Economia

Occupazione femminile: in Giappone nel 2022 ha superato l’80%

Nonostante il dato incoraggiante, le differenze di genere sono ancora molte. Le donne guadagnano meno degli uomini e risultano avere un livello più basso di autorità e potere decisionale
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19 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:00

Prosegue, senza sosta, il declino demografico del Giappone. Con il dodicesimo calo consecutivo della popolazione e con quasi un terzo degli abitanti con oltre 65 anni, il Paese del Sol Levante si conferma quello con la popolazione più anziana del mondo. Al secondo posto, l’Italia.

Nel 2023 sono stati toccati diversi record negativi: il numero dei centenari è aumentato di 1.613 unità in un solo anno (per un totale di 92.139 al 1° settembre 2023); oltre il 10% dei giapponesi ha più di 80 anni; la popolazione totale ha registrato un calo di 556.000 abitanti rispetto all’anno precedente.

Tutto questo ha, inevitabilmente, delle conseguenze anche economiche.

In questa situazione alquanto drammatica, però, si inserisce una piccola nota positiva: la rivalutazione del ruolo della donna. In Giappone, infatti, la donna è sempre rimasta ai margini della società e del mondo lavorativo.

La strada da percorrere è ancora lunga: secondo il Global Gender Gap Report 2023, realizzato dal World Economic Forum, attualmente il Giappone si trova al 125° posto in classifica in materia di parità di genere, con un calo di 24 posizioni rispetto a 10 anni fa.

Secondo i dati del 2022, le donne lavoratrici giapponesi guadagnano solamente il 44% rispetto agli uomini di pari grado e competenza e risultano avere un livello più basso di autorità e di potere decisionale.

Un piccolo passo avanti, però, è stato registrato: nel 2022, il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 39 anni ha superato l’80% per la prima volta, mentre è calata al di sotto del 30% la percentuale di famiglie con donne casalinghe.

È aumentato anche il numero delle donne giapponesi che si iscrivono all’università, raggiungendo il 53% contro il 59% degli uomini.

Manca ancora un vero e proprio cambiamento culturale: basti pensare che, nonostante il congedo parentale sia esteso a uomini e donne, solo il 17% degli uomini lo ha utilizzato nel 2022, a fronte dell’80% delle donne. E non solo: la maggior parte delle donne ha abbandonato la carriera lavorativa dopo la nascita del primo figlio, a causa della mancanza di politiche a sostegno delle madri lavoratrici.

Inoltre, secondo un rapporto realizzato dalla World Bank, le donne in età lavorativa che non possiedono gli stessi diritti legali degli uomini e che hanno una posizione giuridica diversa sono 2,4 miliardi, di cui più della metà vive nella zona asiatica del Pacifico.

Il Giappone, quindi, intende spingere per una maggiore partecipazione delle donne nella società e anche nel mondo politico. La rivalutazione del ruolo della donna all’interno del mondo lavorativo è stata ribadita anche dal Primo ministro Fumio Kishida, il cui governo punta ad avere almeno il 30% delle donne nei ruoli dirigenziali delle imprese del Paese entro il 2030.

In particolare, entro il 2025 tutte le aziende quotate in Borsa dovranno garantire la presenza di almeno una donna nei Consigli di amministrazione.

Per quanto riguarda il raggiungimento della parità di genere nella politica, invece, secondo il rapporto del Wef il Giappone occupa il 138° posto in classifica, dietro a Paesi come Cina, Arabia Saudita e Turchia.

Per tentare di dare una scossa al mondo politico, Kishida ha deciso di nominare 5 donne nel nuovo schieramento governativo presentato a settembre 2023, pur rimanendo ancora molto indietro rispetto alla media generale dei Paesi del G7.

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