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Chi era Jacques Delors, padre dell’Unione europea?

Ex ministro dell’Economia francese, fu eletto presidente della Commissione delle Comunità europee (l’Ue) nel 1985; durante il suo mandato, pose le basi per la nascita della moneta unica: l’euro
Credit: MAURIZIO BRAMBATTI / ANSA / BH.  
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29 dicembre 2023 Aggiornato alle 13:00

I giornali di tutto il mondo lo hanno salutato come “il padre” o “l’architetto” dell’Unione europea che conosciamo oggi. Jacques Delors è morto mercoledì all’età di 98 anni nella sua casa di Parigi. La sua figura è stata cruciale per l’integrazione europea e per l’intera politica del Vecchio continente. Soprattutto nel decennio compreso tra il 1985 e il 1995, periodo in cui è stato presidente della Commissione delle Comunità europee, che proprio sotto la sua presidenza, nel 1993, assunse il nome di Unione europea.

Classe 1925, Delors nasce a Parigi in una famiglia piccolo-borghese. Il padre è esattore delle tasse della Banca di Francia e lo porta a lavorare con lui. Mentre lavora, Delors studia economia frequentando i corsi serali per i dipendenti. Qui conosce Marie Lephaille, una collega che sposerà nel 1948 e a cui rimarrà legato per tutta la vita, fino alla morte di lei avvenuta nel 2020.

Profondamente credente, già all’inizio degli anni ‘50 entra nei sindacati cattolici sociali. La sua stella polare ideologica è infatti quella di un’Europa attenta ai bisogni sociali e fondata sulle sue radici cristiane. Durante la sua gioventù collabora anche con riviste di estrema sinistra per poi approdare al Partito socialista francese.

Nel frattempo muove i primi passi nelle istituzioni politiche: tra i vari incarichi è membro della sezione di pianificazione e investimenti del Conseil èconomique et social, organo di consulenza del Governo francese, e del Consiglio generale della Banca di Francia. Per il Partito socialista ricopre a partire dalla metà degli anni ‘70 l’incarico di delegato nazionale del Partito socialista per le relazioni economiche internazionali.

All’inizio degli anni ‘80 arrivano gli incarichi nazionali più importanti: nel 1981 il socialista François Mitterand, una volta diventato presidente, lo vuole ministro per l’Economia e la Finanza e in seguito, tra il 1983 e il 1984, ministro per l’Economia, la Finanza e il Budget. In questo ruolo è consigliere molto ascoltato di Mitterand a cui riesce a imporre in diverse occasioni una politica meno espansiva e “spendacciona” di quella che il presidente vorrebbe imprimere al suo Governo.

La collaborazione tra Mitterand e Delors non è scontata: i 2 hanno caratteri e percorsi molto diversi. Politico e carismatico il primo, tecnico e prosaico il secondo. Ma il risultato sarà lo sviluppo dell’Unione europea che conosciamo oggi: nel 1985 l’accordo tra Mitterand e il cancelliere tedesco Helmut Kohl porta alla scelta di Delors come presidente dalla Commissione delle Comunità europee (l’odierna Unione europea). In questo ruolo l’ex ministro delle Finanze francesi si adopera per una maggiore integrazione europea e pone le basi per la nascita della moneta unica, l’euro.

Il suo progetto impaurisce, all’epoca come oggi, i conservatori e nazionalisti europei. Non a caso uno dei suoi più fieri avversari è la prima ministra britannica Margareth Thatcher che nel 1988 parla con sospetto di «un super Stato europeo» capace di «infrangere la tradizione, le istituzioni parlamentari, il senso di fierezza nazionale» dei Paesi europei. Nel 2020 l’allora premier britannico Boris Johnson, noto per le sue posizioni nazionaliste, ha detto di considerare le parole di Thatcher «profetiche, se lette oggi».

Anche se ridimensionate e modificate in alcune parti, le proposte di Delors sono state fondamentali per la nascita dell’Unione europea e del mercato unico. I suoi successi internazionali avrebbero potuto fargli da apripista anche per la presidenza francese: nel 1994 i sondaggi lo danno favorito nella successione a Mitterand ma, dopo molte riflessioni, Delors decide di rifiutare la candidatura in un messaggio televisivo. Una scelta che lui stesso in seguito ha detto di non sapere se sia stata giusta, ma coerente col suo modo di interpretare i ruoli di potere più da guida tecnica e illuminata che da leader politico.

Nel corso degli anni successivi continua a dare consigli ai leader degli Stati europei affinché il suo processo di integrazione non rimanga incompiuto. Nel 2002 attacca le regole che impongono una grande rigidità di bilancio agli Stati europei. Nel 2006 esulta per l’elezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica in Italia. «È un uomo leale che saprà difendere l’Europa», dice all’Unità.

Di fronte alle crisi del 2011 e della pandemia chiede più volte ai leader europei di unire realmente gli Stati europei per affrontare le minacce di un mondo sempre più complicato. Già nel 2011 chiede la nascita degli Eurobond, ovvero l’ipotetica emissione congiunta di titoli di Stato garantiti da tutti i Paesi dell’Eurozona.

L’importanza del suo pensiero e delle sue azioni sono riassunte nel messaggio con cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha voluto ricordarlo: “Un visionario che ha reso la nostra Europa più forte”.

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