Economia

I liberi professionisti sono sempre meno

Nell’ultimo anno, in Italia è stato registrato il minor numero di autonomi dal 2018, a causa dell’incertezza economica attuale. Aumentano però i professionisti senza albo, tra cui gli influencer
Credit: Cottonbro studio  

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13 dicembre 2023 Aggiornato alle 12:00

L’anno che sta per arrivare potrebbe rappresentare una vera svolta per i lavoratori autonomi, specialmente dal punto di vista fiscale, dove sarebbero previste semplificazioni burocratiche e una imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef) con tre scaglioni invece che quattro.

Sembra che però neanche una famigerata flat tax sia in grado di convincere gli italiani a iniziare (o continuare a percorrere) la strada delle libere professioni.

L’VIII Rapporto sulle libere professioni in Italia – anno 2023, curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni – la principale organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia - confermano la tendenziale riduzione di liberi professionisti in Italia, registrando più di 53.000 lavoratori autonomi in meno nel 2022.

Riguardo lo scorso anno, infatti, l’Osservatorio ha registrato circa 1.349.000 unità, segnando una flessione del 3,7% rispetto al 2021.

Un dato che annuncia una vera e propria frenata per un settore che per anni ha vissuto una crescita costante e continua, ma che dopo la pandemia - che ha fermato le attività di molti liberi professionisti, lasciati per mesi senza un concreto sostegno da parte dello Stato - ha iniziato ad avere il fiato corto.

Tanto che in parecchi hanno deciso di abbandonare la professione per rifugiarsi nella stabilità dell’occupazione dipendente, che tra il 2018 e il 2022 è aumentato di oltre 765.000 unità contro una diminuzione di oltre 291.000 posti in quello indipendente.

Un disinnamoramento che affonda le sue radici nella forte incertezza economica dei tempi attuali, oltre che dal calo demografico del nostro Paese, che si riflette inevitabilmente in una riduzione degli iscritti a un ordine professionale.

La libertà offerta da questo settore lavorativo, dunque, non riesce a controbilanciare tutti i vantaggi che il lavoro dipendente promette di garantire, come orari di lavoro precisi, ferie pagate, maggiore semplicità a livello fiscale in quanto le imposte vengono pagate a monte dal proprio stipendio, il quale tra l’altro è fisso e più sicuro. Le libere professioni perdono il proprio appeal anche fra i giovani neo laureati, sempre meno inclini a vedersi nei panni di un lavoratore autonomo o partita iva, come dimostra il fatto che negli ultimi 4 anni il 10,3% di chi è uscito dall’Università ha optato per un lavoro dipendente, passando da 20.795 a 18.644 il numero di nuovi liberi professionisti.

In totale, stando all’ultimo rapporto Censis, dal 2018 a oggi il lavoro indipendente si è ridotto del 5,5%, con un notevole contributo negativo degli avvocati che segnano un -2,0% rispetto al 2020, attestandosi a poco più di 240.000 facendo riferimento agli iscritti alla Cassa Forense e comprendendo i pensionati contribuenti. Questo dato ci dà la misura del peso sempre più rilevante dei professionisti non iscritti agli Ordini, che stando alle rilevazioni di Confcommercio ammontano a 445.000, il 4% in più rispetto ai livelli pre-pandemia. Fra migliaia di veterinari, designer, wedding planner e guide turistiche possiamo fare una scoperta interessante e capace di descrivere al meglio il periodo storico che vive il mondo del lavoro: gli influencer.

Una professione che nel 2023 ha registrato un aumento del 13% dei propri rendimenti «pari a un giro d’affari di 348 milioni di euro» secondo le stime di DeRev, azienda di comunicazione e marketing digitale. Guadagni che derivano da contenuti sponsorizzati e diffusi fra vari social network (in cui Instagram si dimostra la più redditizia) ma che variano a seconda della platea di follower e in base al traffico di dati che si riesce ad accumulare sul proprio profilo. Il classico meccanismo secondo cui più ti fai conoscere e maggiori occasioni di lavoro puoi crearti, non troppo lontano da qualsiasi avvocato, ma che appare sempre più popolare e ambita dai giovani.

Tuttavia questo settore cerca una regolamentazione ufficiale capace di dare maggiore stabilità a livello fiscale e pensionistico. Tanto da far nascere ben 3 associazioni di categoria: Assoinfluencer, Siicc (sindacato di influencer e content creator) e Aicdc (associazione content digital creators), la quale è stata presentata nelle scorse settimane e conta già fra i propri associati Khaby Lame (160 milioni di followers su TikTok e 80 milioni su Instagram). Fra i temi più caldi spicca infatti la dotazione di un codice ateco per la categoria, che conta già oltre 350mila professionisti.

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