Cambiare il lavoro? Si può, partendo dagli spazi
«C’è la percezione che il lavoro sia mutato progressivamente nel tempo: da vivere per lavorare a lavorare per vivere. Oggi la nuova frontiera è il lavorare per cambiare: andare a lavorare per cambiare noi stessi e il mondo in meglio». Con queste parole Stefano Biaggi, Presidente e Amministratore delegato di Sodexo Italia, ha annunciato Vital Spaces, la nuova proposta di valore per le aziende che vogliono intraprendere questo percorso di sperimentazione e innovazione.
Vital Spaces prevede un’analisi strategica degli spazi esistenti in relazione all’uso in evoluzione degli uffici domestici e alla dinamica complessiva del lavoro a distanza. «Il nostro obiettivo è garantire che i tuoi spazi consentano alle persone di lavorare in modo produttivo e fornire i servizi che li mantengano impegnati, motivati, felici e in salute”, spiega la multinazionale francese leader nei servizi di ristorazione e nei servizi di cura e manutenzione degli spazi. «Nel 2025 i servizi dedicati alla cura degli spazi per il benessere dei collaboratori saranno il 40% del nostro fatturato», spiega Biaggi, che guida un’azienda di servizi a valore aggiunto: il servizio di ristorazione, storicamente il suo core business, oggi incide per il 70% del fatturato, mentre gli altri servizi Soft & Hard FM, quelli che portano valore all’esperienza del dipendente in azienda tramite la gestione e la cura degli spazi, pesano per il 30%. Ma il progetto punta ad alzare questa percentuale.
La mostra fotografica “Lavorare per cambiare”, realizzata dall’agenzia Photomovie, mostra il modo in cui le aziende italiane stanno innovando i luoghi di lavoro: l’idea è quella di metterla a disposizione del pubblico in forma digitale e in forma fisica in alcune città italiane, anche per - eventualmente - ispirare le altre realtà a fare lo stesso. «È un viaggio nel mondo del lavoro dei nostri giorni, che evidenzia un’Italia nuova e in rinnovamento», spiega Alexis Lerouge, Direttore Marketing Aziende di Sodexo Italia. Si va dai “phone booth”, per isolarsi e lavorare nelle aree comuni, ai divani con scrivanie e pannelli insonorizzanti, dai parcheggi dedicati al car sharing o alla ricarica elettrica alle cucce per i cani. «Una migliore vivibilità dell’impresa può fare la differenza sulla qualità della vita e sull’esperienza di benessere del posto di lavoro».
Sono le aziende a chiederlo: 1 su 3 ricerca servizi per trasformare gli ambienti lavorativi per renderli più flessibili e modulari, così da garantire un miglioramento della qualità della vita lavorativa dei collaboratori e il loro benessere negli spazi di lavoro. «Bisogna fare i conti con il concetto di benessere, perché dedichiamo 8 ore al giorno, e un terzo della nostra vita, al lavoro», spiega Carmelo di Bartolo, Docente di Creatività e Progettazione Iulm e di Ergonomia Cognitiva Unisob. «Il ruolo dei servizi si sta trasformando perché sta cambiando il modo in cui si utilizzano gli spazi: ora per produrre valore le aziende hanno bisogno di molto meno spazio» racconta Gianandrea Ciaramella, Architetto e professore associato del Politecnico di Milano.
Secondo Luca Brusamolino, esperto di smartworking di Workitect, «prima la formula era uguale per tutti: si lavorava in ufficio dalle 9 alle 18. Ma ora non c’è più la formula del “menù fisso”: bisogna arrovellarsi di più come gruppi di lavoro, professionisti, designer, imprenditori, per cercare di dare un senso a quello che le persone fanno tutti i giorni. Non è solo dare un benefit, è creare nuovi rituali che ora devono avere cornici più liquide, creare nuovi legami affinché le persone vengano attratte da nuovi spazi».