Diritti

Giappone: un terzo di dirigenti donne nelle aziende entro il 2030

Mentre una nuova legge contro la violenza di genere dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno, il Primo Ministro nipponico vuole ridurre il gap tra lavoratori e lavoratrici nei consigli di amministrazione
Fumio Kishida, primo ministro del Giappone
Fumio Kishida, primo ministro del Giappone Credit: EPA/Radek Pietruszka POLAND OUT
Tempo di lettura 4 min lettura
2 maggio 2023 Aggiornato alle 10:00

Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato che entro il 2030 quasi un terzo delle posizioni dirigenziali nelle principali aziende saranno occupate da donne. Questa dichiarazione arriva mentre il Giappone, che si prepara a ospitare il prossimo G7, è sotto pressione a livello internazionale a causa della disuguaglianza di genere diffusa nella vita pubblica e lavorativa del Paese.

Eppure, secondo lo studio Ipsos, i giapponesi sono la popolazione meno propensa (tra le 27 analizzate) a credere che il raggiungimento dell’uguaglianza di genere sia importante. Non risulta nemmeno una priorità assoluta per le donne: solo il 41% è d’accordo, contro il 31% degli uomini. L’obiettivo di Kishida, insomma, sembra remare contro una società che non vuole saperne di allinearsi con gli standard dei propri partner internazionali.

In questo contesto, il Giappone è l’unico Paese dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), oltre alla Turchia, ad avere un numero di donne laureate inferiore agli uomini, nonché quello con il più alto divario salariale di genere (24,5%), superato solo dalla Corea del Sud. Il problema, spiega il Fondo Monetario Internazionale, è dovuto soprattutto al fatto che le lavoratrici giapponesi che hanno un contratto non regolare sono quasi 4 volte di più rispetto ai lavoratori. Allo stesso tempo, le donne che ricoprono incarichi dirigenziali in politica e in azienda sono nettamente meno degli uomini.

Tuttavia, per il mercato degli investimenti giapponese l’uguaglianza di genere nei consigli di amministrazione è emersa come un fattore importante. Oltre il 60% degli investitori istituzionali in contatto con la segreteria del Presidente giapponese avrebbe affermato di prendere in considerazione la presenza di donne manager nelle aziende nella scelta dei propri investimenti; fra questi, il più grande fondo sovrano al mondo, quello norvegese, ha dichiarato che inizierà a votare contro le nomine dei consigli di amministrazione delle società giapponesi che non includono amministratrici donne.

In politica le cose non vanno meglio. Le deputate costituiscono il 10% della Camera bassa (Camera dei rappresentanti, Shūgiin) e il 28% della alta (Camera dei consiglieri, Sangiin), ponendo il Giappone agli ultimi posti nella classifica mondiale stilata dall’Inter-Parliamentary Union per numero di parlamentari donne.

Sebbene infatti la legge giapponese chieda di rendere il più possibile uguale il numero di candidati uomini e donne alle elezioni nazionali e locali, non prevede sanzioni quando ciò non avviene. Alle ultime elezioni della Camera alta del Parlamento giapponese, le candidate erano poco più del 32%, ma a influire sulla scarsa partecipazione delle donne alle elezioni sarebbero anche le molestie diffuse.

Una nuova legge contro la violenza sulle donne dovrebbe entrare in vigore entro il 2024, andando a sostituire la normativa in vigore che si basa ancora sulla legge antiprostituzione varata nel 1956. Intanto, però, negli ultimi anni, le donne vittime di abusi sono cresciute costantemente, in particolare per quanto riguarda i casi di violenza domestica e di stalking.

Kishida, per ora, intende raggiungere la parità di genere soprattutto in ambito aziendale. Il suo recente annuncio è coerente con una manovra legislativa introdotta l’anno scorso, quando ha imposto alle aziende con più di 300 dipendenti di rendere pubbliche le differenze salariali tra personale maschile e femminile, il rapporto tra donne e uomini manager e il tasso di dipendenti maschi che usufruiscono del congedo parentale.

Leggi anche
Elisabetta Nguyen Doan
Empowerment femminile
di Manuela Sicuro 16 min lettura
Lgbtq+
di Chiara Manetti 4 min lettura