Culture

“Il patto del silenzio”: il bullismo attraverso gli occhi dei bambini

Il film di Laura Wandel mette in scena le emozioni di Abel, bullizzato dai compagni più grandi, e della sorellina Nora, raccontando le loro paure e fragilità: come si può combattere l’odio quando si è tanto piccoli?
Frame tratto dal film Il patto del silenzio
Frame tratto dal film Il patto del silenzio
Tempo di lettura 4 min lettura
20 febbraio 2024 Aggiornato alle 20:00

Bullismo e cyberbullismo rientrano tra le piaghe giovanili più importanti da eliminare. Si comincia dall’infanzia, a scuola, ma si può subire anche da adulti, con gli haters sui social. Ora, in esclusiva su RaiPlay, è disponibile Il patto del silenzio, pluripremiato film, debutto nel campo del lungometraggio di Laura Wandel, che porta in scena proprio il bullismo.

Al suo ingresso nella scuola elementare Nora (Maya Vanderbeque), 7 anni, assiste agli atti di bullismo di cui è vittima suo fratello maggiore Abel (Günter Duret), anche lui studente nello stesso istituto. All’inizio la bambina è scioccata e cerca di attirare l’attenzione degli insegnanti e del padre: cerca, quindi, la protezione degli adulti.

In 70 minuti la pellicola riesce a coinvolgere lo spettatore su più piani, partendo da quello emotivo; inoltre, genera nel pubblico riflessioni su come il contesto che circonda una persona (a partire dal linguaggio utilizzato dai coetanei) possa influenzare un determinato comportamento. Abel vuole tenere tutto segreto per non subire le ritorsioni dei suoi compagni aguzzini e impone quindi alla sorellina di rimanere in silenzio. Nora vive così un terribile conflitto interiore.

La regista belga dimostra una spiccata sensibilità sia perché sceglie di restare ad “altezza bambino”, concentrandosi sui volti dei due piccoli protagonisti e catturandone le emozioni (comprese la paura e la fragilità); in più il racconto mette perfettamente a fuoco il controverso microcosmo infantile e di come sin da piccoli possano emergere crudeltà e odio. L’intervento, quindi, è necessario ma non sempre gli adulti (dai genitori agli insegnanti) sono preparati a gestire determinate situazioni.

«Nella scuola c’è il tema dell’integrazione - ha evidenziato Wandel ponendo l’attenzione su uno spazio che è centrale ai fini della narrazione - ho osservato i cortili per diversi mesi prima di girare il film e ho colto un senso di territorialità, in cui ognuno deve cercare di trovare il proprio posto. L’infanzia è il periodo delle prime scoperte, quando la vita e le relazioni sono vissute in modo molto intenso. È in questo momento che il nostro paesaggio interiore viene disegnato e costruito. L’inizio della scuola influenza questo panorama, che spesso determina la nostra visione del mondo da adulti. Oltre che a leggere e scrivere, impariamo ad avere un rapporto con gli altri».

Il patto del silenzio fa capire il vero significato di emarginazione, bullismo, insinuazioni sugli affetti più cari e potrebbe essere un importante strumento di confronto tra alunni e insegnanti e tra genitori e figli. Il film si vede e si vive con una grandissima partecipazione, fino ad arrivare a un finale molto coinvolgente. «Penso che la gentilezza sia innata, e poi si perda - ha dichiarato la regista - ma penso che possa essere re-imparata».

La pellicola ha ricevuto nel 2021 il Premio Fipresci Miglior film al Cannes Film Festival e ha ottenuto 10 nominations e 7 premi al Magritte Awards; inoltre, nel 2021, è stato premiato al London Film Festival come Migliore opera prima.

Leggi anche
Frame dal film "I figli della violenza", 1950 di Luis Buñuel
Violenza
di Giulia Blasi 6 min lettura