Ambiente

Come El Niño influenzerà il clima globale anche nel 2024

Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, i suoi effetti si protrarranno per tutto il primo quadrimestre. Inondazioni e piogge intense colpiscono già Regno Unito, Stati Uniti e Europa
Credit: NOAA
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5 gennaio 2024 Aggiornato alle 09:00

Da pochissimi giorni abbiamo salutato il 2023, ufficialmente riconosciuto come l’anno più caldo mai registrato a livello globale dall’epoca preindustriale.

Eppure, le temperature record che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso potrebbero non rimanere soltanto un lontano ricordo. Alcuni scienziati hanno già lanciato l’allarme, avvertendo che, a causa del fenomeno El Niño, il 2024 potrebbe essere ancora più caldo del precedente.

Abbiamo imparato a conoscerlo già nel 2023: El Niño è un fenomeno climatico naturale che si verifica mediamente ogni 2-7 anni, alternandosi ciclicamente con La Niña, suo opposto.

Si tratta di un evento associato al riscaldamento della superficie oceanica nell’Oceano Pacifico tropicale centrale e orientale, un riscaldamento che secondo i modelli climatici si aggira intorno ai +0,5 °C della superficie marina e dura per almeno 5 mesi.

A causa del riscaldamento globale antropico in atto, negli ultimi decenni gli effetti di questo evento climatico sono stati sensibilmente amplificati rispetto al passato, provocando il verificarsi di ondate di calore anomale ed eventi meteorologici estremi come forti alluvioni e lunghi periodi di siccità.

Solitamente, la durata tipica di El Niño va dai 9 ai 12 mesi, raggiungendo il picco durante i mesi invernali e poi attenuandosi in primavera.

L’attuale El Niño ha avuto origine nel giugno del 2023, attraversando un rapido sviluppo nei mesi di luglio-agosto e intensificandosi poi a settembre 2023, un mese estivo a tutti gli effetti che molti di noi ricordano distintamente per le sue temperature afose.

La cattiva notizia è che, con ogni probabilità, El Niño continuerà a essere un fattore climatico determinante anche nel 2024.

A tal proposito, il bollettino annuale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) prevede infatti che gli effetti di El Niño persisteranno durante tutto l’inverno dell’emisfero settentrionale fino al prossimo aprile.

Secondo le ultime valutazioni, ci si aspetta che questa tendenza raggiunga il suo picco tra gennaio e febbraio 2024.

La ragione per cui le conseguenze climatiche di El Niño tendono ad amplificarsi negli ultimi mesi del suo ciclo è legata agli effetti a cascata che questo fenomeno produce sul meteo globale. Per via dell’inerzia del sistema climatico, il calore immagazzinato dalle superfici marine del Pacifico centro-orientale impiega del tempo per dissiparsi, portando soltanto nelle settimane e nei mesi successivi a conseguenze evidenti sulle condizioni meteorologiche mondiali, con l’intensificarsi di piogge intense e siccità in altre regioni del mondo.

Si tratta di un meccanismo che rientra nella prevedibilità del modello climatico che caratterizza questa fase di oscillazione riscaldante. Come affermato da Petteri Taalas, Segretario Generale dell’Omm, l’impatto di El Niño sulla temperatura globale si manifesta tipicamente nell’anno successivo al suo sviluppo. In questo caso, dunque, ciò avverrà nel corso del 2024.

Tuttavia, non vanno per questo sottostimate le conseguenze che l’estensione di El Niño ha già provocato nel mese di dicembre, tra cui piogge torrenziali e nevicate abbondanti. L’attività delle correnti a getto (le cosiddette jet streams), influenzata proprio dalle temperature anomale della superficie del mare causate da El Niño, ha favorito il verificarsi di eventi meteorologici estremi in diverse regioni del globo, con impatti significativi in Regno Unito, negli Stati Uniti, in Europe e in Australia.

Nel Regno Unito, in seguito alle devastazioni e ai disagi provocati dalla tempesta Gerrit, continua la preoccupazione per le temperature sempre più calde dell’Atlantico, che potrebbero portare a ulteriori piogge e venti.

Negli Stati Uniti la situazione è molto simile: la costa occidentale e quella orientale hanno sperimentato condizioni meteorologiche particolarmente avverse, con il Servizio meteorologico nazionale che prevede forti perturbazioni durante la prima settimana di gennaio.

Anche sul suolo europeo, l’innalzamento dei livelli dell’acqua nei fiumi ha provocato la diffusione di allerte per pericolo inondazioni in Germania e Paesi Bassi, dove si è resa necessaria la costruzione di barriere artificiali per contrastare l’esondazione del Reno.

Insomma: le osservazioni attuali nonché le previsioni future indicano chiaramente che El Niño continuerà a giocare un ruolo chiave nelle condizioni climatiche globali.

Va da sé che ciò richiederà, nei mesi a venire, un’attività di prevenzione e monitoraggio costante, nonché, laddove necessario, l’implementazione tempestiva di misure di adattamento efficaci per contrastare le condizioni meteorologiche avverse che saremo chiamati ad affrontare.

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