Diritti

Ci ammazzano, e la colpa (non) è nostra

Vanessa Ballan non è la nuova Giulia Cecchettin, perché ogni donna è diversa. Eppure, sono morte per lo stesso motivo. A ucciderle non sono state le loro colpe, ma gli uomini che hanno scelto di essere violenti prima, omicidi poi
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
23 dicembre 2023 Aggiornato alle 06:30

«È morta un’altra donna, uccisa stavolta dall’ex amante, un immigrato. È colpa sua? No. Ha responsabilità nel comportamento dell’uomo? No. Ma non posso che domandarmi: cosa sarebbe successo se questa donna non avesse mai tradito il marito con quell’uomo?»

«Questa tizia aveva un brav’uomo accanto a cui sicuramente gliela faceva vedere col binocolo mentre al ceffo che l’ha ammazzata porno col telefono e trombate wild … un catzo di giostraio che arrabattava e comprava roba scadente all’eurospin. Però ehi non ha responsabilità!»

«Nessuna parola da parte delle #Femministe contro il #Patriarcato sul fatto che #VanessaBallan aveva l’amante kosovaro di 41 anni con cui si è anche filmata durante i rapporti sessuali mentre a casa aveva marito e figlio? Ps: i vostri assassini li scegliete voi accuratamente vedo»

«Balcanchad + tradimento reiterato di Cumncy + ragazzo marito buono come il pane appena sfornato che si ritorca addosso le conseguenze e le colpe della vita sregolata di quella baldracca della moglie. Cosa potrebbe andare storto? #VanessaBallan #femminicidio»

«Purtroppo per #VanessaBallan il tradimento con una persona dalla dubbia morale e straniera, è costato caro. Che la sua dipartita non sia vana e rammenti alle persone che ogni nostra azione ha delle conseguenze. Assordante il silenzio delle femministe su questo #femminicidio LOL»

«#VanessaBallan ha tradito il marito, per me resta una cosa abbastanza grave, non giustifico il #femminicidio ma evitate almeno di paragonarla alla situazione di #GiuliaCecchettin e #FilippoTuretta. Perché andare col primo ceffo che incontri al lavoro? Non pensi alla famiglia?»

«Ti scopi un ceffo da due soldi tradendo tuo marito. Ci fai i video zozzi che gli mandi di continuo per pompare il tuo ego da cumncettoide che ipergama. Questo #femminicidio di #VanessaBallan è la plasticità della deresponsabilizzazione femminile. Patriarcato? No! femminismo»

«Hanno sbagliato tutti… Ma la domanda è: perché una madre sposata si è messa con un kossovaro violento? Che bisogno aveva?? È perché ha fatto pure i video con questo soggetto?? Poi ditemi che non se l’è cercata!! Mi spiace tanto ma è così #VanessaBallan»

«Questa donna è stata uccisa dalla propaganda femminista che elimina i valori materni e di famiglia, la donna ha tradito il marito e soprattutto il figlio che teneva in grembo con questo soggetto analfabeta pregiudicato del doppio della sua età, femministe l’avete uccisa voi»

«Quindi una persona tradisce la famiglia per sbattersi il magrechad di turno e viene ammazzata dall’amante. E io dovrei piangere suddetta persona? Magari anche no»

«Il femminismo ha ucciso Vanessa Ballan. Come? Tramite la propaganda e la narrativa per cui le donne devono essere libere di impelagarsi in casini con più uomini, di mancare di rispetto persone a destra e manca. Ogni tanto il conto arriva salato. L’esecutore deve ovviamente pagare»

«Mentre il marito è a casa ad accudire il figlio di 4 anni, la moglie INCINTA si fa sbattere per un anno da un albanese di 40 anni analfabeta e ci fai dei filmini porno assieme, quest’ultimo poi la ammazza.

- Ma sTal DicEnDO cHe Se l’è cErcATa?!?!!!

- Si»

«Due riflessioni sul #femminicidio di #VanessaBallan

1) non è un nuovo caso Turetta, qui la responsabilità è anche della vittima

2) le donne venete tendono forse a una certa leggerezza con l’apertura delle gambe»

«Con un bambino in grembo faceva video porno con un albanese mentre il marito stava a casa con il figlio di 4 anni. La vera vittima di questa vicenda. Giustizia per il povero Nicola»

È doloroso leggere queste parole. Ma è necessario. Per ricordarci perché, all’alba del 2024, dobbiamo ancora, e ancora, parlare di patriarcato. E perché delle lacrime ipocrite che dividono le vittime in serie A e serie B mentre gli assassini vengono infantilizzati e patologizzati per muoverci a empatia non ce ne facciamo niente.

Non è un’altra Giulia, Vanessa Ballan. Non è Giulia Cecchettin, giovane studentessa prossima alla laurea. Non è Giulia Tramontano, nonostante entrambe fossero incinta. Non lo è nella risposta emotiva che la società ha avuto davanti alla sua morte, ma non non lo è nemmeno di fronte all’impietoso giudizio di chi, di fronte a una donna (non solo una madre, una donna), uccisa con 7 coltellate, non riesce a tacere.

E non lo è perché lei è morta macchiata dalla colpa: il tradimento. Colpa aggravata dal fatto che lo avrebbe fatto con uno straniero, kosovaro, immigrato, giostraio, criminale. E che, onta delle onte, avrebbe osato disporre del proprio corpo liberamente, filmandolo.

Vanessa non è stata uccisa per una relazione extraconiugale. Vanessa è stata uccisa da un uomo - Bujar Fandaj, che aveva denunciato per stalking - perché era una donna. E Vanessa è stata uccisa di nuovo dalle centinaia di dita puntate contro di lei per dirle “è colpa tua”. Tua, che non hai voluto fare la moglie fedele e la madre come ci si aspettava da te. Te la sei cercata. Vedete cosa succede, donne, a uscire dai confini tracciati per voi dal patriarcato? Si muore. Vedete cosa succede a farsela con lo straniero? Peccato che molti degli uomini violenti siano italianissimi, non ultimi proprio Filippo Turetta e Alessandro Impagnatiello.

Eppure, incel, redpillati e commentatori (e commentatrici) vari questa volta ce lo dicono a chiare lettere con il linguaggio della manosphere (chad, cumncettoide, ipergama…): per meritarci il cordoglio, la commozione e persino il rispetto dobbiamo morire da “donne perbene”. Altrimenti la giustizia è quella che spetta all’uomo tradito, “il povero Nicola”, non alla vittima uccisa.

E se moriamo la colpa non è di chi impugna il coltello: la mano invisibile che muove il fendente, infatti, è quella delle femministe. Femministe che, allontanando le donne dai valori di una volta – in cui si prendevano e zitte, in cui di fronte alla violenza si taceva e basta, in cui non non c’era altro destino possibile se non il matrimonio e la maternità – non solo sarebbero le mandanti morali del femminicidio, ma sono anche ipocrite: di fronte a una donna uccisa da uno straniero, infatti, non avrebbero aperto bocca.

Peccato che le femministe la bocca la aprano sempre, da anni, per gridare BASTA. Non solo per le Giulie del mondo, ma per per le Teresa, Giulia, Oriana, Martina, Teresa, Yana, Alina, Giuseppina, Antonietta, Melina, Santa, Cesina Bambina, Chiara, Rosina, Sigrid, Maria Luisa, Giuseppina, Rosalba, Iolandia, Iulia, Rossella, Rubina, Pinuccia, Francesca, Zenepe, Alessandra, Carla, Sara, Brunetta, Anila, Danjela, Gessica, Mariuccia, Giulia, Yirelis, Pierpaola, Mariangela, Maria Brigida, Giuseppina, Floriana, Cettina, Rosa, Simona, Svetlana, Michelle, Laura, Ilenia, Mariella, Vera, Marina, Angela, Sofia, Celine, Anna, Vera, Rossella, Marisa, Nerina, Cosima, Rosaria, Maria Rosa, Liliana, Manuela, Anna Lisa, Monica, Carla, Klodiana, Eleonora, Anna, Concetta, Giuseppina, Annalisa, Etleva, Giulia, Rita, Vincenza, Meena, Rossella, Fiorenza, Vanessa, Iride. Tutte le 117 donne uccise quest’anno solo per il fatto di essere donne, spesso senza che il loro nome salisse sulle prime pagine dei giornali, e tutte quelle che hanno perso la vita prima di loro.

Le femministe lo dicono da anni qual è il problema. E il problema è proprio quel tipo di pensiero che è alla radice dei commenti che hanno trasformato Vanessa Ballan da vittima a colpevole del suo destino: il patriarcato. Lo ha detto Elena Cecchetin, sorella di Giulia, e di tutte, e persona dell’anno secondo l’Espresso, lo ha detto suo padre Gino, attaccato dai commentatori raccolti sotto l’infame hashtag #radiosboro per alcuni post sessisti, come se l’omicidio di una figlia non potesse essere un motivo sufficiente per aprire gli occhi anche sul proprio comportamento passato. Lo diciamo in tante, e alcuni uomini (in questo caso, purtroppo, davvero notallmen) lo dicono con noi.

Vanessa non è una nuova Giulia perché ogni donna è diversa, con la sua vita, i suoi sogni, le sue imperfezioni. Eppure sono morte per lo stesso motivo. E a ucciderle non sono state le loro colpe o le femministe, ma i loro assassini. Uomini che hanno scelto di essere violenti, prima, e omicidi poi.

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