Ambiente

Quali sono le aziende più impegnate nella lotta al cambiamento climatico?

Lo racconta la classifica stilata da Carbon Disclosure Project. Tra le 400 migliori, 152 sono europee e 8 sono italiane
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7 febbraio 2024 Aggiornato alle 17:00

Quanto si stanno impegnando le aziende nella lotta al cambiamento climatico?

Ogni anno cerca di rispondere a questa domanda la Cdp, Carbon Disclosure Project, ente non profit che gestisce il sistema mondiale di divulgazione ambientale per aziende, città, Stati e regioni, basando il proprio rating sul livello di trasparenza e sulle performance in materia di cambiamento climatico, foreste e sicurezza idrica dei soggetti analizzati.

Nel corso del 2023 le aziende prese in esame sono state 21.000, provenienti da tutto il mondo; di queste, solo il 2% (e dunque circa 400) hanno raggiunto il punteggio massimo, il livello A. Ma, in questo scenario, l’Europa conferma il suo ruolo di leadership in termini di trasparenza e azione ambientale.

Infatti, il 38% delle 400 aziende che hanno raggiunto il vertice della classifica sono europee (in termini assoluti, sono 152 su 400), mentre delle 10 globali che hanno raggiunto il massimo riconoscimento in tutte e 3 le categorie (che ricordiamo essere clima, foreste e acqua), ben 6 appartengono all’Unione europea.

Una piccola ma necessaria menzione al merito va anche al nostro Paese: delle 152 aziende europee, 8 sono italiane: Italgas, Pirelli, Mundys, Moncler, Snam, Tim, Erg e infine Danieli & C Officine Meccaniche.

I punteggi Cdp

Il punteggio Cdp è diventato un indicatore cruciale per misurare l’impatto ambientale delle aziende, offrendo un’istantanea chiara delle loro pratiche e prestazioni in termini di sostenibilità. Attraverso questo punteggio, le aziende e i loro stakeholder possono comprendere esattamente a che punto sono nel loro percorso per raggiungere gli obiettivi ambientali globali, come quelli stabiliti dall’Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.

Importante però sottolineare che questi punteggi non rappresentano soltanto una misura statica, ma offrono anche una visione dinamica della traiettoria dell’iter ambientale delle aziende nel corso degli anni, e permette loro di valutare i propri progressi nel tempo e dunque di modificare le proprie strategie di sostenibilità.

In quest’ottica, la divulgazione ambientale non è solo una pratica etica, ma anche uno strumento essenziale per raggiungere gli obiettivi net zero e prevenire il cosiddetto greenwashing. E, nota certamente positiva, il numero di aziende che divulgano informazioni sul clima e sull’impegno ambientale è in continua crescita.

Ma come funziona questa classifica? In breve, le aziende valutate ricevono un punteggio su 4 livelli, livelli che rappresentano i passaggi che l’azienda stessa attraversa nel suo percorso di gestione responsabile dell’ambiente: divulgazione (livello D), consapevolezza (livello C), gestione (livello B) e leadership (livello A).

Più nello specifico, il livello D rappresenta il livello di impegno di un’azienda nella divulgazione di tematiche di sostenibilità ambientale e climatica, e rappresenta il punto di partenza del percorso. Il livello C, invece, indica un livello di coinvolgimento di consapevolezza, e dunque su come le questioni ambientali si intersecano con l’attività dell’impresa.

Le aziende che ottengono un punteggio B sono quelle che hanno affrontato gli impatti ambientali della propria attività e hanno assicurato una buona gestione dell’ambiente: dunque, bene, ma queste azioni ancora non la contraddistinguono come leader nel suo settore di riferimento.

Infine, per raggiungere il livello A le organizzazioni devono dimostrare la propria leadership ambientale, rendendo pubblici gli interventi nelle tre aree di cambiamento climatico, deforestazione o sicurezza idrica.

Le migliori aziende nel mondo e in Europa

Dunque, il punteggio Cdp rappresenta uno strumento essenziale per guidare l’azione ambientale delle aziende, fornendo dati chiari e trasparenti per valutare le prestazioni ambientali nel lungo periodo. Ma quali sono le aziende che si sono classificate meglio?

A livello europeo, a dominare la top 10 è la Francia con ben 4 aziende su 10, a cui fa seguito l’Austria, con 2, e poi Germania, Regno Unito, Danimarca e Svizzera. In particolare, Beiersdorf AG (Germania), insieme a Danone (Francia), Kering (Francia), Lenzing AG (Austria), L’Oréal (Francia) e Mayr-Melnhof Karton Aktiengesellschaft sono le prime 6 classificate, con tripla A (clima, foresta, sicurezza idrica).

Fanno seguito A.G. Barr Pic (Regno Unito), A.P. Moller-Maersk (Danimarca), ABB (Svizzera) e Accor (Francia), che hanno guadagnato una A sul fronte clima.

A sovrastare la classifica mondiale, invece, 10 aziende con tripla A, di cui le 6 europee sopra citate: la tedesca Beiersdorf prima, le francesi Danone, Kering e L’Oréal, che si classificano rispettivamente seconda, quarta e settima.

In terza posizione l’asiatica Kao Corporation, in sesta Klabin S/A, azienda Sudamericana e a chiudere la classifica la nona classificata, l’americana Philip Morris, e infine l’asiatica Sekisui House.

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