Bambini

Un diplomato su due cambierebbe il suo percorso di studi

A dirlo è l’indagine di AlmaDiploma, da cui emerge l’insoddisfazione scolastica degli studenti. Per la metà, la colpa è dell’orientamento dopo la scuola media, “irrilevante” per una decisione consapevole
Credit: Zen Chung  
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28 dicembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Non è un mistero che la scuola italiana a livello di strutture, organizzazione e preparazione al lavoro sia rimasta piuttosto indietro rispetto ad altri Paesi nelle stesse condizioni economiche. Una situazione che ha come principale conseguenza l’insoddisfazione dei ragazzi, soprattutto quelli che si trovano a dover valutare il percorso di studi superiori.

A metterlo nero su bianco è l’ultima indagine di AlmaDiploma, presentata in anteprima sul Sole 24 Ore: 1 studente su 4 si dice poco o per nulla soddisfatto della sua esperienza scolastica e quasi 1 diplomato su 2 se potesse tornare indietro cambierebbe il percorso. Il problema sarebbe riconducibile a un orientamento in uscita dalla scuola media fallimentare che, secondo la metà dei 24.723 intervistati, è ritenuto irrilevante per una decisione consapevole.

Stiamo parlando di studenti di circa 13 anni che si trovano di fronte a una delle scelte che più possono condizionare a livello scolastico, da affrontare a un’età in cui, salvo casi eccezionali, è difficile sapere con certezza cosa voler fare da grandi. Per questo è previsto un questionario mirato a sviluppare la conoscenza di sé, delle proprie aspirazioni, degli interessi e delle inclinazioni. Uno strumento che vada oltre il singolo risultato scolastico, ma accompagni il ragazzo o la ragazza verso una strada il più consapevole possibile, anche attraverso il supporto dei docenti.

Ciò che invece emerge dall’indagine è uno scenario molto diverso. Poco più del 10% ritiene che i professori abbiano avuto un ruolo determinante nella decisione e 1 su 4 afferma di essersi iscritto a una scuola condizionato dalle parole dei genitori, dalle scelte degli amici e dei conoscenti. Soltanto la metà degli alunni, infatti, ha indicato l’interesse delle materie come fattore primario, 1 su 3 è stato spinto dalle prospettive lavorative – soprattutto per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali – e soltanto 1 su 4 è stato influenzato dalle caratteristiche della scuola, come la presenza di laboratori, l’integrazione di stage durante i 4 o 5 anni e corsi extracurriculari.

Inutile giustificare i dati con il fatto che un adolescente non pensi al suo futuro quanto un ragazzo più grande o che a quell’età sia normale non avere le idee chiare. Perché è verissimo che un tredicenne non abbia le stesse priorità di un ventenne. Ma se l’istruzione prevede che siano quelli gli anni in cui scegliere il percorso di studi, allora deve essere anche in grado di mostrare le effettive opportunità, accompagnando in un vero orientamento.

Secondo le risposte di quasi la metà dei diplomati intervistati da AlmaDiploma (il 46,3%) l’insoddisfazione scolastica non è dovuta tanto agli argomenti delle materie, ma all’effettiva organizzazione: dalla mancanza di preparazione al mondo del lavoro o all’università, dalle strutture prive di strumenti idonei fino allo svolgimento della didattica, ritenuta ancorata a paradigmi ormai lontani dal mondo di oggi.

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