori quantitativi, solo per 8 si raggiungerà presumibilmente il valore previsto per il 2030, per 14 sarà molto difficile o impossibile raggiungerlo. Per 9 si registrano andamenti contraddittori e per due la mancanza di dati impedisce addirittura di esprimere un giudizio in modo puntuale. Quindi il rapporto di Asvis mostra chiaramente come in questi 8 anni l’Italia non abbia scelto in modo convinto e deciso l’Agenda 2030 come mappa per realizzare uno sviluppo pienamente sostenibile sul piano ambientale, sociale, economico, istituzionale.

Ma quali sono le maggiori difficoltà che i Comuni affrontano in termini di sostenibilità?

Anzitutto, i Comuni affrontano difficoltà in quanto tali. Ce ne sono molteplici. Oggi un Comune, un sindaco o un amministratore ha molte difficoltà perché è preso dalle problematiche quotidiane che deve misurare, tra l’altro, con una prassi purtroppo che va avanti da anni nel nostro Paese, che è quella di ridurre i trasferimenti erariali ai comuni. Quella è una causa che genera l’effetto sulla parte corrente di bilancio, dove c’è un po’ tutto: la manutenzione, il servizio ambiente, la promozione culturale e territoriale, la formazione, le politiche sociali che sono un pezzo fondamentale per la tenuta di un approccio sostenibile. Quindi generare una strategia di sostenibilità non è complicato, anzi aiuta il sindaco a pensare che quella attività messa in campo possa essere configurabile in una strategia seguendo i 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Il problema sta nelle difficoltà generiche che un comune si trova di fronte. La sostenibilità è soltanto un’opportunità di crescita, emancipazione e organizzazione interna rispetto alla pianificazione amministrativa.

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