Attivismo digitale: che cos’è il social washing?
Quando parliamo di social washing, intendiamo tutte quelle azioni che le aziende, per esempio, mettono in campo per accrescere la propria reputazione, come iniziative sociali e di volontariato, ma che alla fine non si dimostrano realmente benefiche; anzi, in alcuni casi, l’obiettivo è ottenere un rientro economico.
Questa pratica si è diffusa per 2 motivi principali: da una parte i social media, in virtù del loro costante sviluppo, sono diventati piattaforme per portare avanti le campagne pubblicitarie; dall’altra, gli utenti spesso seguono assiduamente marchi e brand, condividendone anche alcune posizioni etiche e socio culturali.
Quali sono i rischi del social washing?
Il caso italiano più recente di social washing è il pandoro-gate che ha visto coinvolta Chiara Ferragni, ormai noto in tutto il mondo (ne hanno parlato anche testate internazionali come El País, Bbc e Reuters): in questo caso, sarebbe stata sfruttata un’iniziativa sociale (la beneficenza) in maniera non autentica, per rafforzare la presenza sui social e il guadagno dell’influencer.
Il rischio del social washing per gli utenti (soprattutto per i più giovani, maggiormente influenzabili) è che i nuovi punti di riferimento digitali (come possono essere gli influencer, appunto) manipolino l’opinione pubblica con una comunicazione errata e oscura di sponsorizzazioni o brandizzazioni.
Le strategie per contrastare il social washing
Come si combatte il social washing? Con il fundraiser, per esempio, ovvero un professionista capace di individuare, formare, presentare e gestire un piano di raccolta fondi o di fund raising.
Ovviamente, è importante anche adottare una strategia di comunicazione efficace, trasparente, chiara verso i consumatori, capace di fronteggiare potenziali situazioni di crisi;
La responsabilità dei social media
Grazie ai social media e al loro utilizzo quotidiano da parte di utenti e content creator, sta crescendo l’importanza dell’attivismo digitale che, tuttavia, non sempre è trasparente nei confronti delle persone e delle cause che si supportano. Può capitare, infatti, che le imprese spendano denaro per operazioni commerciali di stampo sociale e che gli influencer le condividano (anche in maniera non chiara) per avere un ritorno economico e di immagine. Ma per fortuna non sempre è così.