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Albero di Natale: meglio vero o finto?

Se tra i dilemmi che imperversano con l’avvicinarsi del periodo natalizio c’è la scelta tra pandoro o panettone, oggi se ne è unito un altro: quale è l’abete da decorare più sostenibile?
Credit: Cottonbro 

Albero di Natale, le origini

L’albero di Natale è originario della Germania e associato a san Bonifacio. Si tratta in genere di un abete o un sempreverde, addobbato con palline, piccoli oggetti colorati, luci, festoni, dolciumi.

Un tempo l’albero veniva tagliato nel bosco e portato in casa come addobbo natalizio. Nelle grandi città è d’uso abbellire una delle piazze principali con un grande abete. Se invece l’albero viene collocato in casa, è tradizione in Italia affiancarci anche il presepe, insieme ai regali di Natale ben impacchettati.

Alla base dell’albero natalizio ci sono gli antichissimi usi, tipici di varie culture, come quello di adorare alberi sacri, con nastri oggetti colorati, questi popoli credevano che le luci, che li illuminavano, corrispondessero ad altrettante anime.

In particolare l’abete era sacro a Odino, potente dio dei Germani. L’abitudine era diffusa anche nei Celti, Vichinghi che credevano che l’abete rosso fosse in grado di esprimere poteri magici, I Romani invece usavano decorare le loro case con rami di pino durante le calende di gennaio.

La Chiesa non approvò subito questo simbolo del Natale vietandone l’uso e sostituendolo con l’agrifoglio, che simboleggia con le spine la corona di Cristo e con le bacche le gocce di sangue sul capo.

Solo con l’avvento del Cristianesimo l’uso dell’albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane, anche se la Chiesa delle origini ne vietò l’uso sostituendolo con l’agrifoglio. Successivamente questo albero fu associato alla figura di Gesù, come simbolo di immortalità e della Trinità.

Nella Bibbia il simbolo dell’albero è molto presente e con più significati, a cominciare dall’Albero della vita posto al centro del Paradiso terrestre della Genesi, per arrivare all’albero della croce, passando per l’Albero di Jesse.

L’albero natalizio ha una valenza cosmica che lo collega alla rinascita della vita dopo l’inverno e al ritorno della fertilità della natura. La tradizione dell’albero di Natale comunque, così come tante altre tradizioni natalizie, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca sia cattolica che protestante, sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel resto del mondo.

Quando fare l’albero di Natale e gli impatti sull’ambiente

Per le feste di fine anno questo tipo di simbolo è ormai immancabile nelle case italiane, resta la questione “quando fare l’albero di Natale”. In questo caso l’abete può essere portato in casa o tenuto all’aperto, ma ogni regione e Paese mantiene la sua usanza per l’accensione dell’albero.

Di solito in Italia viene preparato qualche giorno o qualche settimana prima di Natale (la nuova tendenza è però quella di farlo anche un mese prima) e rimosso dopo l’Epifania. Nella tradizione milanese in particolare l’albero viene preparato il 7 dicembre a sant’Ambrogio, protettore di Milano, mentre a Bari è allestito a san Nicola, patrono di Bari, il 6 dicembre. Un’altra usanza ne prevede la preparazione l’8 dicembre, ovvero durante la festività cattolica dell’Immacolata Concezione.

Negli Stati Uniti, a esempio nello Stato del Minnesota, è una vera tradizione familiare quella di scattarsi delle fotografie sotto gli alberi natalizi acquistati. Le famiglie poi possono “prenotare” degli alberi per gli anni successivi, che saranno tagliati solo quando l’acquirente sarà soddisfatto della grandezza dell’albero. Negli Stati Uniti infatti ci sono delle associazioni che sostengono l’utilizzo di alberi natalizi vivi, rispetto a quelli artificiali. a esempio, la National Christmas Tree Association (Ncta) ha dichiarato che ogni ettaro di alberi natalizi in coltivazione produce giornalmente una quantità d’ossigeno per circa 39 persone e che la produzione americana (circa 200.000 ettari) produce ossigeno giornaliero per circa 9 milioni di cittadini.

Albero di Natale vero sostenibile

Se la tendenza da anni è quella ormai di acquistare alberi finti per il proprio Natale, nell’ultimo periodo sembra ci sia un ritorno al passato con la voglia di avere per la proprie festa un albero di Natale vero e sostenibile. Ma come fare per comprare un vero albero? Soprattutto, quali caratteristiche deve avere un albero di Natale vero e sostenibile? Ci sono due tipi di abeti che si possono comprare in maniera consapevole: quelli con le radici a terra e quelli senza radice.

Scendendo nel dettaglio quelli con radici e terra, che non vengono da boschi ma da coltivazioni apposite che, se comprati, possono aiutare a combattere l’effetto serra: questi alberi da coltivazione hanno assimilato CO2 durante la loro crescita al contrario di quelli di plastica, che sono invece prodotti derivati dal petrolio.

In questo caso potreste provare a tenere in vita per l’anno prossimo l’abete, tenendolo in vaso. È importante che non venga però portato nei boschi per essere piantato di nuovo perché questo gesto, apparentemente innocuo, potrebbe causare l’alterazione degli equilibri della foresta.

Come alternativa ci sono gli abeti senza radici, chiamati “cimali”. Arrivano da boschi che vengono utilizzati per produrre legna e il più delle volte vengono tagliati per diradare il terreno, nel rispetto di severe norme di gestione forestale. Il cimale, se non usato come albero di Natale, sarebbe stato lasciato marcire a terra nel bosco oppure usato come legna per stufe. Per tutti però vale la semplice regola di controllare che ci siano etichette che indicano la provenienza dell’albero che state acquistando: in particolare controllate che siano presenti le certificazioni forestali Fsc e Pefc , che sono due realtà che si impegnano a proteggere le foreste e a comunicare con trasparenza i passaggi nella filiera del legno e derivati.

Albero di Natale qual è il più sostenibile?

Quindi se fossimo ancora alla ricerca di un abete per queste feste dobbiamo capire quale è l’albero di Natale più sostenibile, se vero o finto.

La scelta più ecosostenibile pare essere proprio quella dell’albero vero, a confermarlo anche Pefc Italia, il sistema di certificazione più diffusa per la gestione forestale sostenibile. Secondo il Sightline Institute, la crescita degli alberi di Natale può sequestrare quasi una tonnellata di anidride carbonica per acro. Pefc Italia ricorda come tra le virtù della scelta di un albero naturale vi è il fatto che l’abete svolga una funzione di “filtro” in natura, anche tagliato, assorbendo anidride carbonica, rilasciando ossigeno ma anche olii essenziali nell’ambiente. Per ogni albero raccolto, secondo l’Ncta, negli Stati Uniti vengono piantate da una a tre piantine la primavera successiva. A fine vita può poi tornare in natura grazie al compostaggio.

Per quanto riguarda invece l’albero di Natale sintetico potrebbe sembrare che comprarlo una sola volta, per poi usarlo per molti anni, sia la scelta più sostenibile: lo è solo se compriamo un albero finto ma usato, che quindi andrebbe altrimenti in discarica.

Comprare un albero sintetico nuovo è invece l’acquisto meno sostenibile, proprio per l’impatto che ha il suo processo di produzione, che richiede un consumo tra 1500 e 3800% di emissioni di CO2. Secondo le stime bisognerebbe riutilizzare lo stesso albero sintetico dai 15 ai 38 anni, per pareggiare il conto ambientale con abete vero da prendere ogni anno.

Secondo la guida per la scelta responsabile dell’albero di Natale pubblicata dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali: “Uno dei tanti effetti negativi portati dall’industrializzazione è la produzione di alberi di plastica. La loro diffusione si basa in gran parte su informazioni non corrette. Questi prodotti sono stati pubblicizzati come “alberi ecologici”, trasmettendo in modo più o meno diretto il messaggio per cui: “acquistando un albero di plastica si potrebbe salvare un albero vero”. È di gran lunga più ecologico e sostenibile acquistare invece alberi di Natale veri. Severi regolamenti dettano le norme sulla loro coltivazione e il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri vigila con attenzione sul loro rispetto.”

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