Ambiente

Agricoltura: l’Ue ritira la proposta sulla riduzione dei fitofarmaci

La presidente della Commissione europea von der Leyen ha deciso di bloccare il regolamento sui pesticidi che avrebbe ridotto il loro utilizzo del 50% entro il 2030
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8 febbraio 2024 Aggiornato alle 12:00

Le organizzazioni che rappresentano gli agricoltori italiani sono sembrate piuttosto timide, soprattutto nel prendere posizione, in occasione delle proteste dei trattori che si sono tenute in Europa e nel Belpaese. Ma adesso festeggiano a gran voce il ritiro della proposta di regolamento Ue Farm to fork sui fitofarmaci (Sur), annunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che dovrà avanzare la richiesta al Collegio dei commissari.

D’altra parte, si è trattato quasi di una presa d’atto formale, dopo il voto a maggioranza dell’Europarlamento contro il dimezzamento dei pesticidi in agricoltura e dopo la controversa proroga per altri 10 anni dell’uso del glifosato, classificato come “probabilmente cancerogeno”. E intanto, si avvicinano le elezioni europee di giugno.

Il tema centrale è: a fare il tifo per i fitofarmaci sono soprattutto i produttori; infatti, senza questi prodotti chimici, la resa calerebbe dell’8% per i cereali, dell’11% per i semi da olio e del 10% per gli ortaggi. I Verdi ne avevano ipotizzato la riduzione almeno a partire dal 2020, proponendo il regolamento ora rigettato.

Secondo il presidente nazionale di Cia Cristiano Fini, questo stop evita un disastro che «avrebbe falcidiato le produzioni agricole, mettendo a rischio non solo la sopravvivenza delle aziende del settore, ma anche la sicurezza alimentare dei cittadini europei».

«Ci siamo battuti fin da subito - aggiunge - per sostenere l’impraticabilità di un taglio netto del 50% dei fitofarmaci al 2030 senza valide alternative e con la crisi climatica in atto».

«Quando il pragmatismo prevale sull’ideologia è sempre una buona notizia - dichiara il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - In Italia il taglio dei fitofarmarci avrebbe potuto superare addirittura il 60%. La nostra linea è chiara. Il ricorso alle medicine delle piante nei processi produttivi va ridotto, come già si sta verificando, ma ogni divieto deve prevedere un’alternativa valida sotto il profilo tecnico ed economico».

La Confederazione terrà un’assemblea straordinaria a Bruxelles il 26 febbraio: «Ora va sospesa l’entrata in vigore delle nuove misure in materia di emissioni industriali estesa agli allevamenti e sul ripristino della natura - conclude il presidente - È una questione di coerenza».

Per Coldiretti poi, il ritiro della proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (Sustainable Use of pesticides Regulation, Sur) salva il 30% delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall’obiettivo (definito “irrealistico”) di dimezzare l’uso di agrofarmaci.

Secondo l’organizzazione agricola, il provvedimento avrebbe avuto un forte impatto sulla produzione italiana ed europea, favorendo l’importazione da Paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del diritto del lavoro.

Coldiretti aggiunge che, in un decennio, si è concretizzato il taglio del 20% sull’uso dei fitofarmaci, ritenuti essenziali per garantire la salute delle coltivazioni. «La battaglia per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani non si ferma», precisa il presidente Ettore Prandini, escludendo tagli alle risorse economiche che la Politica agricola comune (Pac) prevede per i coltivatori.

«Auspichiamo che l’annuncio di von der Leyen detti la linea per un nuovo approccio da parte della Commissione, iniziando sul serio quel dialogo strategico tanto annunciato, perché ormai è chiaro a tutti che nuove leggi e normative non possono prescindere da un lavoro condiviso con mondo agricolo e rappresentanza», ha concluso Fini di Cia.

Nel frattempo, quindi, la chimica continuerà a essere presente nei campi, anche se questo potrebbe implicare, “naturalmente”, che i pesticidi finiscano nel nostro corpo attraverso ciò che mangiamo. Ma l’Europa sembra avere altri pensieri al momento.

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