Ambiente

Smog: ancora troppe città italiane “malate”. Prima Frosinone

I dati del rapporto di Legambiente, Mal’Aria, fotografano un’Italia, dalla Pianura Padana al Lazio, che sfora i limiti d’inquinamento e fatica a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo
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12 febbraio 2024 Aggiornato alle 13:00

A differenza di quanto si potrebbe ipotizzare la città più inquinata d’Italia, per numero di giorni di sformato di polveri sottili, non è nella Pianura Padana soffocata dallo smog.

Al primo posto della classifica di Mal’Aria, il report che ogni anno Legambiente stila per valutare la qualità dell’aria nelle città dello Stivale, c’è infatti Frosinone: qui, nel cuore del Lazio, i livelli di particolato hanno “sforato” per oltre 70 giorni.

Non certo una buona notizia in un’Italia dove la lotta allo smog è ancora in salita, seppur con qualche timido miglioramento. Se dal punto di vista del traffico automobilistico, del riscaldamento casalingo e di tutte azioni che aumentano i livelli di inquinanti le varie amministrazioni si stanno impegnando per abbassare i valori, ci sono realtà come quelle del Nord dove è complessissimo far scendere i livelli.

Proprio in questi giorni la Pianura Padana, tra anticiclone e inversione termica, ha sperimentato quella classica cappa che fa risultare l’aria irrespirabile. Ma anche al di fuori di questi singoli episodi invernali, i livelli di inquinamento atmosferico nelle città italiane risultano ancora lontani dai limiti normativi per il 2030 e spesso superiori ai valori suggeriti dall’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità.

Per fornire una fotografia dell’attuale smog presente in Italia Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia “sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (Pm 10, Pm 2.5) che del biossido di azoto (NO2)”.

Su 98 città monitorate 18 realtà hanno superato i limiti di Pm 10 (sforamento di 35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo).

Un dato che in qualche modo lascia qualche timida speranza di miglioramento: nel 2022 le città fuorilegge erano 29, nel 2021 invece 31.

Come detto, in testa alla classifica delle città più inquinate c’è Frosinone (con la centralina di Frosinone Scalo) con 70 giorni di sforamento, ovvero il doppio rispetto ai valori ammessi.

Proprio in questi giorni nella città laziale sono scattati nuovi blocchi alla circolazione per le auto più inquinanti nel tentativo di non peggiorare ulteriormente le condizioni.

Dietro Frosinone si posizionano poi Torino (Grassi) con 66, Treviso (strada S. Agnese) 63 e Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62. Anche le tre città venete, Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano), e Vicenza (Ferrovieri), superano i 50 giorni, rispettivamente 55, 55 e 53. Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono la lista Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36.

In generale, fa sapere Legambiente, “le città italiane, da Nord a Sud, presentano ancora considerevoli ritardi rispetto ai valori più stringenti proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030 (20 µg/mc per il Pm 10, 10 µg/mc per il Pm 2.5 e 20 µg/mc per l’NO2)”.

Tra le novità proposte dall’Ue anche l’introduzione di una soglia per la media giornaliera “per il Pm 2.5 fissata a 25 µg/mc da non superare per più di 18 giorni all’anno e di 50 µg/mc per l’NO2 da non superare più di 18 volte per anno civile; mentre l’abbassamento della soglia preesistente per il Pm 10 passerebbe da 50 µg/mc a 45 µg/mc per un massimo di 18 superamenti in un anno”.

Ancor più stringenti le linee guida aggiornate dall’Oms nel 2021, con limiti più bassi a quelli europei e in particolare con la raccomandazione di una media annuale del particolato fine (Pm 2.5) a 5 µg/mc, quella del particolato inalabile (Pm 10) a 15 µg/mc, mentre per il biossido di azoto (NO2 ) a 10 µg/mc.

Limitazioni che forse, se rispettate come politiche di contrasto all’inquinamento, potrebbero aiutare ad abbassare i drammatici dati sulle vittime da smog: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente l’inquinamento atmosferico causa infatti 400.000 morti premature ogni anno, 90.000 delle quali in Italia.

Anche per questo motivo, commenta l’associazione ambientalista, “in un anno di poche luci e molte ombre bisogna pensare alla salute dei cittadini che è a rischio. Governo, Regioni e Comuni devono accelerare.

Per ottenere aria pulita, bisogna ripensare subito la mobilità urbana, implementando zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con Città a 30 km/h e strade scolastiche, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale, nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali e nell’elettrificazione di tutti i veicoli.

Indispensabile agire sinergicamente anche sulle altre fonti di inquinamento, come il riscaldamento domestico e l’agricoltura”. Proprio per ribadire il concetto, dall’8 febbraio al 6 marzo in 18 città italiane si terrà la campagna itinerante Città2030 per spingere nella direzione di una “mobilità urbana a zero emissioni, più accessibile e sicura”.

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