Ambiente

Italia - Africa: 5,5 miliardi per il Piano Mattei, l’energia è il centro della questione

Meloni ha presentato i 5 punti del progetto per la costruzione di un partenariato tra Italia e Stati africani: «Centrale il nesso clima-energia, come per esempio tutti gli interventi per rafforzare l’efficienza energetica e l’impiego di rinnovabili»
I partecipanti al Summit Italia - Africa al Senato
I partecipanti al Summit Italia - Africa al Senato Credit: ANSA/FABIO CIMAGLIA
Tempo di lettura 10 min lettura
30 gennaio 2024 Aggiornato alle 09:00

L’attesa era molta. Del “Piano Mattei” la premier Giorgia Meloni parla da circa un anno e mezzo. Il primo accenno, infatti, risale al suo discorso di insediamento nell’ottobre 2022.

Il vertice Italia-Africa, inizialmente previsto per l’ultima settimana di ottobre 2023, era stato con uno short notice rinviato a causa della “grave situazione mediorientale”. Poi, le date: 28 e 29 gennaio e, con queste, una prima delineatura con dati e cifre fornite dal discorso inaugurale delle premier Meloni e da una serie di informazioni circolate nell’intensa giornata di lavori al Senato della Repubblica.

Andiamo per ordine. Intanto un po’ di numeri e dati. 46 Stati rappresentati su 54 (in realtà sarebbero 55 se si includesse il Sahara occidentale, riconosciuto dall’Unione Africana ma non dal blocco occidentale), 13 Presidenti, 6 Primi Ministri, tanti Vice Presidenti e una serie di Ministri degli esteri o alti funzionari. E poi altissima rappresentatività dell’Unione Africana, l’Unione Europea, l’Onu e vari organismi internazionali.

Il vertice, quindi, puntava in alto. Non è stato come gli altri summit Italia-Africa che hanno registrato sempre livelli eminenti ma mai superiori ai ministeriali. La conferenza Italia-Africa. Un ponte per una crescita comune ha avuto l’ambizione di portare a Roma l’Africa che conta davvero e interloquire con capi di Stato, decisori politici, uomini forti. E, a giudicare dalla lista dei partecipanti messa a disposizione dei giornalisti e del clamore mediatico, ha raggiunto l’obiettivo.

Nel discorso di apertura la premier italiana, prima di declinare alcuni punti del Piano Mattei, ha sottolineato la natura alla base dei rapporti da stabilire tra il nostro Paese e il continente africano da qui al futuro. «Pensiamo – ha detto - che sia possibile immaginare e scrivere una pagina nuova nella storia delle nostre relazioni. Una cooperazione da pari a pari, lontana da qualsiasi tentazione predatoria, ma anche da quell’impostazione “caritatevole” nell’approccio con l’Africa che mal si concilia con le sue straordinarie potenzialità di sviluppo».

Secondo le statistiche dell’Economist Intelligence Unit fresche di stampa, nel 2024 ben 12 dei 20 Paesi più̀ dinamici e in crescita economica al mondo saranno africani. Tutti gli indicatori economici concordano poi nel sostenere che la crescita del Pil africano nel 2024 sfiorerà il 4% (con alcuni singoli Paesi abbondantemente sopra al 5%), mentre nell’Ue siamo all’1,3%.

“Che fosse arrivato il tempo di un nuovo stile di interazione con l’Africa – spiega Martino Ghielmi, fondatore del portale vadoinafrica.com che raduna oltre 30.000 professionisti e imprenditori attivi - è qualcosa che chiunque viva e lavori sul terreno sostiene da anni. Parliamo di un continente giovane (età media subsahariana 19 anni scarsi, ndr), che affronta le sfide (per esempio la mancanza di linee elettriche) come fossero opportunità, come a esempio l’utilizzo di sistemi offgrid, operando in molti campi il cosiddetto ‘salto della rana’”.

L’Africa poi guadagna posizioni politiche a ritmi incalzanti. Basti ripensare al caso del Sudafrica che non solo riesce a portare Israele all’Aia ma ha anche successo dimostrando al mondo un cambio di paradigma: è il Sud globale che spiega all’Occidente come rispettare i diritti civili e umani. L’Unione Africana, nel frattempo, si è aggiudica un posto permanente al G20.

Si poterebbero fare molti altri esempi di come l’Africa sia in fermento permanente e stia vivendo una stagione nuova, decolonizzata e di sviluppo. Senza, ovviamente, negare la realtà che è ancora fatta tanto di conflitti, regimi liberticidi e danni ambientali (causati, però, praticamente al 100% in Occidente), si può ugualmente constatare come il futuro del mondo parli più lingue africane che europee.

Moussa Faki, il presidente della Commissione dell’Unione Africana, nel suo intervento all’apertura dei lavori del vertice ha dichiarato: «Avremmo preferito essere consultati - ha detto - l’Africa è certamente pronta a discutere i contorni e le modalità di attuazione del Piano Mattei ma non ha intenzione di tendere la mano, noi non siamo mendicanti, la nostra ambizione è più alta».

Tornando a numeri e dati, il Piano Mattei, così come è stato presentato dalla premier, si articolerà in «cinque grandi priorità di intervento: istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia» (temi che dopo i discorsi inaugurali hanno dato i titoli ai panel presieduti dai ministri di riferimento dell’esecutivo italiano, ndr), e disporrà di «oltre 5,5 miliardi di euro dei quali circa 3 miliardi dal Fondo italiano per il clima e circa 2,5 miliardi dalla cooperazione allo sviluppo».

Nelle aspirazioni di Meloni si avrà il sostegno di Banche Multilaterali di Sviluppo, Ue e altri Stati donatori come Emirati Arabi e Arabia Saudita; si punterà più a joint venture e partnership commerciali - economiche piuttosto che a cooperazioni di tipo socio - culturale.

I pilastri del Piano Mattei

1. Istruzione e formazione. Il Piano si occuperà degli interventi che si prefiggono di promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, l’adeguamento dei curricula, l’avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese, coinvolgendo in particolare gli operatori italiani e sfruttando il modello italiano di Piccola e Media Impresa.

«Parto dal pilastro istruzione e formazione professionale, che è decisivo perché qualsiasi investimento, per portare ricchezza, ha bisogno di generare lavoro, e quel lavoro necessita di una adeguata istruzione e di una adeguata formazione. Per costruire ponti, ferrovie, impianti fotovoltaici, strade, scuole, ospedali, occorrono competenze e occorre la formazione ai fini di quella competenza. Penso a esempio al Marocco, dove puntiamo a realizzare un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili», ha dichiarato Meloni.

2. Agricoltura. Gli interventi saranno finalizzati a diminuire i tassi di malnutrizione, a favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari, a sostenere lo sviluppo dei bio-carburanti non fossili; importante, poi, lo sviluppo dell’agricoltura familiare, la salvaguardia del patrimonio forestale e il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici tramite un’agricoltura integrata.

«Se è vero - ha dichiarato Meloni - che l’Africa detiene il 60% delle terre coltivabili, e che quelle terre sono spesso purtroppo inutilizzate, noi dobbiamo fare in modo che la tecnologia contribuisca a renderle coltivabili perché possano dare frutti. E dico di più. Non siamo impegnati solamente sulla “food security”, ma anche sulla “food safety”. Cioè la sfida che vogliamo centrare non è solo garantire cibo per tutti, ma garantire cibo di qualità per tutti».

«Intendiamo avviare a esempio in Algeria un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico siamo impegnati a costruire un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali. Ancora, in Egitto prevediamo di sostenere, in un’area a 200 km da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione, oltre ovviamente ad accompagnare la formazione professionale. Ma penso anche al progetto già avviato in Tunisia, dove stiamo lavorando per potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare», ha spiegato la Presidente del Consiglio.

3. Salute. Si punta a rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili, a potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca e della digitalizzazione, a sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali.

«Il Piano Mattei dedicherà poi uno specifico capitolo alla salute. Qui la prima Nazione alla quale vogliamo rivolgerci è la Costa d’Avorio, dove il nostro obiettivo è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari, con un’attenzione particolare ai più piccoli, alle loro mamme e alle persone più fragili», ha spiegato la Premier.

4. Acqua. Una risorsa preziosissima, la cui scarsità in Africa rappresenta uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflittualità e spinta alla migrazione. Gli interventi riguarderanno: la perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici, la manutenzione dei punti d’acqua preesistenti, gli investimenti sulle reti di distribuzione, le attività di sensibilizzazione circa l’utilizzo dell’acqua pulita e potabile.

«Vogliamo offrire il nostro contributo anche per migliorare la gestione e l’accesso all’acqua, risorsa sempre più scarsa la cui mancanza è uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflitti e migrazione. Su questo fronte cito brevemente altri due progetti pilota: il primo nella Repubblica del Congo, dove intendiamo impegnarci nella costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile; il secondo in Etiopia, dove vogliamo avviare il recupero ambientale di alcune aree e portare avanti interventi di risanamento delle acque, anche attraverso la formazione e il sostegno tecnico alle Università locali», ha dichiarato Meloni.

5. Energia. È uno dei settori centrali del Piano, con l’obiettivo di rendere l’Italia un hub energetico, un vero e proprio ponte tra l’Europa e l’Africa. Sarà ovviamente centrale il nesso clima-energia, come a esempio tutti gli interventi che verranno portati avanti per rafforzare l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili con azioni volte ad accelerare la transizione dei sistemi elettrici, in particolare per la generazione elettrica da fonti rinnovabili e le infrastrutture di trasmissione e distribuzione. È un impegno che ricomprenderà anche lo sviluppo in loco di tecnologie applicate all’energia anche attraverso l’istituzione di centri di innovazione, dove le aziende italiane potranno selezionare start-up locali e sostenere così l’occupazione e la valorizzazione del capitale umano.

«L’ultimo pilastro, certamente non ultimo per importanza, quello dedicato al nesso clima-energia e alle infrastrutture collegate. Noi siamo sempre stati convinti che l’Italia abbia tutte le carte in regola per diventare l’hub naturale di approvvigionamento energetico per l’intera Europa. È un obiettivo che possiamo raggiungere se usiamo l’energia come chiave di sviluppo per tutti - ha spiegato Meloni - L’interesse che persegue l’Italia è aiutare le Nazioni africane interessate a produrre energia sufficiente alle proprie esigenze e a esportare in Europa la parte in eccesso, mettendo insieme due necessità. Quella africana di sviluppare questa produzione e generare ricchezza, e quella europea di garantirsi nuove rotte di fornitura energetica».

«Tra le iniziative in questo ambito voglio ricordare quella in Kenya dedicato allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a circa 400.000 agricoltori entro il 2027. Ma chiaramente questo scambio funziona se ci sono anche infrastrutture di connessione tra i due continenti e lavoriamo da tempo anche su questo, soprattutto insieme all’Unione europea, penso all’interconnessione elettrica ELMED tra Italia e Tunisia, o al nuovo Corridoio H2 Sud per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale passando per l’Italia», ha aggiunto.

I pareri del think thank climatico Ecco

Riguardo l’implementazione del Piano, il think tank dedicato al clima Ecco ha commentato, in un comunicato stampa rilasciato a margine del vertice: “forti ambiguità su clima ed energia”.

Clima e energia, infatti, si confermano, pilastro centrale del Piano, ma “manca – prosegue il comunicato - un chiaro riferimento agli impegni internazionali sul clima, ribaditi dal Governo italiano anche in occasione dell’ultima COP28 di Dubai. Un’opportunità persa se gli obiettivi del Piano non si allineeranno agli impegni sul clima e alle opportunità della transizione”.

Un altro aspetto rilevante del Summit, sempre secondo Ecco, “è l’esclusione tra i partecipanti dei rappresentanti della società civile africana. Società civile che si è dimostrata compatta nelle sue richieste nella lettera inviata i giorni scorsi al Presidente Sergio Mattarella e al Governo”.

Leggi anche
Nucleare
di Mario Di Giulio 4 min lettura
Lac Rose, Senegal
Crisi climatica
di Alessandro Leonardi 3 min lettura