Ambiente

Quanto inquina il Natale?

Molto. Luci, decorazioni, abeti carichi di palline, regali e tavole imbandite di cibo hanno un costo anche in termini ambientali. Durante le festività natalizie, i rifiuti aumentano dal 25 al 30%
Credit: Wesley Tingey  

Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
25 dicembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Quello che rende così speciale il Natale è la sua atmosfera magica. Le luci, le decorazioni, gli abeti pieni di palline, le tavole imbandite piene di cibo e i regali che aspettano solo di essere scartati.

Peccato che tutto questo abbia un costo, non solo a livello economico ma, soprattutto, per il Pianeta. Per fare un solo esempio, i rifiuti in eccesso provenienti da imballaggi, carta da imballaggio, carte e cibo aumentano dal 25 al 30% durante le festività natalizie. Ma tutto quello che gira intorno al business dell’estetica natalizia ha un impatto ambientale. Pronto a scoprire quale?

I regali

Può sembrare cinico da dire, ma è dai regali che proviene la maggior parte dei rifiuti.

Un sacco di cose finiscono in discarica perché non ci piacciono o perché sostitute da una nuova versione. Regali che sono stati prodotti – spesso in condizioni di sfruttamento – impacchettati – spesso in plastica, contribuendo ad alimentare l’enorme mole di rifiuti esistenti – trasportati in tutto il mondo con altissimi costi a livello di emissioni per finire sotto l’albero e, una volta scartati, mai utilizzati.

Anche il processo di restituzione dei regali è dannoso per l’ambiente. Secondo una ricerca condotta nel 2020 dall’Environmental Capital Group, il processo di spedizione dei resi emette circa 16 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno e i resi e-commerce producono il 14% in più di rifiuti rispetto a quelli in negozio. Secondo il rapporto, ogni anno circa 2,6 miliardi di kg di resi finiscono nelle discariche.

L’incarto dei regali

I regali, però, sono solo una parte del problema. Quella interna, per l’esattezza. Sì, perché anche le confezioni in cui i regali sono presentati ha un considerevole impatto ambientale. Ogni anno nel periodo natalizio vengono buttate tonnellate di plastica e carta da imballaggio, che spesso non è riciclabile, a esempio quella metallizzata o scintillante, è quella su cui rimane il nastro adesivo. Spesso, si finisce per gettare tutto insieme, sbagliando bidone o destinato tutto all’indifferenziato.

Immagina che, solo nel Regno Unito, secondo Biffa, per ogni Natale parliamo di 365.000 chilometri di carta da imballaggio non riciclabile, sufficienti per avvolgere nove volte il giro dell’equatore.

I canadesi ne mandano in discarica 540.000 tonnellate, mentre gli Americani utilizzato 61.000 chilometri di nastro  — sufficienti per fare il giro della Terra, e anche di più.

Secondo la Clean Air Partnership, un’organizzazione ambientalista senza scopo di lucro, ogni anno vengono utilizzate circa 8.000 tonnellate di carta da imballaggio, l’equivalente di circa 50.000 alberi, per incartare i regali. Una tonnellata di carta da imballaggio riciclata equivale all’energia di 185 litri di benzina.

Secondo il Waste Reduction, Recycling, Composting and Solid Waste Program della Stanford University, se ogni famiglia americana avvolgesse solo 3 regali in materiali riciclati, come pagine di riviste o fumetti, vecchie mappe o sacchetti di carta marrone, si risparmierebbe carta sufficiente per coprire 45.000 campi da calcio.

Le decorazioni

Le decorazioni natalizie non sostenibili comportano un pesante costo ambientale. Non solo perché quelle prodotte in serie, spesso realizzate con plastica non riciclabile, contribuiscono al crescente carico di rifiuti del Pianeta, ma anche perché la produzione ad alta intensità energetica e la distribuzione globale di questi articoli aumentano sostanzialmente l’impronta di carbonio.

Ogni anno milioni di tonnellate di decorazioni non biodegradabili finiscono nelle discariche, rilasciando sostanze chimiche dannose nel suolo. Inoltre, i glitter che donano brillantezza a palline e decorazioni spesso contengono microplastiche, che inquinano le fonti d’acqua e mettono a rischio la vita acquatica.

Alla frenesia delle decorazioni al tributo ambientale si aggiunge quella degli imballaggi, con un uso eccessivo di cartone, plastica e polistirolo.

Le emissioni di carbonio derivanti dai trasporti amplificano l’impatto complessivo, soprattutto se si considera che la produzione di decorazioni natalizie avviene su scala globale, spesso in Asia.

Le luci

Anche i milioni di luci scintillanti che rendono così magico il periodo delle feste possono rappresentare un danno per l’ambiente.

Per questo è importante non lasciare le luci accese tutto il giorno e la notte – sia quelle all’aperto che quelle sull’albero di Natale – nonostante quanto possano essere belle. Secondo la Clean Air Partnership, è possibile ridurre il consumo energetico delle luci di Natale passando alle luci a LED, che consumano fino al 95% in meno di elettricità rispetto a quelle tradizionali.

Albero vero o albero finto?

Il grande dilemma su quale albero di Natale comprare torna ogni anno: abete vero o in plastica? Partiamo da un dato: per realizzarne un albero sintetico di medie dimensioni si emettono nell’atmosfera ben 35 kg di anidride carbonica. Questo significa un consumo tra 1.500 e 3.800% di emissioni di CO2 in più.

Chi sceglie questo tipo di albero lo fa per la comodità, ma spesso dicendosi che i consumi e l’impatto ambientale, così come la spesa, vengono riassorbiti negli anni.

Non è esattamente così. Secondo le stime, infatti, bisognerebbe riutilizzare lo stesso albero sintetico dai 15 ai 38 anni per pareggiare il conto ambientale con abete vero da prendere ogni anno.

Una soluzione potrebbe essere quella di optare per un albero usato o, per chi ne ha la possibilità, di utilizzare un abete vero in vaso, da mantenere durante tutto l’anno e addobbare durante le feste (consapevolmente e in maniera sostenibile!). Senza dimenticare che, secondo uno studio del 2009 condotto da Ellipsos, una società canadese di consulenza per lo sviluppo sostenibile, gli alberi di Natale in plastica contengono Pvc, un agente cancerogeno tossico difficile da smaltire.

Il cibo

Durante le feste il cibo aumenta, tantissimo. Nel periodo natalizio i consumi alimentari crescono di circa l’80% rispetto al resto dell’anno.

Questo ha un impatto ambientale importante, perché gran parte di questo cibo viene sprecata.

Solo nel Regno Unito, 1 miliardo di chili di cibo viene gettato – secondo lo studio di Biffa, ogni Natale finiscono nell’immondizia 2 milioni di tacchini, 74 milioni di mince pie e 17,2 milioni di cavoletti di Bruxelles, tra gli altri – perché ne viene acquistato e cucinato più di quanto se ne possa mangiare.

Ma i rifiuti alimentari non sono solo uno spreco di risorse inutile (e ingiusto, quando 345 milioni di persone non hanno accesso a cibo nutriente a sufficienza): ogni volta che buttiamo via del cibo, a esempio della carne, gettiamo anche tutto ciò che è stato coinvolto nella sua produzione: l’allevamento, l’alimentazione, la medicazione, la macellazione, l’imballaggio, la distribuzione e la conservazione frigorifera dell’animale.

Stiamo buttando nel cestino i combustibili fossili usati per portare quel cibo a casa nostra, per refrigerarlo e cucinarlo.

Per capire di che spreco stiamo parlando basta pensare che secondo uno studio riciclare questi rifiuti in energia potrebbe alimentare una casa media del Regno Unito per circa 57 anni. Non solo: quando il cibo viene buttato, diventa un ulteriore rischio per l’ambiente, perché quando si decompongono nelle discariche emettono metano, un potente gas serra.

Scegliere cibo a km zero, ridurre la carne e ridurre al minimo (o ancor meglio eliminare completamente) gli sprechi sono i primi passi per un meno delle feste più sostenibile, senza dimenticare la tavola, rinunciando ai prodotti usa e getta.

Le vacanze natalizie

Spesso non ci pensiamo, ma i trasporti sono la principale fonte di emissioni di anidride carbonica associate alle vacanze, pari a oltre 22 kg di anidride carbonica per persona, non solo quelle che tornano a casa per festeggiare ma anche di chi decide di partire. Per questo, è fondamentale scegliere il mezzo più sostenibili secondo le proprie esigenze e necessità – auto ha in genere un impatto minore rispetto al viaggio aereo, mentre autobus e treno sono più ecologici rispetto ai viaggi individuali in auto – e optare per sistemazioni green e attente all’ambiente, come gli hotel net-zero.

I maglioni di Natale

Negli ultimi anni anche in Italia si sta affermando la moda, un tempo ridicolizzata, dei maglioni di Natale. Caldi, buffi e sicuramente perfetti per creare l’atmosfera, però, non sono altrettanto sostenibili. Secondo il gruppo ambientalista Hubbub “il maglione di Natale è uno dei peggiori esempi di fast fashion, con due maglioni su cinque che vengono indossati solo una volta durante il periodo festivo”, ha affermato Sarah Divall, coordinatrice dell’associazione. I maglioni non vanno solo a ingrossare le fila dei rifiuti tessili, ma la maggior parte di loro contiene plastica: l’analisi di Hubbub ha rivelato il 95% era realizzato interamente o parzialmente in materiali plastici.

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