Futuro

Demenza: è possibile prevederla con un prelievo di sangue?

La ricerca del team di scienziati dell’Università Fudan di Shanghai e di Warwick ha scoperto che c’è un collegamento tra il livello elevato di 4 proteine nel sangue e la probabilità di sviluppare alcune forme di demenza
Credit: Cottonbro studio  

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27 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:00

Basterà eseguire un semplice prelievo del sangue per conoscere il futuro dei nostri organi e la probabilità che questi possano ammalarsi.

È la nuova prospettiva di ricerca messa in atto da un team di scienziati dell’University of Fudan a Shanghai, in Cina e permetterà soprattutto di prevedere, anche decenni prima, il rischio di contrarre varie forme di demenza, tra cui l’Alzheimer.

Guidata dal professore Jianfeng Feng e realizzata in collaborazione con un team di scienziati dell’University of Warwick, la ricerca rappresenta un grande passo in avanti per la medicina predittiva e il mondo della scienza: una sorta di “lettura” del futuro attraverso il nostro sangue, che, grazie all’elaborazione di sofisticati modelli, inaugura una nuova frontiera per la prevenzione delle malattie neurodegenerative (e non solo).

Per la realizzazione dello studio sono stati raccolti oltre 52.000 campioni di sangue di individui senza demenza e altre particolari patologie. I campioni sono rimasti congelati per circa 15 anni e sono stati esaminati molto accuratamente.

È qui che i ricercatori, grazie all’aiuto di software e modelli di intelligenza artificiale, hanno scoperto i marcatori biologici della demenza: 4 proteine specifiche (Gfap, Nefl, Gdf15 e Ltbp2) presenti in circa 1.400 persone tra quelle esaminate nel campione. Queste proteine hanno permesso ai ricercatori di prevedere l’insorgenza della demenza  e di altre patologie  con una precisione stimata del 90%.

La previsione è avvenuta 15 anni prima che gli individui colpiti ricevessero la conferma della malattia.

C’è un collegamento evidente tra un livello elevato delle 4 proteine, soprattutto se combinate con fattori di rischio come età e predisposizione genetica, e la probabilità di sviluppare malattie neurodegenerative.

A essere posta in primo piano dai ricercatori è la proteina Gfap: la probabilità che le persone che presentano livelli elevati di questa proteina possano contrarre la demenza aumenta a più del doppio.

La demenza, un lento e progressivo declino delle funzioni mentali come memoria, pensiero e capacità di apprendimento, è una patologia molto invalidante che comporta disorientamento, cambiamenti di personalità e dipendenza dagli altri. Colpisce quasi 60 milioni di persone al mondo e si prevede che l’incidenza aumenterà entro i prossimi 5 anni. La diagnosi precoce della malattia è fondamentale per ricorrere tempestivamente a una terapia mirata.

Al momento, per la cura delle varie forme di demenza tra cui l’Alzheimer, sono in fase di sperimentazione clinica più di 100 diversi principi attivi, tra cui il Lecanemab, un farmaco sviluppato dalla società farmaceutica giapponese Eisai in collaborazione con l’azienda statunitense Biogen. Ma accedervi, almeno in Europa, non è per niente facile. Il farmaco infatti, approvato negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration, è difficilmente accessibile nel continente europeo.

Nel Regno Unito, per esempio, come riportato da The Guardian, il servizio sanitario nazionale non è ancora pronto a fornirlo. Dalle prime sperimentazioni cliniche emergono però risultati incoraggianti, ma si dovrà fare ancora molto lavoro per capire gli effetti collaterali, dato che molti farmaci per la cura della demenza ne presentano anche di gravi.

Adesso, l’obiettivo del team di ricerca è quello di sviluppare e diffondere dei semplici test sanguigni per diagnosticare l’Alzheimer. «Speriamo di sviluppare un kit di screening che possa essere utilizzato nel sistema sanitario nazionale (inglese, ndr)», ha dichiarato a The Guardian Jianfeng Feng.

«Questo nuovo studio - afferma al quotidiano britannico la dottoressa Sheona Scales, Direttrice della ricerca dell’istituto Alzheimer’s Research Uk  -  si aggiunge al crescente numero di prove che dimostrano che l’esame dei livelli di alcune proteine nel sangue di persone sane potrebbe prevedere con precisione la demenza prima che si sviluppino i sintomi».

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