Diritti

Bangladesh: aperta un’indagine sulle presunte adozioni forzate negli anni ‘70

Tra il 1976 e il 1979 alcuni bambini bengalesi sono stati affidati a famiglie straniere senza il consenso dei loro genitori, ingannati dalla cosiddetta “truffa del collegio”. La denuncia è partita dal Guardian
Credit: Ahmed Hasan 
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
31 gennaio 2024 Aggiornato alle 09:00

I racconti sono moltissimi, le testimonianze strazianti. Una donna di ottant’anni ricorda con precisione quel giorno di quarant’anni fa in cui due persone si presentarono alla sua porta, nel campo profughi di Dattapara, in Bangladesh, offrendole la possibilità di prendersi cura di suo figlio e di offrirgli una buona educazione. Dissero di essere di Terres Des Hommes Netherlands, che operava lì, dove lei viveva con il marito malato. E loro si fidarono. Sayrun Nisa lo lasciò in un’orfanotrofio che credeva fosse gestito dall’organizzazione, ma una settimana dopo il bambino di sei anni era sparito. Scoprì che era stato mandato all’estero.

Quello che è accaduto a Nisa non è stato un caso isolato: l’inchiesta del Guardian ha raccolto questa e decine di altre storie simili dando il via alla prima indagine ufficiale della polizia sulle accuse secondo cui, negli anni ‘70, centinaia di bambini sarebbero stati adottati all’estero senza il consenso dei genitori.

La sezione speciale del Bangladesh a Dacca, la capitale, si sta concentrando sulle adozioni registrate nei Paesi Bassi quasi cinquant’anni fa, tra il 1976 e il 1979: come riporta Shapla Community, una fondazione che si impegna a rappresentare gli interessi dei bambini e delle bambine bengalesi che sono stati adottati nei Paesi Bassi e che desiderano ritrovare i propri genitori, tutto iniziò quando il Bangladesh ottenne l’indipendenza dal Pakistan nel 1971.

Centinaia di migliaia di persone erano state uccise, milioni di sopravvissuti erano rimasti sfollati: per loro vennero allestiti tre campi profughi, tra cui quello di Dattapara. Lì sorgeva la sede di un programma di soccorso per bambini gestito di Terres des Hommes Netherlands, che si impegna nella lotta contro gli abusi sui minori, lo sfruttamento sessuale, il traffico di minori, il lavoro minorile e fornisce assistenza di emergenza.

Durante il reinsediamento all’estero degli orfani di guerra e dei bambini nati da donne vittime di stupro dopo l’indipendenza del Bangladesh, molti furono mandati nei Paesi Bassi. Secondo le famiglie locali, quel programma era una copertura per rapire bambini bengalesi e portarli all’estero: diverse donne nella zona di Tongi a Dacca sarebbero state attratte dalla prospettiva di un futuro migliore per i propri figli, credendo di portarli in una sorta di collegio, ingannate dalla cosiddetta “truffa del collegio”.

La cittadina olandese Kana Verheul, fondatrice della Shapla Community, è stata la prima testimone a essere interrogata dalla polizia. È riuscita a ritrovare la madre biologica dopo aver notato delle discrepanze nei suoi documenti di adozione, che la descrivevano come orfana. Una volta ritrovata, però, la madre è morta dopo qualche mese.

TDHn, che opera in Bangladesh per permettere che i 7,2 milioni di bambini che lavorano nel Paese tornino a scuola, ha sempre negato queste accuse e ha spiegato di non essere mai stata un’agenzia di adozione. “Dopo un articolo apparso nel 2017 in un Nieuwsuur (programma televisivo olandese) su presunte irregolarità nelle adozioni dal Bangladesh e accuse contro Terre des Hommes, abbiamo cercato di rispondere a tutte le domande sul modo in cui la nostra organizzazione si è intrecciata con le adozioni dal Bangladesh all’epoca tempo”, spiega la Ong. Pur dichiarandosi innocente, l’organizzazione “non ha mai respinto la richiesta di sostegno da parte della comunità delle adozioni”, per questo sostiene i programmi di ricerca dei parenti in vita.

Il rapporto del 2021 del Comitato Joustra che, per conto del ministero, ha condotto una ricerca sulle pratiche di adozione passate in vari Paesi tra cui il Bangladesh, ha dimostrato che la pratica dell’adozione negli anni ‘70 era caratterizzata “da buone intenzioni e dilettantismo”, con “gli interessi dei bambini e dei loro genitori biologici che spesso venivano subordinati a quelli dei genitori adottivi”. Anche se non è facile stabilire quanti siano stati esattamente i bambini mandati all’estero dal Bangladesh negli anni ‘70, i dati ufficiali riportati dal Guardian mostrano che tra il 1975 e il 1979 ne sono stati adottati almeno 454 solo nei Paesi Bassi.

Tahsin Mashroof Hossain Mashfi, a capo dell’unità della polizia che sta conducendo l’indagine in Bangladesh, ha dichiarato al Guardian: «Fare luce sulla questione ha acceso un profondo senso di responsabilità. Ci impegniamo a condurre un’indagine giusta e imparziale, sforzandoci di contribuire in modo significativo al processo di guarigione della nazione».

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