Ambiente

India: le proteste degli agricoltori infiammano il Paese

In seguito ai fallimenti delle trattative portate avanti con il governo a New Delhi è stato chiesto un prezzo minimo garantito per valorizzare raccolti e prodotti, Ma anche la cancellazione di debiti e prestiti
Credit: Biswarup Ganguly/Pacific Press via ZUMA Press Wire 

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14 febbraio 2024 Aggiornato alle 20:00

L’agricoltura è una questione italiana, europea, internazionale. Anche l’India è alle prese con le sue proteste dei trattori: lì i forti malumori dei coltivatori si stanno facendo sentire al punto che la polizia ieri ha sparato gas lacrimogeni su di loro e ha utilizzato i manganelli, gli idranti e i droni. Ci sono stati dei feriti tra i manifestanti, che in alcuni casi hanno risposto con lanci di pietre contro gli agenti.

Decine di migliaia di contadini infatti erano diretti verso New Delhi, con camion e mezzi agricoli. Hanno la ferma intenzione di ottenere dalle istituzioni un prezzo minimo garantito per valorizzare i propri raccolti e per proteggere i prodotti, in seguito ai fallimenti delle trattative portate avanti con il governo, guidato dal primo ministro Narendra Modi. L’altra richiesta riguarda la cancellazione dei loro debiti e dei prestiti e magari il raddoppio del loro reddito.

Il teatro degli scontri è stato quindi Ambala, a 200 chilometri a nord della capitale. Le forze di sicurezza indiane avevano preparato barriere in acciaio, cemento, chiodi e filo spinato sia in quella zona sia nelle strade circostanti che comunicano con i vicini stati del Punjab, considerato il granaio del Paese, dell’Haryana e dell’Uttar Pradesh. I conseguenti disagi al traffico e alla circolazione sono stati notevoli.

L’obiettivo della polizia era bloccare i punti di accesso e fermare l’avanzata della mobilitazione. Le cronache parlano di diverse persone arrestate, perché cercavano di oltrepassare le barricate.

Randeep Surjewala, un deputato d’opposizione originario dello stato dell’Haryana, ha commentato i fatti di questi giorni dicendo che il governo dovrebbe ascoltare i coltivatori invece di sparargli contro.

In India tra l’altro c’è un importante precedente storico, ancora fresco nella memoria nazionale, relativamente a “marce” di questa tipologia. Solo tre anni fa, il 26 gennaio 2021, gli agricoltori hanno sfondato i blocchi della polizia e hanno fatto il loro ingresso a New Delhi, simbolicamente, durante la festa della repubblica. Era il risultato di mesi di contestazioni inerenti la liberalizzazione dei mercati agricoli.

In quel contesto le manifestazioni dei contadini, cominciate nel 2020, hanno avuto una durata di oltre un anno e si sono concluse nel novembre del 2021, con il ritiro delle discusse leggi sull’agricoltura. L’aspetto più allarmante di quel periodo è che nella repressione hanno perso la vita oltre settecento persone. Poi c’è il tema dei suicidi: ogni anno migliaia di agricoltori indiani si tolgono la vita per via della povertà, dei debiti e della perdita dei raccolti a causa dei cambiamenti climatici.

Tra gli elementi in comune con le proteste viste in Italia, Germania e altri Paesi in queste settimane ci sono le accuse ai contadini di ospitare tra le proprie fila partiti politici - di certo si parla di 200 sigle sindacali coinvolte e scese in strada - e soprattutto l’orizzonte del voto.

Se tutta l’Unione europea si prepara a rinnovare il Parlamento a giugno, l’India guarda con preoccupazione alle proprie elezioni di aprile: l’agricoltura rappresenta tra il 15 e il 20% del Prodotto Interno Lordo e dà da vivere a due terzi degli 1,4 miliardi di abitanti totali. Il peso politico di questo settore dunque non può essere assolutamente ignorato. Il premier Modi punta al suo terzo mandato consecutivo.

Nel frattempo, attualmente, le autorità hanno vietato tutti i raduni pubblici con più di cinque persone a New Delhi e hanno interrotto il servizio internet in alcuni distretti dell’Haryana, per ostacolare le comunicazioni tra i manifestanti. Sembra che i coltivatori non abbiano intenzione di sospendere le loro mobilitazioni fino a quando non otterranno quanto richiedono. Uno sciopero rurale generale è stato annunciato per venerdì prossimo.

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