Economia

Assegno d’inclusione: come ottenerlo?

Dal 18 dicembre è possibile presentare la domanda telematica per il nuovo sostegno ai nuclei familiari in difficoltà economica. I requisiti più stringenti riducono la platea di possibili beneficiari. Ti raccontiamo quali sono
Credit: Tim Mossholder  

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17 gennaio 2024 Aggiornato alle 08:00

Da sempre sventolato dalla maggioranza di governo fra i principali temi su cui intervenire, il contrasto alla povertà targato Meloni assume ora tutta un’altra forma. E mentre il reddito di cittadinanza spara gli ultimi colpi prima di trovare posto in soffitta, il nuovo Assegno d’inclusione prende lentamente piede con nuove caratteristiche e, soprattutto, requisiti molto più stringenti.

Cosa si intende per Assegno d’inclusione?

È una nuova misura di intervento, ufficialmente in vigore dal primo gennaio, nata per contrastare la fragilità economica e l’esclusione sociale delle fasce più deboli della popolazione che, come il precedente Rdc, si propone di instradare i cittadini aventi diritto in un percorso di inserimento sociale comprendente formazione e politica attiva del lavoro. È costituito da due parti, cioè una integrazione del reddito familiare e un ulteriore sostegno per tutti quei nuclei che vivono in abitazioni in affitto (con regolare contratto).

A quanto ammonta?

Nel complesso, con l’Adi si potrà beneficiare di un contributo fino a 6.000 euro all’anno, utilizzabili attraverso una specifica carta elettronica ricaricabile emessa da Poste Italiane denominata Carta di inclusione.

L’importo potrà essere incrementi in base alla variazione della composizione del nucleo familiare, oltre a specifiche necessità abitative.

I contributi saranno erogati per un periodo massimo di 18 mesi, eventualmente rinnovabili di ulteriori 12. Inoltre, le famiglie residenti in una abitazione concessa con regolare contratto di locazione potranno beneficiare di un importo fino a un massimo di 3.360 euro.

Chi ne può beneficiare?

Potrà essere riconosciuto solo ai nuclei familiari con almeno un componente con disabilità, che sia minorenne, con almeno 60 anni di età o sia inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.

Il richiedente, inoltre, dovrà essere cittadino italiano o residente in Italia da almeno cinque anni e dovrà possedere un Isee inferiore ai 9.360 euro.

È proprio questo elemento a destare più confusione fra le opposizioni, specialmente nelle forze politiche più vicine al vecchio Rdc, in quanto un requisito economico così stringente riduce la platea di possibili interessati a circa 737.000 nuclei familiari, tagliando fuori oltre metà delle famiglie beneficiarie della misura precedente, pari a 442.000 su oltre 800.000 beneficiari (dati del giugno 2023).

Per accedere alla misura sarà necessario poi non essere sottoposti a misure cautelari personali o di prevenzione (limitazioni della libertà personali) o aver ricevuto una sentenza definitiva di condanna nei dieci anni precedenti la richiesta.

Inoltre, tutti i potenziali beneficiari di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non hanno completato il percorso di studi obbligatorio per legge dovranno essere iscritti e frequentare regolarmente dei percorsi di istruzione degli adulti di primo livello, finalizzati al conseguimento del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione e della certificazione attestante l’acquisizione delle competenze di base legate all’obbligo di istruzione.

Come si richiede?

Dal 18 dicembre scorso è possibile presentare le domande per ottenere il beneficio accedendo direttamente in modalità telematica a una sezione dedicata del sito dell’Inps tramite Spid (Sistema pubblico di identità digitale) almeno di Livello 2, Cns (Carta nazionale dei servizi) o Cie (Carta di identità elettronica) oppure presso gli Istituti di patronato.

Insieme alla domanda, il richiedente dovrà sottoscrivere un Patto di attivazione digitale (Pad), con cui fornisce le informazioni essenziali per l’attivazione digitale della misura.

Con questa sottoscrizione il beneficiario si impegna a presentarsi alla convocazione dai servizi sociali del comune di residenza (entro i successivi 120 giorni) per una ulteriore valutazione del rispetto dei requisiti.

Inoltre, in questa sede, sarà necessario che i soggetti tra i 18 e i 59 anni ritenuti occupabili - cioè chi è nella condizione di poter lavorare ma per vari motivi non è riuscito ancora a trovare un’occupazione - sottoscrivano un Patto di servizio personalizzato (Psp), ossia un accordo con il Centro per l’impiego con cui il beneficiario ufficializza il suo impegno nella ricerca di un lavoro, comprendenti la partecipazione a corsi di riqualificazione professionale o seminari per imparare le tecniche più efficaci per la ricerca del lavoro.

Una vera e propria garanzia di serietà nei confronti dello stato che - se non rispettata - potrebbe portare alla sospensione dell’erogazione dell’indennità, oltre all’impossibilità di usufruire di ulteriori servizi presso il Centro per l’impiego.

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