Economia

I punti economici della Conferenza di fine anno

Slittato al 2024 per problemi di salute, durante l’incontro con i giornalisti sono state fatte poche domande economiche a Meloni; i tra i temi trattati: crescita Pil, riduzione delle tasse, Ddl concorrenza, privatizzazioni e Irpef
Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI 
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9 gennaio 2024 Aggiornato alle 12:00

Poco spazio all’economia: potrebbe essere così sintetizzata la conferenza di fine d’anno tenuta da Giorgia Meloni. Dopo due rinvii, l’appuntamento con i giornalisti è stato spostato al 4 gennaio 2024; tuttavia, lo spazio dedicato alleconomia è stato ridotto a una decina di domande su 42.

Allappello sono mancati temi fondamentali, tra i quali il lavoro, la povertà, il futuro dellIlva e la riforma del Patto. Nella maggior parte delle occasioni, le affermazioni rilasciate da Giorgia Meloni hanno lasciato perplessi i giornalisti che hanno sollevato non pochi dubbi su quanto affermato dalla Premier.

Crescita stimata sopra la media europea” è stato sostanzialmente il refrain di Meloni. Le previsioni delle istituzioni europee e dei centri di ricerca italiani, però, sembrano essere di tuttaltro avviso. Solo a novembre, la Commissione europea ha ridotto le stime sulla crescita del Pil Italiano nel corso del 2024: +0,9% a fronte di una media Ue pari all’1,3%. Peggio di noi ci sono solo: Germania, Finlandia, Svezia.

Il taglio delle tasse

Giorgia Meloni ha dichiarato: «Io non sono per aumentare le tasse, questanno le ho diminuite tagliando la spesa pubblica». In questo caso, però, la riduzione delle tasse è semplicemente una conferma per il 2024 della decontribuzione di 7 punti percentuali per i contribuenti che hanno un reddito fino a 25.000 euro, che scende a 6 punti percentuali nel caso in cui i redditi oscillino tra i 25.000 e i 35.000 euro.

È arrivato, poi, l’accorpamento delle prime 2 aliquote dell’Irpef. I 2 interventi difficilmente verranno coperti dalla spending review: complessivamente, i costi delle 2 operazioni ammontano a 15 miliardi di euro.

Un vero e proprio flop, inoltre, ha caratterizzato la tassa sugli extra profitti delle banche, che nessun istituto ha pagato. Meloni ha menzionato poi una modifica introdotta allultimo momento, grazie alla quale è stato possibile non pagare la tassa a patto di accantonare a riserva un importo pari a 2 volte e mezzo limposta dovuta.

Soffermandosi sul Ddl Concorrenza, Meloni ha poi spiegato che «lappello del Presidente Mattarella non rimarrà inascoltato, valuterò con gli altri partiti di maggioranza e con i ministri. Per quanto riguarda i balneari il Governo per la prima volta ha iniziato un lavoro mai fatto prima con la mappatura, per verificare il principio della scarsità del bene, richiesto per applicare la Bolkenstein. Curiosamente in tutti gli anni nessuno ha ritenuto di farlo».

Economia: programma generale

A definire il programma generale è il Documento di Economia e Finanza dello scorso settembre, che ha lobiettivo di portare nelle casse dello Stato circa 20 miliardi di euro. Una cifra sicuramente modesta, se confrontata con lenorme debito pubblico che pesa sul nostro Paese. Una serie di operazioni, secondo Meloni, permetteranno all’Italia di fare cassa, ma di continuare a mantenere il controllo sulle aziende che verranno messe sul mercato.

Tra i nomi più importanti, c’è Poste Italiane. Privatizzata, almeno in parte, nel 2015, oggi continua a essere controllata dallo Stato, che possiede il 64% del gruppo. Poste italiane è impegnata in vari campi, tra i quali ci sono le spedizioni e i servizi bancari.

Per poter conservare la maggioranza, il Governo dovrebbe immettere sul mercato una quota intorno al 13%, incassando circa 1,7 miliardi di euro. Un importo inferiore alle indiscrezioni circolate ultimamente, che ipotizzavano una vendita del 30% per un valore di 3,8 miliardi di euro.

Altra operazione importante, che potrebbe comportare dei tempi lunghi, è quella del Monte dei Paschi di Siena, della quale a novembre lo Stato aveva ceduto il 25%. E per la quale è stato scelto un iter che non sta garantendo il massimo introito.

Privatizzazione in arrivo anche per Ferrovie dello Stato. Giorgia Meloni ha ipotizzato cessioni di quote minoritarie: l’idea di mettere sul mercato il 40% del gruppo, con lesclusione delle infrastrutture, è di 8 anni fa. Ma poi non si è fatto nulla. Se si raggiungesse questo traguardo si potrebbero guadagnare 5 miliardi di euro.

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