Storie

Chi è Pekka Haavisto?

L’ex ministro degli Esteri finlandese è candidato alle Presidenziali del Paese. Se fosse eletto, sarebbe il primo proveniente dai Verdi e dichiaratamente omosessuale. Ti raccontiamo la sua storia
Credit: EPA/Henrik Montgomery SWEDEN OUT  

Tempo di lettura 4 min lettura
18 gennaio 2024 Aggiornato alle 13:00

Da ministro degli Esteri è stato in prima fila nello sforzo collettivo che ha portato la Finlandia nella Nato.

È stato il primo candidato alla presidenza finlandese dichiaratamente omosessuale e il primo membro di un partito ambientalista in tutta Europa a diventare ministro dell’Ambiente.

Ma ora Pekka Haavisto punta ancora più in alto: diventare il primo membro dei Verdi e personaggio politico apertamente omosessuale a essere eletto presidente della Finlandia.

L’occasione potrebbero essere le prossime votazioni il cui primo turno è previsto per il 28 gennaio. Per farlo, Haavisto ha una parola d’ordine, raccontata di recente al Guardian durante un’intervista, «lotta all’hate speech», ovvero a quei messaggi d’odio verso minoranze e gruppi sociali, che vengono propagandati nella società.

E nella sua carriera Haavisto di odio ne ha visto e combattuto parecchio.

Nato a Helsinki nel 1958 da genitori insegnanti, dopo essersi laureato in Scienze politiche all’University of Helsinki e aver inizialmente lavorato in diversi quotidiani nazionali, è stato eletto per la prima volta in Parlamento nel 1987. La sua elezione fu un momento storico per l’intero movimento ambientalista finlandese e avvenne in seguito a una serie di apparizioni televisive convincenti. Nel corso degli anni successivi Haavisto ha scalato le posizioni della politica nazionale diventando nel 1995 ministro dell’’Ambiente.

Nel 1999 ha quindi momentaneamente abbandonato la Finlandia per iniziare una carriera da mediatore per le Nazioni Unite.

Durante i primi anni Duemila ha lavorato tra l’altro nelle missioni di pace in Kosovo, Afghanistan, Iraq, Liberia, Palestina, Romania, Montenegro e Serbia.

In seguito, ha anche collaborato ai negoziati per portare la pace in Darfur.

Poi nel 2007 è arrivato il rientro in politica con un altro primato storico: nel 2012 è stato il primo candidato dichiaratamente omosessuale e di un partito ambientalista a correre alle Presidenziali. Il risultato è stato un dignitoso secondo posto, ripetuto anche alle elezioni del 2018. Nel 2019 poi ha guidato i Verdi al loro miglior risultato di sempre alle elezioni Parlamentari. In seguito a questo exploit l’allora primo ministro Antti Rinne ha deciso di nominare Haavisto nuovo ministro degli Esteri.

In questa veste ha avuto uno scontro che poteva arrivare a costargli la carriera: ha deciso infatti di rimpatriare le donne e i bambini finlandesi presenti nel campo profughi di al-Hawl che ospita in Siria gli sfollati dello Stato islamico dell’Iraq.

Una scelta però non condivisa integralmente dal suo governo. Tanto che un alto dirigente del ministero, Pasi Tuominen, si è messo di traverso, rifiutando di obbedire alle istruzioni di Haavisto, che ha a quel punto deciso di demansionare Tuominen. Questa decisione, una volta venuta a galla, è arrivata a far subire a Haavisto un voto di sfiducia da cui è passato per poco indenne.

Al netto delle polemiche interne, Haavisto si è fatto notare anche nel nostro Paese. Nel 2019 ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha chiesto agli altri Stati europei di «non lasciare sola l’Italia sull’immigrazione».

Anche verso la Russia ha mantenuto inizialmente un atteggiamento dialogante, che però è dovuto giocoforza cambiare dopo l’invasione dell’Ucraina decisa del presidente russo Vladimir Putin.

Un evento traumatico che ha convinto il governo finlandese e quello svedese a entrare nella Nato. Una scelta impensabile fino a poco tempo prima. Tanto che Ann Linde, ministro degli Affari Esteri svedese, aveva detto nel gennaio del 2022, anche a nome del suo collega finlandese, che i due Paesi non avevano «alcuna intenzione di entrare nella Nato».

Haavisto ha poi spiegato che la decisione è stata dovuta «all’imprevedibilità delle scelte russe». L’ingresso nella Nato non è stato semplice. Soprattutto per gli ostacoli posti dalla Turchia, critica sui rapporti che Svezia e Finlandia hanno con i curdi. «Qualcuno ci sta usando per giochi politici», si era sfogato nel maggio 2022 Haavisto con La Stampa. Poi alla fine l’entrata di Svezia e Finlandia è stata approvata lo scorso anno.

Con l’arrivo della campagna elettorale, la questione della sicurezza resta centrale in Finlandia vista anche la situazione internazionale. Non a caso il candidato presidente ha spiegato a The Guardian di aver messo «la sicurezza al primo posto» e di essere certo che per «vivere in sicurezza i finlandesi debbano essere uniti, eliminando l’odio verso le minoranze».

La mediazione e l’inclusione come strategia per la pace in un mondo sempre più muscolare. La ricetta convincerà gli elettori finlandesi?

Leggi anche
Ritratto
di Giunio Panarelli 4 min lettura
Elezioni
di Giunio Panarelli 3 min lettura