Diritti

Giappone: il “Festival dell’uomo nudo” coinvolge le donne dopo 1.250 anni

L’antica cerimonia, nota come Hadaka Matsuri, si terrà il 22 febbraio nella città di Inazawa. Tra i 10.000 residenti presenti ci sarà anche un gruppo di 40 donne che indosseranno abiti tradizionali e faranno solo offerte rituali
Durante il tradizionale festival dell'uomo nudo a Inazawa, in Giappone, migliaia di uomini che indossano solo un perizoma cercano di toccare l'"uomo dio" perché si ritiene che porti fortuna e felicità. 
Durante il tradizionale festival dell'uomo nudo a Inazawa, in Giappone, migliaia di uomini che indossano solo un perizoma cercano di toccare l'"uomo dio" perché si ritiene che porti fortuna e felicità.  Credit: Takahiro Yoshida/SOPA Images via ZUMA Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
26 gennaio 2024 Aggiornato alle 13:00

Si chiama hadaka matsuri e si svolge ogni anno in Giappone il 13° giorno del calendario lunare: quest’anno il “Festival dell’uomo nudo” si terrà il 22 febbraio 2024 nel santuario shintoista Konomiya-jinja nella cittadina di Inazawa, nella prefettura di Aichi. E per la prima volta vedrà la partecipazione di un gruppo di 40 donne.

In 1.250 anni di storia, infatti, la cerimonia è stata considerata vietata alle donne: Mitsugu Katayama, un funzionario del comitato organizzatore, ha dichiarato che in passato non esisteva alcun divieto attivo nei confronti delle donne, ma queste tendevano volontariamente a stare lontane dal festival. «Non abbiamo potuto organizzare il festival come facevamo prima negli ultimi tre anni a causa della pandemia», ha dichiarato al South China Morning Post, «e, nel tempo, abbiamo ricevuto molte richieste da parte di donne in la città a prendervi parte».

Eppure, Ayaka Suzuki, 36 anni, vicepresidente di un gruppo di donne che ha spinto per consentire la partecipazione delle donne al festival, ha spiegato durante una conferenza stampa che avrebbe voluto partecipare al festival fin da quando era bambina, e che avrebbe potuto farlo solo se fosse stata un ragazzo. «Vorrei pregare per la sicurezza della mia famiglia e per le persone colpite dal terremoto nella penisola di Noto», ha detto la donna ai giornalisti. «Mi prenderò cura di me stesso fino al giorno della festa».

Ogni anno, migliaia di uomini che indossano solo fundoshi - un tipo di perizoma tradizionale -, un paio di calzini tabi e una bandana hachimaki, prendono parte al festival per scacciare gli spiriti maligni nell’anno che verrà.

La cerimonia era nata come una pratica per sfuggire alla peste e ad altre malattie. Gli uomini, secondo la tradizione, sfilano per la città già dal mattino presto, gettandosi addosso secchi di acqua ghiacciata e tracannando sakè per riscaldarsi. Una volta raggiunto il santuario, nel tardo pomeriggio, invocano l’apparizione dello shin-otoko.

Si tratta di un “uomo-dio” che viene isolato per giorni prima dell’evento, mentre trascorre il tempo in preghiera. Il giorno della festa, viene rasato dalla testa ai piedi, spogliato e infine mandato in mezzo alla folla che circonda il santuario. E qui arriva il momento culminante del festival, quello per cui la cerimonia è famosa: gli uomini seminudi, in una mischia violenta, cercano di toccare l’“uomo dio”, prima che venga riportato al sicuro dentro il santuario.

Secondo la tradizione, toccarlo significa trasferire a lui la propria sfortuna. Alla fine dell’evento gli uomini spesso escono con contusioni e ferite.

Le donne, anche se parteciperanno alla cerimonia, non potranno prendervi parte nello stesso modo in cui lo faranno gli uomini: rimarranno completamente vestite, indossando degli happi, dei cappotti tradizionali giapponesi, e parteciperanno solo al rituale naoizasa: porteranno fasci di erba di bambù avvolti in un panno all’interno per posarli nel terreno del santuario.

Mitsugu Katayama prevede che quest’anno parteciperanno circa 10.000 persone del luogo, e altrettante assisteranno alla cerimonia. Il coinvolgimento delle donne nell’edizione 2024 è stato accolto con entusiasmo da numerose donne e attivistə per la parità di genere, come Sumie Kawakami dell’Università Yamanashi Gakuin: «Sono molto contenta di sentirlo ed è un buon segno del fatto che il Giappone stia facendo progressi, anche se ovviamente è in ritardo».

La docente che si occupa di donne e questioni di genere spera che sia il primo passo verso la possibilità per le donne di partecipare a tutte le celebrazioni.

In Giappone le donne sono escluse da numerose manifestazioni in quanto donne: nel sumo, per esempio, che ha radici negli antichi riti religiosi shintoisti, non possono salire sul dohyo, la zona di combattimento delimitata da un cerchio di balle di paglia.

Kawakami pensa che «la religione shintoista sia piuttosto restrittiva per le donne» al contrario del buddismo, più tollerante perché prevede anche la presenza di sacerdotesse.

Secondo alcuni, però, la ragione per cui le donne sono state finalmente incluse nel festival hadaka matsuri non risiede nella volontà di fare un passo avanti verso l’uguaglianza di genere, ma piuttosto nel tentativo di coinvolgere più persone possibili, indipendentemente dal loro genere, per far sopravvivere queste antiche tradizioni. Le comunità rurali si stanno riducendo perché i giovani si trasferiscono nelle grandi città in cerca di lavoro, lasciando le campagne popolate in gran parte da anziani e malati.

A dicembre, per esempio, gli organizzatori del festival Somin-sai nella città di Oshu, nella prefettura di Iwate, hanno dichiarato che l’evento millenario si svolgerà per l’ultima volta il 17 febbraio a causa della mancanza di partecipanti locali, come vuole la tradizione.

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