Ambiente

La crisi climatica ha effetti negativi anche sul ciclo mestruale

Incentiva l’esclusione sociale, aumenta il rischio di endometriosi e può anticipare il momento del menarca. A pagarne di più sono le donne dei Paesi del Sud del Pianeta
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Tamanna Rumee 

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23 gennaio 2024 Aggiornato alle 08:00

“Usavo quello che trovavo, fazzoletti, pezzi di stoffa ma succedeva che mi sporcavo e questo, a scuola, mi faceva stare male. Così quando avevo il ciclo, non andavo”.

Spiega così l’ennesima difficoltà di vita a Mukuru, uno dei tanti slum del Kenya, Damaris Atieno, una ragazzina di neanche 15 anni intervistata dalla Cnn, assieme a un’altra decina di ragazze a Nairobi per un reportage che mette in relazione l’inquinamento e la crisi climatica con la salute delle giovani donne.

La sua famiglia non può permettersi l’acquisto di assorbenti e lei, dopo averne parlato con la mamma, sceglie di non uscire di casa e non frequentare le lezioni per vari giorni almeno una volta la mese.

Come Damaris, tantissime ragazze e donne, subiscono questa ulteriore forma di esclusione. Secondo un rapporto dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, il 65% delle giovani in Kenya non può permettersi i beni di prima necessità per gestire le mestruazioni.

Ed emergono dati secondo cui la scarsa qualità dell’aria potrebbe addirittura contribuire al peggioramento della situazione. Alcuni studi, infatti, come Period poverty impact on the economic empowerment of women condotto da K4D hanno messo in relazione l’inquinamento atmosferico con un aumento del rischio di endometriosi, una patologia che provoca la crescita di tessuto simile a quello che riveste l’utero al di fuori dell’utero stesso.

L’endometriosi può causare forti dolori, oltre a una miriade di altri problemi di salute riproduttiva. Ma tra gli effetti collaterali, si registrano anche sanguinamenti abbondanti durante le mestruazioni, un elemento particolarmente importante per Damaris e centinaia di migliaia di donne keniane.

Il Kenya produce, come tutti i Paesi del Sud del Pianeta, poche emissioni di CO2, sconta però un ambiente intossicato da plastiche e da una gestione problematica dei rifiuti che ne ha fatto una specie di discarica a cielo aperto permanente.

Il caso più emblematico è quello di Dandora Dump Site, una vallata profonda centinaia di metri a ridosso del fiume Nairobi ora divenuta una collina artificiale dai labili confini interamente fatta di rifiuti tossici.

La raccolta differenziata, in questo girone dantesco operativo H24/365 giorni all’anno, la fanno i waste picker, un esercito di 4.000 persone tra cui tantissimi bambini, che dividono plastica da carta, stoffe da organico o metallo.

Lavorano circa 12 ore al giorno, raccolgono e rivendono a compratori per il corrispettivo di pochi dollari. A volte mangiano i resti che trovano. I trecento camion che scaricano immondizie ogni giorno, trasportano in gran parte plastica, in una buona percentuale proveniente anche dall’Europa.

Purtroppo, in tutto il Paese, sorgono centinaia di piccole Dandora dove tanta gente vive a contatto con rifiuti tossici e inala fumi dannosi. E l’ambiente del Kenya ne risente gravemente. Ma la crisi climatica colpisce le giovani donne trasversalmente.

Negli Stati Uniti, secondo i ricercatori, le ragazze con una maggiore esposizione al particolato fine, una fonte primaria di inquinamento atmosferico, durante l’infanzia e durante la gravidanza delle loro madri hanno anticipato il momento del menarca, la prima mestruazione.

A Taiwan, uno studio condotto dalla China Medical University di Taichung ha rilevato che le donne esposte ai livelli più alti di inquinamento atmosferico avevano 33 volte più probabilità di sviluppare dismenorrea, o mestruazioni dolorose. “A Taiwan, una società con ottimi sistema sanitario e livello di igiene, abbiamo ancora donne in età riproduttiva che soffrono di mestruazioni dolorose causate dalla scarsa qualità dell’aria - afferma alla Cnn Oscar Lee, vice sovrintendente della China Medical University -, pensate a cosa può accadere a quelle che vivono in Paesi in via di sviluppo. È un tema grave per la salute globale”.

Tornando al Kenya, il problema ha un inevitabile impatto anche nel campo della parità di genere. Oltre a generare esclusione, crea anche dipendenza: un’indagine condotta da Huru International, una Ong che si occupa di questioni sanitarie per giovani donne, a Mukuru – lo slum di Damaris - e Mathare, ha rilevato che il 16% delle ragazze ha riferito di dover fare affidamento su fidanzati o uomini per ottenere i soldi per gli assorbenti.

Ad aver sposato la causa delle ragazze connazionali, è la senatrice keniana Gloria Orwoba. Membro del partito al governo, sta facendo pressione per modificare le politiche dell’esecutivo in materia di salute femminile e ha promosso un pacchetto di bilancio di 6,1 milioni di dollari finalizzato alla distribuzione di assorbenti igienici gratuiti ai milioni di donne e ragazze in tutto il Paese. “Spero che continuino le ricerche su come l’inquinamento o l’ambiente influiscano sulle donne nell’ambito dei diritti alla salute sessuale e riproduttiva” spiega alla Cnn.

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